Papa, appello per i 49 migranti


Avvenire


Un appello a fare sbarcare i migranti in mare arriva da Francesco che si rivolge ai leader europei, “dimostrate concreta solidarietà”. No dal premier maltese e da Salvini


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Rescued migrants eat a hot meal onboard the Dutch-flagged rescue vessel Sea Watch 3 on January 5, 2019, sailing the Mediterranean about 3 nautical miles off Malta's coast, a day after Mediterranea and Sea-Watch launched two boats to deliver supplies, including fresh water. - Thirty-two migrants, including children and teenagers rescued off Malta by a Sea-Watch rescue boat on December 22, 2018 remain at sea after being denied entry to European ports. The boat was given permission by Malta on January 3 to shelter off its coast due to a storm and fierce winds, but not to land. (Photo by FEDERICO SCOPPA / AFP)

Anche Papa Francesco lancia un accorato appello in favore dei 49 migranti a bordo della Sea Watch e Sea Eye, le navi delle ong che da giorni attendono di sbarcare in qualche porto del Mediterraneo. Durante l’Angelus il Pontefice si è rivolto ai leader d’Europa: “Da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone”.

Ma il premier maltese Joseph Muscat rimane inamovibile e conferma che Malta non diventerà il luogo dove vengono fatti sbarcare i migranti salvati dalle organizzazioni umanitarie che altri paesi non vogliono accogliere. Muscat ha detto che è sua responsabilità non creare un precedente facendo sbarcare i 49 migranti bloccati sulla SeaWatch. “Il governo – ha affermato- deve trovare un equilibrio tra protezione di vite umane e proteggere Malta e la sua sicurezza, evitando che siano minacciate.

Anche Matteo Salvini rimane fermo sulle sue posizioni. E torna a ribadirlo su Facebook, dopo aver augurato “dolci e dolcezza” a tutti i suoi sostenitori per la festività dell’Epifania. “‘L’Italia non è Salvinia’ dicono quelli della ong Sea Eye. Fate quello che volete, ma per chi non rispetta le leggi i porti italiani sono e rimarranno chiusi”, scrive sul suo profilo.

Il ministro dell’Interno non vuole proprio sentir parlare di accoglienza. Non, almeno, attraverso gli sbarchi. “Quanti migranti accogliamo? Zero. Abbiamo già dato”, attacca il vicepremier del Carroccio, spiegando che sulla scrivania del Viminale ha firmato “il permesso di arrivare in Italia a centinaia di donne e bambini, riconosciuti in fuga da associazioni serie”. Questo si può accettare, ma “poi basta”.

Il primo passo, sottolinea Di Maio, lo deve fare Malta permettendo lo sbarco dei 49 migranti. Quindi l’Italia si prenderà carico di una decina di loro, donne e bambini appunto. Questa, scandisce il leader M5S in tour in Abruzzo, è “una decisione che prende il governo intero”. Di Maio continua così a contrapporsi all’alleato leghista, peraltro mai menzionato o attaccato esplicitamente.

Resta da capire cosa accadrà ai padri dei bambini portati eventualmente in Italia. Il Partito democratico chiede al vicepremier pentastellato se ha intenzione di separarli dai loro cari. “Basterebbe assegnare un porto italiano e far sbarcare le due navi – attacca Matteo Orfini -. E invece no. La sua soluzione è smembrare le famiglie, aggiungendo a un trauma un altro trauma”.

Dalla Sea Watch, intanto, il medico Franck Dorner parla di situazione “che diventa ogni giorno sempre più instabile con il livello di stress che cresce”. Ma le navi restano in mare nei pressi delle coste maltesi.

“Il Papa è con noi. Grazie al Vaticano e al Papa. Tutti gli essere umani sono uguali”. Lo scrive su twitter Sea Eye. L’ong ha una delle sue imbarcazioni con 17 migranti a bordo ferma al largo di Malta in attesa di avere l’ok allo sbarco.
Intanto anche anche l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia interviene sul caso: “Voglio dichiarare la disponibilità della Chiesa torinese ad accogliere alcune delle famiglie che si trovano a bordo delle navi Sea Watch 3 e Sea Eye”. Lo ha detto in un passaggio dell’omelia della messa celebrata in occasione della Festa dei Popoli. “La nostra Chiesa, come si ricorderà – ha aggiunto Nosiglia – aveva già offerto questa disponibilità per i profughi della nave Diciotti, nel settembre scorso”. Per l’arcivescovo di Torino “si tratta di un gesto che ha un significato simbolico e spirituale ed e’, allo stesso tempo, molto concreto. Simbolico perché ci pare estremamente necessario, in questo momento, lanciare un segnale preciso alle autorità istituzionali italiane e degli altri Paesi europei, sul significato dell’accoglienza. Spirituale, perchè mi domando, altrimenti, come facciamo a parlare e predicare di accoglienza dei bisognosi, se poi non ci mettiamo nelle condizioni di praticarla”. “E molto concreto – conclude Nosiglia – perché stiamo parlando di persone: e ogni piccolo sforzo nella direzione di alleviare certe sofferenze, certi disagi, ha un grande valore, soprattutto se non saremo soli ad affrontare in questi termini il problema”.

Avvenire

7 gennaio 2019

 

 

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