Myanmar. Un mese di silenzio per i Rohyniga
Emanuele Giordana
La situazione che ormai da un mese ha fatto un inferno del confine birmano bangladese, dove vive la minoranza musulmana dei Rohyngia, sta letteralmente esplodendo nelle mani di Aug san Suu Kyi.
La situazione che ormai da un mese ha fatto un inferno del confine birmano bangladese, dove vive la minoranza musulmana dei Rohyngia, sta letteralmente esplodendo nelle mani di Aug san Suu Kyi, la Nobel birmana che è formalmente una consulente del governo e ministro degli Esteri ma de facto la protagonista della politica civile in un Paese che sta facendo i conti con la difficile transizione da regime militare a nuovo modello di democrazia asiatica. In Giappone in questi giorni e appena tornata da un viaggio in India (e, prima, da un incontro con Barack Obama), la donna diventata famosa per il suo coraggio nella difesa dei diritti viene adesso accusata di un eccessivo attivismo diplomatico, volto a trovare finanziamenti per il suo Paese, che sembra però allontanarla dai problemi interni: più o meno sottovoce c’è chi la accusa – sul dossier Rohyngia – di girarsi dall’altra parte o, peggio, di sostenere la linea dei militari con cui il suo partito, la Lega per la democrazia, condivide il potere in una difficile convivenza.
Proprio durante il suo viaggio americano Suu Kyi aveva detto al Washington Post che la situazione nello stato di Rakhine «richiedeva tempo», ma ormai le operazioni militari in quest’area del Paese hanno praticamente sigillato la zona da un mese, impedendo non solo aiuti umanitari agli sfollati Rohyngia (già vittime di pogrom anti musulmani in passato) ma vietando a giornalisti o attivisti di monitorare quanto accade. All’agenzia Reuters, diversi testimoni hanno confermato violenze e intimidazioni, stupri e minacce. Tutto è cominciato quando un gruppo islamista ha attaccato il 9 ottobre una postazione militare. Da quel momento si è scatenata una repressione furiosa per dare la caccia agli islamisti ma con diverse decine di morti, arresti e patenti violazioni. Suu Kyi ha inizialmente sostenuto la tesi dei militari e cioè quella di una giusta reazione contro le incursioni oltre frontiera di jihadisti allenati all’estero, ma poi – mentre scarse ma puntuali notizie denunciavano l’aggravarsi della situazione – si è chiusa in un pesante silenzio.
In realtà non ha fatto finta di nulla. Fonti di stampa sostengono che almeno dieci giorni fa, il governo – dunque la signora in giallo – abbia mandato ai militari una lista di 13 domande sulla vicenda ma a tutt’oggi non avrebbe ricevuto risposta. L’equilibrio è difficile e i militari hanno una lunga tradizione di impunità e totale indipendenza. Suu Kyi, dicono i delusi, spingerebbe però troppo poco e anzi tollererebbe – per la quieta sopravvivenza del suo governo – non solo le scorribande belliche ma anche il dominio nell’economia dei militari. Momento difficile insomma e proteste internazionali, dall’Onu e dagli Stati Uniti. Silenzio invece dagli indiani e, naturalmente, dai cinesi, entrambi impegnati a sistemare il loro puzzle di alleanze nel Sudest asiatico. Quanto al Giappone, non è soltanto un antico sostenitore del Myanmar anche quand’era solidamente in mano alla Giunta, ma non è un Paese solito prender pozioni nette sulle scelte politiche interne dei suoi alleati.
Nel mirino dell’esercito c’è il gruppo Aqa Mul Mujahidin, formazione armata che conterebbe circa 400 combattenti e che si è già scontrato con le forze di sicurezza. Sarebbe legata alla Rohingya Solidarity Organization – un gruppo armato smantellato in passato – e guidata dal 45enne Havistoohar, di un villaggio dell’area di Maungdaw, che sarebbe stato in Pakistan con i talebani e riceverebbe finanziamenti dal Medio Oriente.
I Rohyngia, popolazione autoctona dello Stato di Rakhine (o Arakan) o, secondo altre fonti, originaria del Bengala, sono circa un milione e 300mila individui di cui oltre 100mila vivono in campi per sfollati. Il Myanmar non riconosce loro lo status di minoranza e rappresentanza. Sono solo “gente che professa l’slam”.
Fonte: http://emgiordana.blogspot.it
2 novembre 2016