Oxfam: “La Nato verso le consegne ma non sta prevenendo gli abusi delle forze militari afgane”


Giorgio Beretta - unimondo.org


Ieri la presentazione del nuovo rapporto “No time to lose” con le denunce dell’Oxfam e di altre agenzie umanitarie.


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Oxfam: “La Nato verso le consegne ma non sta prevenendo gli abusi delle forze militari afgane”

 

Le forze della coalizione internazionale Isaf-Nato non stanno facendo abbastanza per prevenire gli abusi delle forze militari afgane e sono state troppo lente ad affrontare il problema”. Lo denunciano Oxfam e altre agenzie umanitarie nel nuovo rapporto No time to lose (in .pdf), presentato ieri. Mentre la coalizione internazionale si prepara al passaggio di consegne per la gestione della sicurezza, “c’è un serio rischio che gli abusi e le violazioni da parte delle forze afgane aumentino con il crescere dei loro poteri”. Per evitarlo – affermano le Ong – "deve essere introdotto un sistema equilibrato di controlli e l’addestramento deve essere intensificato. La comunità internazionale, che finanzia, arma e sostiene queste forze, ha l’obbligo di far sì che questo rischio non diventi realtà". Il rapporto, scritto da Oxfam è stato diffuso congiuntamente da Oxfam, CIVIC, Peace Training and Research Organisation (PTRO) e l’Human Rights Research and Advocacy Consortium (HRRAC).

Il rapporto enumera gli abusi che le forze armate afgane sono accusate di aver "commesso impunemente", inclusi "le torture, gli omicidi, il reclutamento di minori e gli abusi sessuali su questi ultimi". Sebbene alcune forme di controllo e contrappesi siano state introdotte, il rapporto sostiene che queste non funzionano in modo efficace mentre il problema va affrontato prima che il passaggio di consegne si concluda. Lo dimostrano alcuni esempi, come il caso di una ragazza uccisa da un soldato che le forze di sicurezza hanno poi aiutato a fuggire. In un altro incidente, una donna è stata frustata in pubblico da alcuni anziani locali mentre la polizia assisteva alla scena applaudendo e ridendo.

Le agenzie sottolineano che le forze afgane sono mal equipaggiate per affrontare il problema delle vittime e dei feriti civili causati da incidenti, errori o dal fuoco incrociato.Le forze afgane non hanno grandi capacità investigative, né un sistema per registrare le vittime civili o capacità di risarcire i danni involontari. “Il popolo afgano ripone grande fiducia nelle forze di sicurezza nazionali. Gli afgani devono sapere che i soldati li proteggeranno e che saranno chiamati a rispondere davanti alla giustizia se commettono un abuso. In caso contrario, la fiducia e la speranza risposte nel governo saranno compromesse in modo grave” – ha spiegato l’autrice del rapporto di Oxfam, Rebecca Barber.“Miliardi di dollari sono stati spesi in Afghanistan e migliaia di vite sono andate perse. Nessun sacrificio deve essere vano. Un esercito addestrato e forze di polizia che rispondono delle loro azioni sono la chiave per determinare quale sarà il lascito della comunità internazionale e sono cruciali per ristabilire una sicurezza duratura. Non c’è tempo da perdere”.

Il rapporto denuncia l’inesistenza di sistemi efficaci a disposizione dei civili che vogliono presentare una denuncia contro le forze di sicurezza nazionali. In linea di principio, l’AIHRC (Afghan Indipendent Human Rights Commission) riceve ed esamina le denunce provenienti dalla popolazione. Tuttavia, molti hanno troppa paura delle possibili rappresaglie per presentare denuncia. Inoltre, la commissione è ostacolata da una grave mancanza di risorse, non avendo ancora ricevuto fondi dal governo, e per diversi mesi nel 2010 non ha potuto pagare il personale. Il sistema di giustizia militare funziona in modo accettabile se è chiamato a giudicare ufficiali di rango più basso, ma si limita per lo più a giudicare infrazioni stradali. In pratica, questo sistema spesso non si applica a ufficiali di grado superiore o a quelli con buoni legami politici. Un ufficiale dell’ISAF (International Security Assistance Force) lo ha descritto come un “sistema in cui i più forti possono decidere di volgere ogni cosa a loro piacimento”.

