Oggi 12 ottobre, 58ª giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro


Pietro Mercandelli


La Giornata di quest’anno si celebra alla vigilia d’importanti decisioni sul futuro del sistema di Welfare, nel quadro di una riforma di cui il Ministro Sacconi ha tracciato le linee essenziali in un Libro Verde sul futuro del modello sociale con un titolo suggestivo.


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Oggi 12 ottobre, 58ª giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro

I dati sugli infortuni sul lavoro sembrano segnalare un leggero andamento positivo, ma ciò non toglie che il numero delle morti bianche, con 3-4 vittime al giorno, sia comunque impressionante, come impressionanti sono gli altri numeri del fenomeno: sempre ogni giorno 2500 incidenti e 27 invalidi. Naturalmente ci auguriamo che i segnali positivi si consolidino ulteriormente, ma la cautela resta ancora d'obbligo. Non vorremmo, infatti, che questa "tendenza al ribasso" si traduca in meno attenzione, perché è proprio quando l'attenzione si allenta che esplode la tragedia. Dunque non abbassiamo la guardia.
Crediamo che a livello generale si faccia ancora troppo poco per contrastare il fenomeno degli infortuni e il contrasto può essere esercitato attraverso azioni molteplici. Sono necessari, a nostro giudizio, maggiori controlli e ispezioni, ma anche un intervento più forte sulla formazione dei lavoratori, e questo a partire dal mondo della scuola. L'obiettivo è fare sì che ogni attività di correzione dei comportamenti sbagliati diventi un patrimonio comune e insegnato anche a chi non ha uno sbocco professionale. Serve, insomma, un livello culturale più forte e una più forte conoscenza dei rischi: in particolare per quanto riguarda le mansioni e i settori più pericolosi, là dove c'è flessibilità accentuata.
Siamo grati al Presidente Napolitano che ormai quasi quotidianamente fa sentire la propria voce su questo tema, ma crediamo che non si faccia ancora abbastanza da parte delle Istituzioni. Serve un ulteriore sforzo per quanto riguarda la comunicazione e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Ma serve, soprattutto, un maggior senso di responsabilità da parte dei datori di lavoro nei confronti di un fenomeno che rappresenta un'emergenza sociale. Spesso, ancora oggi, tutto quello che riguarda la sicurezza e la prevenzione viene considerato da un'azienda solo come una spesa aggiuntiva da sostenere. Invece si tratta di un dovere civile.
La Giornata di quest'anno si celebra alla vigilia d'importanti decisioni sul futuro del sistema di Welfare, nel quadro di una riforma di cui il Ministro Sacconi ha tracciato le linee essenziali in un Libro Verde sul futuro del modello sociale con un titolo suggestivo – "La vita buona in una società attiva". Ebbene due fattori sono essenziali per la vita buona, ossia le condizioni di salute dei lavoratori e la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Ma ancora non basta: la prospettiva della vita buona impone che si arresti il progressivo deterioramento dei livelli di tutela indennitaria prevista per le vittime del lavoro, interrompendo la deriva assistenzialistica verso la quale il sistema si sta spingendo negli ultimi anni. Mentre i titolari di rendita attendono dal 2000 il banale aggiornamento ISTAT della loro prestazione (ormai circa il 20%), dall’altro lato si assiste episodicamente, e spesso sull’onda di gravi fatti di cronaca, ad iniziative di sostegno “caso per caso” (con Fondi e Fondini), che sembrano delineare un sistema di tutela più “concessa” che garantita. L’obiettivo quindi è di restituire al lavoratore la garanzia assicurativa, perché la sorte di chi si infortuna non debba dipendere da spontaneismi o elargizione di volta in volta disposte dal legislatore.
Altrettanto importante è che gli infortunati sul lavoro possano godere di tutte le cure necessarie e utili per il recupero della integrità fisica e della capacità lavorativa. Se la vita buona si fonda sulla vita attiva, è imprescindibile riconoscere agli infortunati livelli di cura eccellenti, e soprattutto rapidi, che consentano in breve tempo al lavoratore infortunato di tornare a lavorare, e che, almeno, non tardino tanto da rendere vana l’aspettativa del massimo recupero possibile; oggi non accade, e mentre tra INAIL e SSN si discute riguardo a chi spetti fornire questa garanzia, i lavoratori infortunati continuano a rimanere fuori dal posto di lavoro, perché non riescono ad accedere tempestivamente alle cure”
Senza enfasi – troppe ce ne sono su questi temi – intendiamo ricordare a noi stessi per primi che milioni di lavoratori si sono infortunati, intere generazioni hanno partecipato a lotte e dibattiti appassionati sulla tutela per i rischi del lavoro, la Costituzione ha consacrato per questo un diritto di garanzia forte ed assoluto. Tutto ciò non lo si è conquistato per dover assistere oggi a  smottamenti verso logiche assistenzialistiche e pietistiche, ricche di clamori e sottoscrizioni che selezionano rispetto all'evidenza mediatica dell'evento: non è etico che la sorte di chi si fa male o muore per lavoro sia legata a spontaneismi individuali ovvero ad elargizioni dall'alto di provvidenze di volta in volta decise da un legislatore che comunque è chiamato ad affrontare emergenze e criticità continue in vari campi.
Per intervenire su questi temi non è mancato il nostro impegno e non è mancata l'attenzione dei vari Ministri del Lavoro, scontratasi peraltro con l'inesorabile blocco del Ministero dell’Economia, che deve considerarsi ormai l'unico reale interlocutore per i problemi della previdenza, compresi quelli dei  lavoratori infortunati: un interlocutore fermo nell'assoluto diniego rispetto a qualsiasi proposta che possa comportare un esborso di fondi dell'INAIL, che pure è in attivo e sono ormai più di 14 i miliardi di euro incamerati dallo stesso Ministero dell’Economia.
Di fronte a questo diniego assoluto l'Associazione non intende – non può, per rispetto della sua funzione – certamente abbassare la guardia ed arrendersi ai preoccupanti segnali di degrado e marginalizzazione del sistema di tutela assicurativo.
A riprova di questo impegno nei prossimi mesi  rinnoveremo l'iniziativa popolare per una proposta di delega per un nuovo Testo unico dell'assicurazione infortuni che ha avuto, nella raccolta delle firme, un grande successo inversamente proporzionato all'attenzione ad essa dedicata in due legislature dal Parlamento e dalle forze politiche.

Articolo di Pietro Mercandelli, Presidente Anmil

Fonte: Articolo21

11 ottobre 2008

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