Martedì 3 maggio sit-in nei pressi dell’Ambasciata Russa


Articolo 21


Aderiamo e partecipiamo domani 3 maggio 2022 a Roma al Sit-in nei pressi dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, organizzato in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa.
Aderisco perché…


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ADERISCO PERCHÈ….

Le motivazioni delle adesioni all’iniziativa del 3 maggio 2022 a Roma in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Sit in ore 11,00 nei pressi dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia.
“La guerra non uccide solo le persone ma anche il nostro diritto di conoscere, di sapere, di informarsi, di parlare e di comunicare. Per questo aderisco e partecipo al sit-in del 3 maggio promosso dalla Federazione Nazionale della Stampa e da Articolo 21 nei pressi dell’Ambasciata della Federazione Russa. Mai come oggi, abbiamo il bisogno di essere e dare voce a quanti sono imprigionati e imbavagliati per aver manifestato la propria opposizione alla guerra. Pensiamo a quello che da troppo lungo tempo sta succedendo in Russia ma anche a tutti quei paesi, e sono tantissimi, in cui le persone vengono perseguitate, seviziate e uccise da regimi dispotici o solo apparentemente democratici. La manifestazione del 3 maggio sarà anche per chiedere la liberazione di Julian Assange, perseguitato proprio per averci raccontato i crimini di guerra compiuti in Iraq e Afghanistan, per rinnovare la nostra richiesta di verità per Giulio Regeni e per la definitiva messa in libertà di Patrick Zaki”. Flavio Lotti – Coordinatore della Marcia PerugiAssisi
“Il tre Maggio tutte e tutti davanti ambasciata russa per leggere i nomi dei giornalisti e delle giornaliste fatti elimare da putìn in Russia, Ucraina, Russia, Siria.
Oligarchi, despoti, mafiosi e corrotti non sopportano le luci dell’informazione perché hanno bisogno del buio ed concludere trami e affari”. Giuseppe Giulietti – Presidente FNSI
“Nella giornata mondiale della libertà di stampa, Amnesty International Italia aderisce all’iniziativa a sostegno dei giornalisti e delle giornaliste che in Russia non possono esercitare il loro diritto a informare l’opinione pubblica: nel ricordo di Anna Politkovskaya e di chi, come lei, ha coniugato la professione giornalistica con la ricerca della verità e la denuncia delle violazioni dei diritti umani”. Riccardo Noury – Portavoce Amnesty International Italia
“Ottobre 2006. Martedì 10 si sarebbe aperto a Montesilvano, in Abruzzo, il congresso Usigrai nel quale arrivavo da segretario uscente. Domenica 8 ero a casa per ultimare la relazione introduttiva. Ricordo poche altre giornate come quella, di un lavoro interrotto di continuo dalle telefonate (all’epoca i social non esistevano, c’erano “solo” i cellulari). Erano colleghe e colleghi Rai che chiamavano da ogni parte d’Italia, da sedi regionali e da testate nazionali, per dirmi una cosa sola: “Roberto, il congresso lo dobbiamo aprire dedicandolo alla giornalista russa che è stata ammazzata ieri a Mosca”. Il nome stavamo imparando a pronunciarlo appena allora, ma il segnale era chiarissimo. E due giorni dopo il primo atto del congresso fu compiuto da Daniela de Robert, che mentre io salivo al palco per cominciare a parlare distribuiva, sedia per sedia, duecento rose rosse ai delegati e alle delegate, per dire anche così che quel crimine era una ferita incancellabile per tutta l’informazione, in ogni parte del mondo, e che il regime di Putin ci faceva orrore: già allora, senza bisogno di attendere l’invasione dell’Ucraina. Anche per questo martedì 3 maggio sarò a manifestare: nel ricordo di Anna Politkovskaja e delle decine e decine di giornaliste e giornaliste russi sterminati in questi anni come lei, e in segno di vicinanza a chi ancora prova ad informare sotto il tallone della dittatura. Ma anche per riaffermare che tutto era già chiaro da tanti anni: bastava solo volerlo vedere”. Roberto Natale – Cts FNSI
“Sebbene si possa affermare con certezza che la libertà d’informazione sia stata negata ai siriani sin dal golpe con cui prese il potere Hafez al Assad, più di mezzo secolo fa, l’intervento militare russo a sostegno del regime di Damasco, nel 2015, ha segnato un’impennata dei costi che informare ha sempre comportato. Infatti nel 2016 i giornalisti uccisi – molti dei quali in maniera deliberata – sono stati 74; nel 2015 furono di più, se ne contarono 101, ma questa diminuzione non fu determinata da un alleggerimento della repressione, ma dall’obbligo per molti a fuggire dal Paese o dal diniego dei visti d’ingresso per operatori dell’informazione internazionali. Così ci si fa un’idea del sistema determinatosi da allora se si considera che nel 2018 i giornalisti uccisi in Siria sono stati “soltanto” dieci. Con l’aiuto di Mosca in quell’anno, per l’EIU Democracy Index stilato dalla rivista The Economist, la Siria ha conquistato il penultimo posto al mondo per l’informazione libera , superando di poco solo la Corea del Nord. La guerra siriana, giunta al suo undicesimo anno, seguita ad essere una guerra fondata sulla negazione del diritto ad essere informati e a non essere torturati o seviziati per le proprie idee. Non c’è ovviamente solo la tragica vicenda siriana a dirci che molto spesso sotto le dittature non si può avere un’infanzia felice, come ci conferma la situazione dell’intera infanzia siriana, una generazione negata. Per questo e per tanti altri motivi, a partire dalla vicinanza al popolo e ai giornalisti russi, questa iniziativa promossa da Articolo21 e dalla FNSI trova il pieno sostegno e la convinta adesione dell’Associazione Giornalisti amici di padre Dall’Oglio”. Riccardo Cristiano – giornalista
“Aderisco con molto piacere veramente. Si parla troppo poco di quello che la Russia è diventata in questi anni, cioè del retroterra ideologico di questa guerra, costruito scientemente dal Cremlino in anni di repressione e propaganda“. Ilario Piagnerelli – Giornalista Rainews24
“L’associazione Amici di Roberto Morrione non può mancare ad una iniziativa contro bavagli e repressioni nei confronti dei giornalisti, tanto più in un momento così grave, in cui l’informazione svolge un ruolo fondamentale”. Mara Filippi Morrione – Portavoce Premio Roberto Morrione
“Aderisco come ogni anno alla Giornata mondiale per la libertà di stampa che con Articolo 21, Fnsi e ordine dei giornalisti celebreremo davanti all’ambasciata russa per sostenere i colleghi impegnati sul terreno del conflitto in Ucraina dall’invasione russa e tutti i giornalisti incarcerati in Russia come in Bielorussia. Ma anche per ricordare i tanti operatori dell’informazione in carcere in Turchia, dove la repressione del regime di Erdogan è più forte che mai, e i tanti giornalisti africani arrestati e uccisi impunemente in Egitto, Sudan, Somalia, Etiopia e tanti altri paesi dove scrivere una notizia può costarti la libertà e la vita. Vittime due volte perché condannati da sempre all’oblio dall’informazione mainstream”. Antonella Napoli – giornalista e scrittrice, direttrice di Focus on Africa