Nel rapporto si legge che circa 40mila agenti di polizia non hanno ricevuto alcun tipo di addestramento. I suoi autori criticano quindi i paesi della NATO per aver preferito la quantità alla qualità. Lo sforzo internazionale per rendere professionali le forze di sicurezza ha preso il via solo nel 2009 e si è concentrato sul rapido incremento numerico ignorando la qualità. Molte persone con un passato dubbio in tema di diritti umani sono entrate a far parte delle forze di sicurezza afgane, mentre l’addestramento è stato ridotto da otto a sei settimane ed è incentrato sulle armi da fuoco invece che sulla sicurezza dei civili e sul diritto.

Le agenzie umanitarie esprimono particolare preoccupazione per l’iniziativa della Polizia Locale Afgana (ALP), che prevede il sostegno alle milizie locali che contrastano i ribelli. Ci sono resoconti di membri dell’ALP coinvolti in rapimenti, pestaggi e altre azioni criminali. Le Shuras, i consigli locali degli anziani, hanno lo scopo di controllare l’operato dell’ALP e ricevere le denunce, ma non è chiaro se hanno sempre il potere o la legittimità per farlo. Nel rapporto le agenzie umanitarie chiedono alla comunità internazionale di sostenere il governo afgano nel migliorare l’addestramento, il controllo e il monitoraggio delle forze di sicurezza attraverso divrse azioni tra cui: un addestramento migliore e di maggiore durata del corpo di polizia, più incentrato sulla sicurezza dei civili e sul rispetto della legge; assicurare che gli attori che oggi sono incaricati di indagare sulle denunce abbiano risorse e capacità per fare il loro lavoro in modo adeguato e che quanti approfittano dei loro poteri siano perseguiti; assicurare che i danni provocati alle popolazioni civili durante i combattimenti siano monitorati, indagati e che il governo risarcisca le vittime civili e la sospensione di ogni espansione del programma della Polizia Locale Afghana

Infine, le agenzie richiedono la presenza di un maggior numero di donne nelle forze di sicurezza. Ci sono appena 1.000 donne nelle forze di sicurezza, meno dello 0,5% del totale. Molte donne, infatti, sono disposte a denunciare reati solo ad altre donne e gli usi impongono che le donne siano perquisite solo da donne. “Negli ultimi anni, le forze internazionali hanno introdotto alcuni sistemi per mitigare le sofferenze e i danni inflitti ai civili. Ora hanno il dovere di assicurare che l’esercito afgano e la polizia locale siano equipaggiate in modo da garantire le stesse funzioni. Le forze afgane non devono solo prevenire gli abusi e rendere conto delle loro azioni, predisponendo azioni adeguate per le vittime di violazioni. Devono anche garantire che i civili non siano danneggiati e quando i civili sono colpiti in modo involontario, le forze afgane devono riconoscere l’errore e riparare il danno fatto” – ha concluso Sarah Holewinski della Campagna per le Vittime innocenti dei Conflitti (CIVIC).

Il mese scorso la Missione delle Nazioni Unite di Assistenza in Afghanistan (Unama) e la Commissione indipendente afghana per i diritti umani avevamo denunciato che a pagare il prezzo più alto della guerra in Afghanistan continuano ad essere i civili: il costo di vite umane della guerra in Afghanistan, nell’ultimo anno, è il più cruento vissuto dal paese nell’ultima decennale guerra. E non va dimenticato il recente scandalo internazionale per le "foto della vergogna del Kill Team Usa" che, tra l'altro, hanno riacceso l'astio e l'ostilità della popolazione verso le truppe della missione militare internazionale.

 

Fonte. Unimondo.org

11 maggio 2011

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