Il Papa: ai poveri sia restituita la parola


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«Mai venga a mancare la libertà e il pane»: questa la preghiera di Francesco nella Basilica di Santa Maria degli Angeli: «Grazie, cardinale Barbarin, per la sua testimonianza che edifica la Chiesa»


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Papa Francesco torna per la quinta volta ad Assisi e lo fa per la Giornata Mondiale dei poveri, da lui istituita nel 2016, che si celebrerà domenica. Il programma è breve ma intenso. E c’è subito una sorpresa fuori programma. L’arrivo di Papa Francesco era previsto alle ore 9 alla Basilica di Santa Maria degli Angeli dove ad accoglierlo, oltre alle Autorità, che gli rivolgeranno un saluto, saranno cinquecento poveri, che formeranno un “abbraccio” ideale. Ma appena atterrato con l’elicottero che lo ha trasportato da Roma il Pontefice è salito ad Assisi nel monastero di Santa Chiara a salutare le sorelle clarisse raccolte per accoglierlo, fermandosi a pregare con loro. Quindi è sceso nella Basilica di Santa Maria degli Angeli dove è arrivato con una mezz’ora abbondante di ritardo.

Ad accoglierlo c’è il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino (e di Foligno) Domenico Sorrentino, c’è il vescovo di Spoleto Renato Boccardo, presidente della conferenza episcopale umbra, c’è la sindaca Stefania Proietti. C’è l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione che su mandato del Papa ha il compito di organizzare e promuovere la Giornata mondiale dei poveri. Ci sono poi il ministro generale dei frati minori padre Massimo Fusarelli e il custode della Basilica, padre Massimo Travascio.

Reuters

Poi ci sono i poveri. Una sessantina di loro vengono da Roma, la diocesi del Papa. Poi le diocesi dell’Umbria sono tutte rappresentate. E infine 200 vengono da fuori Italia – da Francia, Spagna, Polonia, Germania – attraverso l’associazione francese Fratello che fin dall’inizio partecipa alla Giornata. Con loro il cardinale Barbarin, arcivescovo emerito di Lione.
Alcuni poveri consegnano simbolicamente al Papa il mantello e il bastone del Pellegrino, a indicare che tutti sono venuti pellegrini nei luoghi di San Francesco, per ascoltare la sua parola.
Nella Basilica che custodisce la Porziuncola c’è poi la testimonianza di sei poveri (due francesi, un polacco, uno spagnolo, due afgani e un romeno residenti in Umbria).

Le testimonianze sono commoventi e i testimoni sono a loro volta commossi. C’è chi non riesce a trattenere le lacrime. Storie di cadute e rinascite, di abbandoni e conversioni.
Papa Francesco ascolta assorto. E poi risponde. Elogia il “coraggio” e la “sincerità” di chi ha parlato. “Ricorda l’insegnamento di San Francesco: “saperci accontentare di quel poco che abbiamo e dividerlo con gli altri”. Ricorda che san Francesco si raccoglieva proprio nella Porziuncola “in silenzio e si metteva in ascolto del Signore, di quello che Dio voleva da lui”. “Anche noi – aggiunge – siamo venuti qui per questo: vogliamo chiedere al Signore che ascolti il nostro grido e venga in nostro aiuto. Non dimentichiamo che la prima emarginazione di cui i poveri soffrono è quella spirituale”.

Papa Francesco osserva con amarezza che oggi “spesso la presenza dei poveri è vista con fastidio e sopportata; a volte si sente dire che i responsabili della povertà sono i poveri!”. Così “pur di non compiere un serio esame di coscienza sui propri atti, sull’ingiustizia di alcune leggi e provvedimenti economici, sull’ipocrisia di chi vuole arricchirsi a dismisura, si getta la colpa sulle spalle dei più deboli”.

Sono parole forti quelle del Pontefice. Per Francesco questo invece deve essere il tempo “che ai poveri sia restituita la parola, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate”. Deve essere il tempo “che si aprano gli occhi per vedere lo stato di disuguaglianza in cui tante famiglie vivono”. Deve essere il tempo “di rimboccarsi le maniche per restituire dignità creando posti di lavoro”. Deve essere il tempo “che si torni a scandalizzarsi davanti alla realtà di bambini affamati, ridotti in schiavitù, sballottati dalle acque in preda al naufragio, vittime innocenti di ogni sorta di violenza”. Deve essere il tempo “che cessino le violenze sulle donne e queste siano rispettate e non trattate come merce di scambio”. Deve esser il tempo “che si spezzi il cerchio dell’indifferenza per ritornare a scoprire la bellezza dell’incontro e del dialogo”. Deve essere tempo “di incontrarsi”, perché “non impariamo a incontrarci andiamo verso una fine molto triste”.

“Qui alla Porziuncola, – conclude Francesco – San Francesco ci insegna la gioia che viene dal guardare a chi ci sta vicino come a un compagno di viaggio che ci capisce e ci sostiene, così come noi lo siamo per lui o per lei”. Con l’auspicio che questo incontro “apra il cuore di tutti noi a metterci a disposizione gli uni degli altri, ad aprire il cuore, per rendere la nostra debolezza una forza che aiuta a continuare il cammino della vita, per trasformare la nostra povertà in ricchezza da condividere, e così migliorare il mondo”.

Parlando a braccio il Papa si rivolge al cardinale Barbarin e lo ringrazia della sua “testimonianza che edifica la Chiesa” per come ha affrontato le vicissitudini patite per le accuse di aver coperto abusi. “Lui è fra i poveri. Anche lui ha subito con dignità l’esperienza della povertà. L’abbandono, la sfiducia, e lui si è difeso col silenzio e la preghiera”. Francesco ringrazia l’arcivescovo emerito di Lione anche per l’assistenza fornita al movimento “Fratello”.

Dopo il discorso del Papa c’è il momento di preghiera. Quindi la distribuzione del dono del Papa ai poveri. Cinquecento zaini realizzati in caucciù naturale e biodegradabile, contenenti capi di abbigliamento.
Dopo i saluti conclusivi Papa Francesco non è rientrato subito in elicottero in Vaticano, ma, a sorpresa, si è recato a pranzo dalle clarisse di Vallegloria nella vicina Spello, monastero che ha già visitato nel gennaio 2019. Mentre i poveri vengono ospitati dal vescovo Sorrentino per il pranzo organizzato da tutte le Caritas dell’Umbria.

Avvenire
12 novembre 2021

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