Parlamento unanime su Afghanistan (più soldi) e altre "missioni"
Enrico Piovesana
Il Parlamento ha approvato senza obiezioni e con voto plebiscitario un aumento di spesa del 38 percento nei finanziamenti alla guerra in Afghanistan.
40 milioni al mese. Ieri sera il Senato ha approvato all'unanimità il decreto legge (n.209 del 30 dicembre 2008) che rifinanzia tutte le missioni militari italiane all'estero. La Camera dei Deputati l'aveva approvato lo scorso 21 gennaio con due soli voti contrari e quattro astenuti.
Per la partecipazione italiana alla missione Nato in Afghanistan (Isaf) sono stati stanziati oltre 242 milioni di euro per i prossimi sei mesi, ovvero circa 40 milioni al mese – nel 2008 la missione era costata 29 milioni al mese.
2.500 parà della Folgore. L'incremento dei costi è dovuto al consistente aumento di truppe e mezzi mandati al fronte dal governo su richiesta degli Stati Uniti – senza contare l'invio di rinforzi temporanei per le elezioni presidenziali di agosto. Nei prossimi mesi, con l'arrivo di 2.500 paracadutisti della 'Folgore' (in sostituzione degli alpini della 'Julia') e di altri elicotteri da guerra (con relativi equipaggi), il contingente italiano supererà quota 3.000. I costi saliranno ulteriormente quando diventerà effettiva la già annunciata rimozione delle ultime limitazioni che impedisce ai nostri soldati di condurre operazioni offensive e ai nostri Tornado di sganciare di bombe.
"Le Ong se ne vadano". L'approccio militarista della nuova politica italiana in Afghanistan risulta evidente anche dall'invito informale che ieri la Farnesina ha rivolto alle Ong italiane che lavorano in Afghanistan con la Cooperazione Italiana (Cesvi, Gvc e Intersos), suggerendo loro di ritirare dal Paese tutto il personale italiano per motivi di sicurezza. Invito che le Ong hanno già rimandato al mittente, chiedendo che il governo metta al centro della sua strategia "la risposta ai bisogni e alle aspettative degli afgani", perché puntando tutto sulla forza militare "non saranno solo i talebani a cacciare gli stranieri, ma tutto il popolo afgano", come ha dichiarato Nino Sergi, segretario generale di Intersos.
"Italia protagonista". "L'invito alle Ong italiane a lasciare il Paese ci sgomenta", si legge sul sito dell'associazione Afgana.org. "Questo sembra essere l'epilogo di una strategia di emarginazione costante e mirata di ogni presenza civile, dopo il maldestro tentativo di cancellare dal decreto missioni, che rifinanzia la presenza militare all'estero, anche i pochi denari riservati ad attività civili di riconciliazione e costruzione della pace".
Ma il governo italiano si preoccupa solo di far bella figura con gli Usa e gli alleati europei: l'invio di rinforzi, ha detto Frattini, "è il segnale di un impegno da protagonista che l'Italia sente come un dovere morale nei confronti della comunità internazionale".