Nel 2030 raddoppieranno i prezzi dei generi alimentari


Il Sole 24 Ore


Ora viviamo in un paradosso: mentre c’è più fame, nel mondo si produce più cibo che mai. Gli effetti del cambiamento climatico saranno moltiplicati dallo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali, dalla corsa per la terra e le acque, dallo sviluppo dei bio-carburanti che dirottano le produzioni, dalla semplice crescita della popolazione del pianeta.


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Nel 2030 raddoppieranno i prezzi dei generi alimentari

India e Brasile, storie di Brics che la statistica avvicina per effetto di un boom dettato dai numeri della crescita, non necessariamente da quelli dello sviluppo sociale. Visti da un'altra prospettiva, da quella della lotta alla fame, le immagini delle favelas di Rio e degli slums di Calcutta sono, infatti, opposte. In Brasile dove la crescita del Pil fra il 1992 e il 2007 è stata inferiore a quella del subcontinente indiano, la popolazione costretta alla fame è dimezzata. L'India ha visto l'economia raddoppiare in meno di tre lustri, ma chi vive con la quotidiana ossessione del cibo è aumentato di 65 milioni, più o meno come se si fosse aggiunta un'appendice numerosa come l'Italia. Le dinamiche demografiche diverse fra India e Brasile pesano, ma non bastano – secondo Oxfam celebre charity inglese che ha appena diffuso uno studio su cibo e fame nel mondo – a spiegare un fenomeno radicato in scelte politiche opposte. La leadership brasiliana ha ascoltato la spinta dei movimenti nati nelle comunità condannate al più grave disagio, quella indiana no. Fra i virtuosi, impegnati a garantire un pasto al proprio popolo, Oxfam, ha posto anche il Vietnam.
Scelte diverse alle origini di dinamiche che svelano le contraddizioni di un mondo in allegra marcia verso il disastro alimentare. Secondo Oxfam, infatti, i prezzi dei prodotti agricoli di base raddoppieranno nei prossimi vent'anni con il mais destinato a guidare la carica alla testa di rincari fra il 120 e il 180 per cento. Tutto incluso, considerando, cioè, anche l'effetto moltiplicatore che sarà innescato dal cambiamento climatico. E questo a fronte di una domanda di cibo che nei prossimi quattro decenni crescerà del 70% «nonostante il cronico declino della produzione agricola dimezzata dal 1990 ad oggi – sostiene Oxfam – e destinata a calare ulteriormente nei prossimi dieci anni».
La ricerca dell'organizzazione inglese, intitolata "Growing a better future", è stata presentata in decine di Paesi con l'obiettivo di combattere la fame nel mondo e ha la sponsorship ideale dell'ex presidente brasiliano Lula e dell'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu. L'allarme più acuto riguarda la dinamica dei prezzi dei prodotti alimentari di base, condannati a una spirale di crescita che inverte già il corso di questi ultimi anni. Dopo un decennio di costante declino del numero di persone che non hanno cibo sufficiente peri la sopravvivenza, il trend s'è invertito con una domanda in forte aumento rispetto all'offerta. L'effetto, come detto, sarà il raddoppio dei prezzi dei prodotti primari nei prossimi vent'anni per conseguenza dell'azione congiunta di fattori che si incrociano. Gli effetti del cambiamento climatico saranno moltiplicati dallo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali, dalla corsa per la terra e le acque, dallo sviluppo dei bio-carburanti che dirottano le produzioni, dalla semplice crescita della popolazione del pianeta. «È una crisi evitabile – ha sostenuto il ceo di Oxfam Barbara Stocking – una crisi che vede un essere umano su sette ridotto alla fame ogni giorno pur vivendo in un mondo capace di nutrire tutti». Un affondo quello della responsabile di Oxfam che ha colpito tutti dalle industrie del settore, a quelle della distribuzione alle politiche dei governi. Le parole e i numeri della charity britannica hanno suscitato particolare attenzione perchè sono giunti a pochi giorni dall'allarme di Onu e Banca Mondiale. Secondo le Nazioni Unite il boom dei prezzi delle derrate alimentari – 71% la crescita media dei cereali registrata ad aprile – scatenerà rivolte sociali nei paesi in via di sviluppo. Un warning che la World Bank ha esemplificato ancor di più: dal giugno del 2010 a maggio di quest'anno 44 milioni di abitanti del mondo sono caduti oltre la linea della povertà, molti di questi allungano già le fila di chi ha fame.

Fonte: Il Sole 24 ore

di Leonardo Maisano, corrispondente a Londra

1 giugno 2011

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