Olivero (Acli): “Contro la povertà potenziare la Social Card”
Redattore Sociale
Alla Conferenza programmatica (8-10 aprile) il presidente lancerà una proposta per rivedere il progetto iniziale: “Cambiare gli utenti, l’entità e soprattutto affiancarla ad altri strumenti in maniera più organizzata”.
ROMA – Se il reddito di cittadinanza fa ‘paura’, una strada percorribile per rispondere all’impoverimento degli italiani potrebbe essere quella di potenziare la Social Card. Ne è convinto Andrea Olivero, presidente delle Acli, associazioni cristiane dei lavoratori italiani che nei prossimi giorni, tra l’8 e il 10 di aprile a Milano, lancerà in occasione della Conferenza programmatica di metà mandato una proposta per ‘rivedere’ il progetto iniziale della Social Card. “Con grande realismo – ha spiegato Olivero – abbiamo provato a rileggerla in una chiave nuova, trasformandola in uno strumento che abbia le caratteristiche vere del contrasto alla povertà. Andremo a proporre di modificare complessivamente il sistema, mantenendo la Social card ma cambiando gli utenti, l’entità e soprattutto affiancandola ad altri strumenti in maniera più organizzata”.
Dopo le stesse critiche alla Social card da parte delle Acli , per Olivero, allo stato attuale delle cose, la Social card potrebbe diventare uno strumento valido contro la povertà. “Crediamo che la Social card si possa riformare e possa essere uno strumento che insieme ad altri possa essere efficace – ha specificato -. Siamo anche convinti che non è il solo strumento, e che va anche modulato. Noi siamo stati tra quelli che avevano criticato la social card, ma credo che forse lo strumento in sé si può immaginare anche come utile, per lo meno per alcune categorie che sono nella condizione di impoverimento”. Servono, però, degli investimenti più consistenti. “Sfideremo i nostri politici – ha aggiunto -, e spero ci sia una risposta ampia, andando a chiedere un salto di qualità negli investimenti per rendere l’approccio universalistico e far sì che possa incidere realmente nella vita delle persone”.
Resta lontana, dunque, l’ipotesi di un reddito minimo di cittadinanza nonostante l’Italia sia uno dei pochi Paesi in Europa a non averlo istituito. “In Italia purtroppo ci sono state esperienze molto negative di tipo assistenzialistico in questo ambito – ha affermato il presidente delle Acli – e quindi c’è il timore che possa accadere come nel caso delle pensioni di invalidità e delle disoccupazioni agricole, per fare due esempi clamorosi, rispetto ai quali abbiamo visto tanti casi di scorrettezze”. Al via, quindi, i cantieri Acli sulla Social Card. “Non mi spaventerei – ha aggiunto Olivero – se il nostro processo per giungere ad un sistema che dia a tutti coloro che sono in povertà estrema un contributo passi attraverso questa formula anziché attraverso quella del reddito di cittadinanza. Ma è fondamentale che diventi un diritto esigibile da parte del cittadino, distanziandoci dalla visione adottata a lungo per cui l’estrema povertà veniva aiutata solo dagli enti locali con forme un po’ pressappochiste”.
Fonte: Redattore Sociale
7 aprile 2010
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In vista della Conferenza programmatica (8-10 aprile), il presidente invita il ministro del Welfare a dedicarsi alle tematiche sociali e al rapporto col terzo settore. “Altrimenti bisognerà pensare alla nomina di un sottosegretario ad hoc”
ROMA – “Da parte nostra c’è una richiesta forte al ministro Sacconi che consideri le tematiche sociali e anche il rapporto col Terzo settore. Se il ministro volesse dedicarsi lui stesso a queste questioni sarebbe ottimale e rafforzerebbe sicuramente la possibilità di andare a dei concreti passi in avanti. Se però, in un momento di grandi riforme del mercato del lavoro, non potesse dedicarsi su questo è certo che bisognerà pensare alla nomina di un sottosegretario ad hoc”. È l’invito rivolto al ministro del Lavoro e Politiche sociali, Maurizio Sacconi, da Andrea Olivero, presidente delle Acli a due giorni dalla Conferenza di Milano che vedrà le associazioni cristiane dei lavoratori italiani confrontarsi in maniera particolare sul problema della povertà. Per Olivero, la mancanza di un sottosegretario che abbia in delega le questioni sociali e il terzo settore potrebbe non essere una grave carenza, se però ci fosse l’attenzione dovuta da parte del ministro.
Senza contare i 26 che affiancano i 13 ministri con portafoglio, in Italia un sottosegretario non si nega a nessuno, o quasi. Ce n’è uno per l’informazione, uno per la programmazione economica, uno che si divide tra famiglia, droga e servizio civile, un’altro dedicato al federalismo, e uno tutto per l'attuazione del programma del governo. Ancora uno per i rapporti con il Parlamento, o per lo sport, o ancora per la semplificazione normativa. All’appello mancano le tematiche sociali e il terzo settore. Dalla scissione del ministero del Lavoro, salute e politiche sociali, (oggi Lavoro e Politiche sociali, con Maurizio Sacconi come ministro, mentre quello della Salute è affidato al ministro Ferruccio Fazio), le questioni sociali e il terzo settore sono affidate direttamente al ministro. Al fianco di Sacconi, infatti, è rimasto solo Pasquale Viespoli, sottosegretario sì, ma con le deleghe riguardanti esclusivamente il mondo del lavoro. Gli altri sottosegretari, Francesca Martini, Eugenia Roccella e naturalmente anche Ferruccio Fazio, hanno lasciato il ministero per trasferirsi sul Lungotevere Ripa.
“L’importante è che comunque le questioni che noi portiamo avanti siano considerate centrali – ha ricordato Olivero -. Talvolta abbiamo notato, anche in precedenti governi, che affidare deleghe al sottosegretario, invece che potenziare ha fatto sì che rimanessero marginali, perché si trattava di persone che non avevano gran peso politico. Ad oggi, però, è chiaro che la fatica si è riscontrata, ma si è verificata anche in questi anni in cui un sottosegretario c’era e si è dedicato prevalentemente ad altri ambiti e ad altre deleghe”. Acli e Forum del Terzo settore, di cui lo stesso Olivero è presidente, danno la propria disponibilità ad un confronto col ministro, ma avvertono: “Noi incalzeremo. Se si vuole avere delle possibilità vere di riforma, bisogna passare attraverso la volontà del ministro. Fino ad oggi abbiamo atteso, ma a questo punto tocca anche a noi sollecitare. Ci sono diverse sfide davanti che richiedono un cambio di passo. C’è tutto il libro bianco che deve essere attuato. Non abbiamo ancora indicazioni chiare su quali siano le intenzioni del ministro. Le riforme normative riguardanti il terzo settore indicato dallo stesso ministro come la ‘stagione costituente del terzo settore’ e l’anno europeo del volontariato. Non c’è poca carne al fuoco. È chiaro che su questo chiederemo a breve di andare a verificare le intenzioni del ministro”.
Fonte: Redattore Sociale
7 aprile 2010