Niger, 92 migranti morti nel deserto. Bandiere a mezz’asta nella capitale Niamey


Daniela de Robert


“Uno di noi


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Bandiere a mezz’asta a Niamey, capitale del Niger. Ci resteranno per tre giorni, i giorni del lutto nazionale proclamato dal governo per la morte di 92 migranti  nel deserto: 52 bambini, 33 donne e 7 uomini. Morti di sete dopo che i due mezzi che li trasportavano sono andati in panne. “Nel deserto la sete non perdona – dice Rhissa  Feltou, il sindaco di Agadez, la grande città del Nord, principale punto di transito dei migranti diretti in Europa. I più robusti possono reggere tre o quattro giorni, ma di solito nell’arco di 24-48 ore comincia un processo di morte rapida”. Di 113 persone ne sono sopravvissute solo 21. Tra loro Sadafiou che nel deserto ha perso tre suoi famigliari. Ha raccontato che i migranti venivano dal sud del Niger dove i raccolti erano andati male. “Uno di noi – ha detto Sadafiou – ha visto morire sua moglie e i suoi nove figli”. Fuggivano dalla fame e sono morti di sete.

La morte di migranti nel deserto non è una novità. Le loro ossa restano al sole finché non vengono ricoperte dalla sabbia. Ma come è avvenuto per Lampedusa con il naufragio del 3 ottobre, le fotografie e la dimensione della strage di Agadez non consentono più di girarsi dall’altra parte e fare finta di niente. I governo del Niger esprime cordoglio ai famigliari delle vittime, proclama tre giorni di lutto nazionale e ordina l’immediata chiusura dei campi di immigrati clandestini di Agadez, da cui partono le carovane verso la Libia e l’Algeria. Ma nessuno fermerà gli uomini e le donne che si spostano alla ricerca di una vita degna di questo nome, anche a costo della vita stessa,

Tocca noi cambiare, tocca a noi aprire gli occhi e le porte, ricordare le vite perse, le speranze deluse, i sogni spezzati. Tocca a noi fare in modo che non succeda più. Che nessuno debba più chiedere al Mediterraneo di restituirgli il proprio amore, come canta l’eritreo Tesfay Mehari, che cerca la sua donna partita per l’Europa su una piccola barca: Mare, dentro di te sta il mio amore. Hai preso la sua anima e il suo cuore. Mare, riportala a riva, fammi parlare di nuovo con lei. Cercala ovunque, trovala, fallo per me. Mare riportami l’amore della mia anima. Insieme ai suoi compagni pellegrini di questo destino. Creature del mare, siete voi gli unici testimoni di questa storia. E allora ditemi: quali sono state le sue ultime parole prima di partire. Mare! Non sei tu il mare? E allora rispondimi!

Ma né il mare, né la sabbia del deserto rispondono.

Fonte: www.articolo21.org
3 novembre 2013

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