“No agli F35 a Cameri” La controparata dei no war


Giorgio Salvetti


Mentre a roma si svolge la parata per la desta della Repubblica i pacifisti si riuniscono in corteo a Novara per dire no ai cacciabombardieri Usa della Lockheed: “L’Italia non deve investire 15 miliardi di euro per comprare armi”.


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“No agli F35 a Cameri” La controparata dei no war

Il ministero della Difesa ha risparmiato un milione di euro per la parata militaresca sui Fori Imperiali. Verranno devoluti all’Abruzzo. Un’inezia. Lo Stato infatti spenderà 15 miliardi di euro per gli F-35, cacciabombardieri americani targati Lockheed Martin. Dalla fine del 2009 verranno assemblati nell’aeroporto militare di Cameri (No). L’Italia ne acquisterà 131 e si doterà così di una micidiale arma d’attacco contro paesi stranieri. Alla faccia della Costituzione repubblicana. Con tutti quei soldi si potrebbero finanziare ben altre opere pubbliche. Per questo ieri a Novara si è riunito il movimento pacifista per dire no agli F-35. Hanno celebrato così la festa della Repubblica.
Il corteo, circa 1500 persone, ha sfilato per ore intorno alla città. 1500 manifestanti sono pochi vista l’enormità dell’affare F-35. Ma sono tanti dato che nessuno vuole parlare di questa vicenda, né sui giornali, né le forze politiche (il progetto fu approvato anche dai governi di centrosinistra), né la Cgil che spera in nuovi posti di lavoro (solo 600). Eppure ieri sono arrivati da tutta Italia, da Milano, da Torino, dalla Val di Susa, dal presidio No Dal Molin di Vicenza e da Roma. I cittadini novaresi non si scaldano troppo e tollerano la presenza del loro storico aeroporto militare. Segno che questa non è solo una protesta locale a difesa del proprio territorio. E’ una questione nazionale.
Che si può fare con 15 miliardi? Ecco qualche idea scritta sui cartelli appesi nella piazza della Stazione. 20 treni per pendolari costano 10 milioni e impiegano 1500 persone. Con 8,5 miliardi si comprano 10 milioni di pannelli solari che potrebbero dare energia pulita a 300 mila famiglie e dare lavoro a 80 mila persone. Con tre miliardi si potrebbero mettere in sicurezza 100 scuole per 300 mila studenti e creare 15 mila posti di lavoro. Con 2,5 miliardi si potrebbe dare un’indennità di disoccupazione di 700 euro al mese per 6 mesi a 800 mila precari. E con 2,5 miliardi si potrebbe ricostruire il centro storico de L’Aquila. I motivi per essere in piazza sono tutti qui. Una signora se li è appesi all’ombrello parasole. Molti li portano sulla schiena. Prima di partire si firmano le petizioni contro gli F-35. Nei giardini i ragazzi si sdraiano. Ci sono punk con la cresta e famiglie con bici, cani e bambini. Un distinto signore legge il dossier contro i caccia, una ragazza tatuata studia le dispense per il prossimo esame: “il positivismo”. Le donne della tavola pacifista discutono dell’affaire Noemi. “Come siamo messi, con tutti i motivi che ci sono per attaccare Berlusconi ci tocca tifare Veronica Lario, e poi, tanto, troppe donne quello là lo ammirano sempre…”. I partiti della sinistra non ci sono e non sono graditissimi, giusto una bandiera del Prc (accusato di non essersi opposto con efficacia al progetto quando sosteneva Prodi) e una di Sinistra e Libertà (accusata di sostenere il candidato presidente alla Provincia del Pd, Vedovato, da sempre pro F-35). Sfila lo striscione di Sinistra critica. E c’è la federazione Anarchica italiana. Ma soprattutto si vedono le Donne in nero, le bandiere della pace, i No Tav, i No Dal Molin e tanti gruppetti in rappresentanza delle varie anime sparse dei movimenti, che pure per Novara, fino a oggi si sono mossi troppo poco.
Si parte, in testa un solo furgone con la musica e i ragazzi dell’assemblea permanente contro gli F-35. Cantano “Bella Ciao”, gridano slogan contro la guerra e non solo: “Noi non siamo disobbedienti… La disoccupazione vi ha dato un bel mestiere…”. Sono questi i duri del corteo. La scritta “Fermiamo la fabbrica di morte” issata sul furgone si incastra sotto un cavalcavia. E’ l’unico incidente. Dietro si cammina, pochi slogan, un gruppo di torinesi con i tamburi, un grosso scheletro di gomma piuma in bicicletta con un missile come manganello, e tante persone per bene. Il percorso del corteo è molto lungo, 5 chilometri. Il passaggio per il centro della città è stato negato quindi si va anche per le risaie. Ma non è un problema, tanto Novara ieri era assolata e deserta.
L’unico rumore che disturbava manifestanti e cittadini veniva dal cielo: l’elicottero della polizia. Una pacifista lo ammonisce: “Attento, che tra un po’ qui abbiamo i caccia”.

Fonte: il Manifesto

di Giorgio Salvetti, inviato a Novara

3 giugno 2009

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