Oggi 3 Maggio, XIX Giornata mondiale della libertà di stampa


La redazione


Si tratta di un’occasione per ricordare all’opinione pubblica l’importanza dei fondamentali diritti libertà d’espressione e di libertà di stampa, statuiti dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.


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Oggi 3 Maggio, XIX Giornata mondiale della libertà di stampa

Nel 1993 l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 3 Maggio Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, dando seguito così a una Raccomandazione adottata dall’ UNESCO nel 1991, nella 26° sessione della Conferenza Generale. Scopo della Raccomandazione dell'Unesco era mantenere alta l’attenzione in difesa dei media dagli attacchi alla loro indipendenza, creare un'occasione per valutare lo stato della libertà di stampa nel mondo e dare un tributo ai giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio della loro professione.

Il 3 maggio è diventato col tempo occasione per coagulare le azioni di ricognizione sulla esistenza della libertà di stampa a livello globale e per segnalare le violazioni che avvengono in molti Paesi nel mondo, dove le pubblicazioni sono soggette a censure, multe, sospensioni, chiusura, mentre giornalisti ed editori sono minacciati, perseguiti, imprigionati e persino assassinati. Ed è anche l'occasione per incoraggiare e sviluppare iniziative in difesa della libertà di stampa e per ricordare ai governi la necessità di mantenere costante l’impegno per sostenerla. E' il giorno della solidarietà per quei media che sono stati privati della libertà di stampa, sospesi o chiusi. È il giorno del ricordo, della commemorazione di quei giornalisti che hanno perso la vita nell'esercizio della professione. E’ inoltre il giorno del confronto e della riflessione fra i professionisti dei media sulle questioni della libertà di stampa e dell'etica professionale.

Il principio del diritto di informare e di essere informati è riconosciuto dall’art.19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, adottata il 10 dicembre 1948. E’ stato richiamato nel Patto Internazionale relativo ai diritti civili e politici del 16 dicembre 1966, sottoscritto o ratificato da più di 130 Stati, oltre che da numerose convenzioni e carte regionali. E' il caso dell’art.10 della Convenzione Europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 4 novembre 1950.

L’art.19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite sancisce che “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, ciò implica il diritto di non essere perseguito per le sue opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere, senza delimitazioni di frontiera, informazioni e idee attraverso qualunque mezzo di espressione”.

Il Patto Internazionale relativo ai diritti civili e politici, del 1966 (entrato in vigore il 23 marzo 1976), all’art.19 precisa che:

  1. Nessuno può essere perseguito per le sue opinioni.
  2. Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione; questo diritto comprende la libertà di cercare, ricevere, diffondere le informazioni in ogni modo, senza limiti di frontiera, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o attraverso qualsiasi altro mezzo di sua scelta.
  3. L’esercizio delle libertà previste al paragrafo 2 del presente articolo comporta dei doveri speciali e delle speciali responsabilità. Può in conseguenza essere subordinato ad alcune restrizioni che devono tuttavia essere espressamente stabilite dalla legge e che sono necessarie:
    – al rispetto dei diritti e della reputazione altrui;
    – alla salvaguardia della sicurezza nazionale, dell’ordine pubblico, della salute o della moralità pubbliche.

La Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 4 novembre 1950, entrata in vigore nel ’53, all’art.10 dichiara:

  1. Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Questo diritto comprende la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza d’autorità pubblica e senza considerazioni di frontiere. Il presente articolo non impedisce agli Stati di subordinare le imprese di radiodiffusione, di cinema o di televisione a un regime di autorizzazione.
  2. L’esercizio di questa libertà comportante dei doveri e delle responsabilità può essere sottomesso a determinate formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni previste per legge, che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale o alla prevenzione del crimine, alla protezione della salute o della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione d’informazioni confidenziali o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario”.
  3. Dunque il diritto all’informazione è riconosciuto ovunque come diritto fondamentale dei cittadini. E come tutti i diritti, và tutelato, protetto, ribadito, difeso perché rimanga come patrimonio, possibilmente accresciuto, delle generazioni future.

    Il 3 maggio vede nel mondo giornalisti, docenti e studenti universitari, rappresentanti di istituzioni e di confessioni religiose, diplomatici, politici, dibattere il tema della libertà di stampa. Una libertà che risiede sì nelle norme, nella vigilanza, nel sostegno alla buona pratica, e in un sistema culturale che presupponga la libertà di stampa come requisito della propria ragion d’essere, ma anche nell’autonomia e nella responsabilità del giornalista il cui compito è assicurare un servizio alla collettività.

    L’informazione infatti può e deve dare al pubblico la possibilità di orientarsi in modo critico nell’affollamento di eventi e di opinioni, essere leva del dialogo civile e voce di quanti non hanno facoltà di parola e di scelta.

    E’ un mestiere difficile. Le statistiche ci fanno sapere che ovunque i giornalisti si trovano a scontrarsi contro un muro di difficoltà nell’accesso alle informazioni, che quindi non potranno arrivare all’utente finale. E vi è un allarmante crescente numero di vittime di un mestiere che non sempre trova adeguate garanzie per poter assicurare una testimonianza libera eindipendente.

    La moltiplicazione dei mezzi e la globalizzazione non sono sufficienti ad assicurare la libertà di espressione. Il nodo da recidere è quello del rapporto tra stampa e potere costituito, che registra in molte parti del mondo condizionamenti e commistioni tra controllato e controllore, a discapito di chi ha il diritto di essere correttamente informato. “Una salda etica del dovere, la garanzia dell’autorevolezza e della certezza delle fonti – hanno ricordato i Reggenti nel loro intervento del maggio 2007 – sono, per i giornalisti, strumenti essenziali per consentire ai cittadini una partecipazione efficace, consapevole e costruttiva alla vita della Repubblica nel contesto europeo”.

    Secondo l’Unesco, i media possono fare molto per prevenire il diffondersi di razzismo e xenofobia, promuovendo tolleranza e comprensione, ma anche per prevenire sentimenti di indifferenza, lassismo, asocialità, sostenendo “le buone pratiche”, denunciando abusi e scorrettezze e incremen­tando trasparenza, responsa­bilità e buona "governance". "Purché si esca dalle logiche dell'audien­ce e si trasmettano messaggi che possano dare conoscen­za".

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