Nelle scuole militari italiane 340 minori
Redattore Sociale
Hanno tra i 15 e i 17 anni e risiedono in gran numero nel Mezzogiorno. Per il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia insegnamenti “pienamente conformi” alla Convenzione delle Nazioni Unite.
Sono circa 340 i minori tra 15 e 17 anni che frequentano le scuole militari italiane e gli insegnamenti che ricevono nella loro formazione sono “pienamente conformi” alla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo. Lo garantisce il Comitato Onu sui diritti dell'infanzia nel terzo-quarto rapporto alle Nazioni unite sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, che monitora lo stato di applicazione nel nostro paese della trattato.
I rapporto diffuso il mese scorso dedica un focus all’arruolamento di minori, sottolineando che l’Italia fissa a 18 anni il limite per l’arruolamento volontario e non consente l’impiego diretto di minorenni nei conflitti armati. Si accede alla scuola militare attraverso un regolare bando pubblico, sottostando a una sorta di ferma speciale, finalizzata alla conclusione del corso di studi scelto, che prevede, in questo periodo speciale di servizio, il rispetto dei doveri previsti dal regolamento militare, adestramento sportivo e formazione alla carriera militare.
Gran parte dei giovani allievi iscritti alle quattro scuole militari italiane – Nunziatella (Napoli) e Teuliè (Milano) dell’esercito, la scuola navale Morosini (Venezia) e quella aeronautica Douhet (Firenze) – risiede nel Mezzogiorno. Alla Morosini su 101 minorenni iscritti, 21 arrivano dalla Puglia, la regione più rappresentata. Più in generale arriva dal Sud il 46% dei ragazzi; forbice meno ampia tra centro (29%) e nord (25%). Alla Dohuet sono 70 gli iscritti tra i 15 e i 17 anni, la maggior parte dal Lazio (20), quasi la metà degli iscritti viene dalle regioni del centro Italia e il 33% dal mezzogiorno. Le due scuole dell’esercito raccolgono insieme 169 iscritti.
Secondo gli osservatori del Comitato gli insegnamenti impartiti alle giovani reclute favoriscono lo sviluppo della personalità, delle facoltà e delle attitudini mentali e fisiche dei ragazzi oltre a “inculcare il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni unite”. Non ultimi il rispetto della propria identità, lingua e valori culturali, lo spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra
tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi. Un’aderenza agli articoli della Convenzione che si ritrova nei piani dell’offerta formativa degli istituti.
Fonte: Redattore Sociale
02 gennaio 2012