Niger: missione per la sicurezza o pretesto?


Nigrizia.it


Nel giorno del voto del parlamento sul decreto missioni, un attivista nigerino solleva dubbi sui veri motivi dell’invio di truppe. E parla di una strategia di posizionamento geoeconomico.


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NIGER_MALI

«Ma che cosa possono fare in Niger gli italiani che già non facciano i francesi e gli americani? La verità è che c’è una guerra di posizionamento, in una regione chiave del mondo in termini di crescita e sviluppo». A parlare con l’agenzia Dire è Hassane Boukar, coordinatore a Niamey dell’ong Alternative Espaces Citoyens (Aec).

Il colloquio si tiene nel giorno del voto del parlamento italiano sul decreto missioni, che prevede l’invio di un contingente in Niger d’intesa con i paesi del cosiddetto G5 Sahel. Una scelta, sottolinea Boukar, esperto di migrazioni, che la società civile di Niamey non vedrebbe con favore. Secondo l’attivista, gli orientamenti prevalenti dei nigerini rispetto ai contingenti stranieri sono già stati evidenziati in uno studio europeo, firmato dal Groupe de recherche et d’information sur la paix et la securité e dal titolo esplicito: Militaires occidentaux au Niger: présence contestée, utilité à démontrer.

Più di recente, questa settimana, l’emittente televisiva più seguita di Niamey ha trasmesso uno speciale dedicato all’Italia. «I giornalisti si sono chiesti cosa possano aggiungere i vostri soldati e quali siano i veri obiettivi della missione», sottolinea Boukar. Convinto che sull’«agenda reale» delle presenze straniere molto resti da capire. «Pochi credono che il motivo dell’intervento abbia davvero a che fare con la sicurezza», dice l’attivista: «La sicurezza sembra piuttosto un pretesto per aprire nuove basi».

Boukar riconosce che può avere un peso la vicinanza al Mali, un paese dal 2012 ostaggio di una nuova ondata di conflitti e violenze. Allo stesso tempo, però, l’attivista evidenzia un giustapporsi di interventi con finalità non coincidenti. «Conta la volontà di controllare le rotte migratorie e di avere una presenza in un’area ricca di materie prime, uranio e non solo, ma ogni potenza ha i propri interessi», sottolinea Boukar.

Più che un’operazione congiunta, però, le missioni straniere apparirebbero segnate da una competizione di fondo. Ancora il coordinatore di Alternative Espaces Citoyens: «L’Italia è sensibile alla questione migratoria perché il Niger è alle porte della Libia, una sua ex colonia, e forse perché vuole colmare un “ritardo” nella regione rispetto a paesi come la Francia o gli Stati Uniti».
da Agenzia Dire

17 gennaio 2018

 

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