Mozzarella Libera sulle terre della camorra


Francesca Pilla


Un emendamento alla finanziaria passato al Senato prevede che le terre confiscate alla mafia possano essere rivendute ai privati, la regione Campania invece domenica ha inaugurato la mozzarella Libera.


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Mozzarella Libera sulle terre della camorra

Un emendamento alla finanziaria passato al Senato prevede che le terre confiscate alla mafia possano essere rivendute ai privati, la regione Campania invece domenica ha inaugurato, a Castelvolturno, la mozzarella Libera, proprio su un podere sequestrato alla camorra. Un progetto per il quale la regione ha investito ben 5 milioni di euro. Ma non è una coincidenza se l’iniziativa viaggi in direzione opposta alle ultimissime indicazioni del governo. Per il presidente Antonio Bassolino la via da seguire è proprio quella intrapresa dall’ente che dirige e che per il riutilizzo e la restituzione alla cittadinanza dei possedimenti di camorra investirà per le cinque province circa 150 milioni di euro per 140 ettari di terreni. Secondo Bassolino è fondamentale anche in termini di sviluppo socioeconomico “riciclare” questi beni che, se messi all’asta, «rischierebbero di tornare nella disponibilità delle organizzazioni criminali». Chi ci vede uno scontro tra stato e regioni in ogni caso è fuori strada, il problema è politico e si basa su un modo antitetico di intendere il valore di proprietà accumulate con traffici illeciti. Da un lato il governo e il centrodestra puntano sul privato senza prevedere i rischi, dal’altro il centrosinistra ritiene importante rivalutare l’idea di compartecipazione pubblica. E proprio per questo Bassolino ha anche annunciato di voler a breve presentare un proposta di legge per scongiurare l’emendamento Tremonti. L’idea, ha spiegato il governatore, si basa sulla nascita di un’agenzia nazionale che possa coordinare, attraverso le regioni, le imprese che intendono investire nel sociale. «Il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie – dicono dalla regione – esige un elevato fabbisogno di sostegno e di risorse finanziarie adeguate per ripristinare, almeno in partenza, le attività agricole, imprenditoriali e sociali che nella grande maggioranza dei casi risultano non in esercizio per via del vandalismo post-confisca che distrugge i beni e ne blocca l’attività». Dunque si tratta di dare una mano nella fase di start-up per poi creare attività economiche autosufficienti e quindi un indotto produttivo.
La cooperativa che è nata in una masseria del casertano è il primo passo verso questa direzione. Qui infatti si produrrà la mozzarella di Don Peppino, in nome di Giuseppe Diana, ucciso dai casalesi nel 1994. I fondi regionali sono già serviti in parte per la bonifica dei suoli, il resto saranno utilizzati per l’acquisto dei macchinari e delle bufale. «Mafia e camorra puntano soprattutto all’accumulo di beni: è soprattutto questi che bisogna colpire, combattendo la camorra con intelligenza», ha detto Bassolino augurandosi che con la nascita di questa cooperativa possano trovare lavoro anche quei migranti che a Castelvolturno vivono da anni. Alla presentazione del progetto erano presenti anche il sindaco Francesco Nuzzo e l’assessore all’agricoltura Gianfranco Nappi.

Fonte: ilManifesto

24 novembre 2009

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