Missione in Libia. Oggi voto in Parlamento
Il Fatto Quotidiano
Davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, i responsabili di Farnesina e ministero della Difesa hanno esposto i dettagli di un intervento che, a sentire Alfano, “nasce in un clima di assoluta fiducia reciproca”
Insieme ai libici, sotto il cappello dell’Onu, senza nessuna ingerenza o lesione della sovranità del Paese africano. Sono questi, a sentire i ministri Alfano e Pinotti, gli ingredienti dell’intervento italiano chiesto dalla Libia per sostenere le attività della Guardia costiera di Tripoli nel contrasto del traffico di essere umani.
Davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, i responsabili di Farnesina e ministero della Difesa hanno illustrato a grandi linee la missione progettata in seguito all’invito rivolto all’Italia dal capo del governo di unità nazionale di Tripoli Fayez Al Sarraj.
“Il contenuto stesso della richiesta sarebbe impossibile senza una base di fiducia reciproca”, ha detto Alfano, sottolineando che ha illustrato i dieci punti dell’agenda italiana per la Libia, che vanno dal sostegno politico a quello economico a quello umanitario; un’agenda, ha precisato, che “non mira a rivendicare i risultati raggiunti, ma il clima di assoluta fiducia da cui è nata la richiesta di sostegno logistico” avanzata dal Consiglio presidenziale libico. E questa fiducia, ha aggiunto, “affonda le radici in un rapporto articolato e che ha subito un’ulteriore accelerazione nei mesi scorsi”. “La sfida della stabilizzazione – ha concluso il titolare della Farnesina – richiede un impegno di lungo periodo, un impegno che l’Italia continuerà ad assicurare ai libici, che sono i primi a rendersene conto e di questo ci sono grati”.
Alfano poi ha dato una notizia: il nuovo inviato dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamé (che assume oggi formalmente il suo incarico) “sarà a Roma tra una settimana esatta, l’8 agosto”. Alfano, infine, ha detto la sua sulla vicenda libica, sottolineando che l’Italia sin dall’inizio ha dato “il suo pieno sostegno a Sarraj e siamo stati i primi a riconoscere che un ruolo per Khalifa Haftar (il capo delle milizie fedeli al governo di Tobruk, ndr) sia indispensabile, ma è evidente che né Serraj né Haftar posseggono da soli la chiave per la stabilizzazione della Libia”.
Il ministro degli Esteri ha successivamente specificato quali saranno i paletti sotto cui si muoverà l’intervento italiano: “La comunità internazionale deve unificare i propri sforzi sotto l’egida dell’Onu”, ha detto, ricordando che “negli ultimi mesi la proliferazione di iniziative unilaterali ha messo in discussione il ruolo dell’ex inviato Onu Kobler”. “L’Italia – ha proseguito Alfano – guarda con speranza agli esiti dell’incontro di Parigi (Macron-Haftar-Sarraj), ma anche tale iniziativa deve essere ricondotta nel quadro più ampio e inclusivo sotto la guida delle Nazioni Unite”. A Parigi “è stato fatto un passo utile, sebbene tanti altri ne servano”, e devono essere “coordinati, altrimenti i libici non si sentiranno abbastanza pressati ad accordarsi, puntando invece a trattative al rialzo”.
“Escludo categoricamente che si possa trattare di un blocco navale, che è un atto ostile. Non stiamo parlando di questo, ma di una richiesta di sostegno ed aiuto alla Guardia costiera libica”, ha spiegato il ministro della Difesa Roberta Pinotti, sottolineando che con la missione navale italiana in Libia “non si profila alcuna lesione alla sovranità libica. Il nostro obiettivo è anzi quello di rafforzarla”. Lo scorso 23 luglio il premier libico Fayez Al Sarraj “ci ha chiesto con una lettera sostegno tecnico e navale ed il governo assicurerà” con la nuova missione “sostegno logistico tecnico e operativo alle unità navali libiche – ha detto la Pinotti – accompagnandole mediante attività congiunte e coordinate, assicurando il ripristino e la manutenzione degli equipaggiamenti”.
Le regole d’ingaggio per i militari italiani che parteciperanno alla missione navale in Libia saranno quelle previste per l’operazione Mare Sicuro ma “dovranno essere estese al fatto che la missione diventa bilaterale. Il diritto internazionale prevede la legittima difesa estesa all’uso della forza graduale e proporzionale. I dettagli sono da definire con i libici, ma se gli scafisti sparano contro una nostra nave possiamo intervenire e la stessa cosa vale se è messa a rischio una nave libica”.
Per quanto riguarda i contorni geografici della missione, il ministro della Difesa ha specificato che le autorità di Tripoli “ci hanno richiesto di operare anche nelle loro acque, nel porto della capitale e ad est e ovest del porto. Tutte le attività saranno svolto sulla base delle esigenze delle autorità locali“. Per la missione, ha aggiunto Pinotti, saranno impiegate “navi dell’operazione Mare Sicuro, senza spese aggiuntive, con l’inclusione di una nave di mototrasporto costiero di supporto logistico. Ci sarà – ha aggiunto – una ricognizione preliminare a Tripoli per capire le esigenze dei libici”.
In un primo momento l’Italia invierà “una nave logistica, perché alcuni mezzi libici devono essere riparati, e un pattugliatore che accompagnerà il team dei nostri ufficiali che dovranno interloquire con gli ufficiali libici: da questa interlocuzione deriverà l’area d’azione, non decidiamo noi a prescindere, ma decidiamo insieme ai libici dove andremo ad operare”, ha proseguito la Pinotti. Poi “se ci saranno nuove esigenze potranno essere chiamate ad intervenire le navi dell’operazione Mare Sicuro che operano in acque internazionali”.