 

“Io ci sarò perché la repressione dei diritti civili e della libertà di espressione in Russia non riguarda solo la Russia ma tutti noi e ciò che accade lì non è detto che non possa accadere, anche domani, altrove. Sarò presente perché ogni giorno racconto storie di colleghi minacciati, aggrediti, insultati e so che ogni volta che accade è in gioco la democrazia, si indebolisce il filo sottile che divide la libertà dalla dittatura. In Russia c’è un regime , c’era già prima di questa guerra e in pochi lo hanno fatto notare, tra quei pochi c’è stata l’ Associazione Articolo 21”. Graziella Di Mambro – giornalista
“Aderisco con tanta partecipazione alla Giornata Mondiale per la Libertà di stampa, consapevole che l’informazione sia un valore fondamentale ed imprescindibile in ogni società democratica. Pertanto, la libertà dei media e la sicurezza dei giornalisti sono il primo presupposto, non solo di un diritto alla cronaca e alla verità dei fatti, ma ad una pluralità di visione e di espressione che è corollario naturale di ogni democrazia. Scegliere di informare, sempre e comunque la comunità e voler raccontare gli avvenimenti senza imparzialità d’opinione è una nobile e difficile arte in ogni Paese, tanto più in quegli Stati in cui la distorsione dei fatti, piegati al servizio dei regimi, è la sola pratica giornalistica approvata. Il mio particolare pensiero, nel più autentico senso di questa giornata, è rivolto, dunque, ai tanti colleghi in Russia ma anche in Iran, in Cina, in Siria, in Egitto, in Turchia e in tanti altri Stati in cui la libertà di espressione viene punita con la repressione e l’arresto. Quando viene vilipesa la libertà di un giornalista in qualsiasi parte del mondo, viene oltraggiata l’intera categoria e per questo diviene essenziale essere voce di chi rischia quotidianamente di essere imbavagliato o, peggio, di chi è stato per sempre messo a tacere”. Tiziana Ciavardini – antropologa culturale e giornalista
“Chi dimentica diventa il colpevole”: questo lo slogan di “Imbavagliati”, il festival di Giornalismo Civile, che dal 2015 si svolge al Pan/Palazzo delle Arti di Napoli”, lì dove è custodita la Mehari di Giancarlo Siani ne’ “La stanza della memoria”. Il Festival per la libertà di stampa non vuole dimenticare quei giornalisti, che per raccontare l’invasione della Russia in Ucraina, hanno perso la vita. Cronisti ucraini, russi, inglesi,americani, coraggiosi inviati di guerra, spesso freelance, che rischiano la vita ogni giorno per accendere una luce sugli ultimi.” Désirée Klain Ideatore e direttore artistico di “Imbavagliati – Festival Internazionale di Giornalismo Civile”
“Aderisco con piacere perché ho sempre contestato Putin, fin dal G8 di Genova del 2001, dai fatti del Teatro Dubrovka e della scuola di Beslan, per non parlare del martirio di Anna Politkovskaja e Alexandr Litvinenko. Aderisco da uomo di pace che non vuole più vedere alcuna guerra: né in Europa né ovunque nel mondo. E non è il sogno di un utopista ma un progetto concreto, l’unica possibilità che l’essere umano ha per non soccombere di fronte alle sfide e ai drammi che la nostra epoca ci pone davanti. Aderisco, infine, per chiedere che giustizia, uguaglianza e libertà d’informazione siano garantite a ogni latitudine: dall’Ungheria all’Egitto, passando per la Turchia di Erdoğan e per tutti gli altri paesi in cui diritti e dignità umana non sono minimamente rispettati. Aderisco come giornalista, come cittadino e come persona che crede nel prossimo e in un’idea di società che non rinuncia a costruire un’idea di futuro e non ha paura di confrontarsi con la complessità necessaria per comprenderlo e interpretarlo”. Roberto Bertoni – giornalista

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