Oggi in piazza per i diritti dei rom


la Repubblica


Sono le quattro parole d’ordine della manifestazione che a Roma (Campo de’ Fiori ore 15) è stata organizzata per “fermare le persecuzioni contro rom e sinti”. La Tavola della pace aderisce e partecipa.


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Oggi in piazza per i diritti dei rom

No al razzismo e alle discriminazioni, no ai campi nomadi, no alle nuove forme di deportazione, no alla strumentalizzazione mediatica. Sono le quattro parole d'ordine della manifestazione che a Roma è stata organizzata per "fermare le persecuzioni contro rom e sinti". L'appuntamento è oggi a partire dalle 15 in piazza Campo de' Fiori, a cento metri dall'ambasciata di Francia: a promuoverlo è il coordinamento nazionale antidiscriminazione, composto fra gli altri da Federazione romanì, Federazione rom e sinti insieme, Arci solidarietà. Ma quello di Roma non sarà l'unico evento: manifestazioni analoghe sono state organizzate in altri sette paesi europei sotto l'egida dell'Enar, il network europeo contro il razzismo.

Nel documento che convoca il presidio romano si dice "no alle nuove forme di deportazione", "no al razzismo e alle discriminazioni contro i rom e i sinti", "no ai campi nomadi, veri e propri centri di segregazione razziale abbandonati al degrado sociale" e "no alla strumentalizzazione mediatica di singoli episodi a fini politici". "Ciò che sta accadendo in Francia ai rom – si legge – ci indigna come uomini prima che come cittadini italiani, europei e cittadini del mondo: basta deportazioni!". Nel testo si ricorda che rom e sinti hanno già pagato un prezzo altissimo in vite umane a causa delle persecuzioni nazifasciste e che oggi quel genocidio viene rimosso e nuove discriminazioni vengono decise anche fra le più alte cariche di stato. Per il coordinamento "la sicurezza e la legalità vanno garantite a tutti" e va "ristabilita la legalità riguardo la palese violazione dei più elementari diritti umani nei confronti delle diverse comunità rom e sinte in Italia, costrette a vivere in condizioni disumane". La strada da seguire è anzitutto quella di "smantellare i campi nomadi che sono pattumiere sociali degradanti e frustranti, centri di segregazione razziale permanente ed emblema della discriminazione": infatti "i rom e sinti non sono nomadi per cultura, ma la mobilità è sempre coatta e mai una scelta"

Al presidio però non parteciperà l'Opera nomadi. "Opera nomadi non aderisce alle manifestazione del 4 settembre e con lei l'80-90% delle realtà rom", dice Massimo Converso, responsabile dell'associazione a difesa dei gruppi rom, per il quale si tratta di "un'inutile manifestazione contro il governo, in cui parte fondamentale hanno i centri sociali. Tra l'altro – prosegue – se ci fosse stato un altro governo non sarebbe cambiato nulla. Il programma di sicurezza parte molto prima, quando Francesco Rutelli era sindaco di Roma". Quanto al caso francese, in seguito al quale era sorta la prima idea che ha portato poi alla manifestazione del 4 settembre, Massimo Converso getta acqua sul fuoco: "È stato gonfiato ad arte dal governo di Parigi per erigere Sarkozy a paladino della sicurezza e dai rom per avere di che lamentarsi. Non è una manovra così fondamentale. Chi chiama queste espulsioni deportazioni di massa certamente esagera".

Però un obiettivo comune con i promotori della manifestazione c'è: lo smantellamento dei campi nomadi, l'unica via per una piena integrazione. Converso ricorda che "moltissimi rom romeni e bulgari sono entrati silenziosamente in case in affitto, grazie ai soldi che guadagnano lavorando. Sono in case in affitto, non popolari. Di loro non parla nessuno perché l'integrazione c'è già stata". E smentisce l'accusa di essere responsabile dell'equazione "rom uguale nomade": "Abbiamo certificato che oggi sono solo tre i gruppi che vivono in condizioni di seminomadismo: sono i rom kalderasha, i sinti giostrai e i camminanti siciliani. Opera nomadi non ha cambiato nome perché è un ente morale, e quando è nato, nel '63, in Italia i rom erano quasi tutti nomadi".

Fonte: La Repubblica

4 settembre 2010

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