Ad Assisi per essere strumenti di pace
La redazione
Oggi 4 ottobre Giornata nazionale per la Pace, la Fraternità e il Dialogo. Ad Assisi le celebrazioni per la Festa di San Francesco.
Pubblichiamo la riflessione dei Vescovi Liguri per le celebrazioni della Festa di San Francesco.
Carissime Fratelli e Sorelle,
facciamo nostre queste parole di san Francesco per annunciarvi che quest’anno i Comuni della nostra Regione avranno la grazia e il privilegio di offrire, il 3 e 4 ottobre 2017, l’olio per la lampada votiva che arde dinanzi alla tomba del Santo di Assisi, Patrono d’Italia. Insieme alle Autorità Regionali e ai Sindaci della Liguria, compiremo questo gesto recandoci pellegrini alla Città Serafica, mettendoci con umiltà alla scuola del Poverello per imparare da lui una più coraggiosa sequela di Gesù, nostro Signore.
L’aspetto che più caratterizza la figura di san Francesco è certamente la povertà, vissuta come atteggiamento profondo, capace di segnare tutto l’uomo nelle sue relazioni fondamentali. La povertà in Francesco assume diverse dimensioni. La più visibile è, forse, quella esteriore: nei suoi Scritti sono frequenti le esortazioni a non appropriarsi, ad espropriarsi, a lasciare tutto. Non meno evidente è, tuttavia, la dimensione interiore. Francesco ci mette in guardia: ci si può appropriare di tutto, non solo delle cose. In tal senso, non si è poveri se ci si appropria della sapienza senza restituirla a Dio (Amm. VII, FF 156) o dell’ufficio assegnato, fosse anche la predicazione (RnB XVII, FF 46). Occorre anche essere attenti a non appropriarsi della colpa (Amm. XI, FF 160) o della propria volontà (Amm. II, FF 147): si è poveri in spirito odiando se stessi e amando coloro che ti percuotono la guancia (Amm. XIV, FF 163). Anche di fronte a Dio dobbiamo presentarci da poveri: «Restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamogli grazie, perché procedono tutti da Lui» (RnB XVII, FF 49).
Per san Francesco la povertà ha sempre e solo un’unica motivazione: Gesù Cristo che da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà (cfr. 2Cor 8,9).
La povertà così intesa fa nuove in Francesco le tre relazioni fondamentali che l’uomo è chiamato a vivere: la relazione con Dio, con il prossimo e con la terra (cfr Papa Francesco, Laudato si’, n. 66). Trasformato dall’esperienza di Gesù Cristo, il Santo di Assisi è uomo riconciliato con Dio, con i fratelli e con il creato e, quindi, capace di essere, per grazia, strumento di riconciliazione.
Andiamo ad Assisi per imparare ad essere, come san Francesco, strumenti di pace in un mondo dove il conflitto sembra essere diventato ad ogni livello l’unica modalità di relazione. L’intercessione di san Francesco ci ottenga la concordia e la comunione nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle relazioni sociali.
Andiamo ad Assisi per imparare a ricordarci dei poveri (cfr. Gal 2,10) in questo tempo di persistente e grave crisi economica e non solo economica. Scrive Papa Francesco: «Quando san Paolo si recò dagli Apostoli a Gerusalemme per discernere se stava correndo o aveva corso invano (cfr Gal 2,2), il criterio-chiave di autenticità che gli indicarono fu che non si dimenticasse dei poveri (cfr Gal 2,10). Questo grande criterio, affinché le comunità paoline non si lasciassero trascinare dallo stile di vita individualista dei pagani, ha una notevole attualità nel contesto presente, dove tende a svilupparsi un nuovo paganesimo individualista.
La bellezza stessa del Vangelo non sempre può essere adeguatamente manifestata da noi, ma c’è un segno che non deve mai mancare: l’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via» (Evangelii Gaudium n.195).
Andiamo ad Assisi per rilanciare la missione dell’annuncio del Vangelo nella nostra Regione. Scrive Papa Francesco: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’auto-preservazione» (Evangelii Gaudium n.27).
Carissimi Fratelli e Sorelle, il pellegrinaggio nella terra di San Francesco è un dono per le nostre Chiese. È con questa gioia nel cuore che noi, Vescovi delle Chiese Liguri, facendo nostra la benedizione data da san Francesco a frate Leone, chiediamo al Signore che “vi benedica e vi custodisca. Mostri il Suo volto e abbia di voi misericordia. Volga a voi il Suo sguardo e vi dia pace”.
Genova, 23 aprile 2017
Domenica della Divina Misericordia
nell’Ottava di Pasqua
Card. Angelo Bagnasco
Presidente della Conferenza Episcopale Ligure
Arcivescovo di Genova
+ Alberto Tanasini
Vescovo di Chiavari
+ Luigi Ernesto Palletti
Vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato
+ Guglielmo Borghetti
Vescovo di Albenga-Imperia
+ Antonio Suetta
Vescovo di Ventimiglia-San Remo
+ Vittorio Francesco Viola
Vescovo di Tortona
+ Calogero Marino
Vescovo di Savona-Noli
+ Nicolò Anselmi
Vescovo ausiliare di Genova