Mali: guerra e pace nel deserto


Lettera22


Gli interventi militari, anche quelli umanitari, di solito non risolvono le crisi. Il caso del Mali però è un eccezione. I fautori del “No alla Guerra sempre” mi diranno che un eccezione giustifica tutte le altre. Rispondo che la realtà non è mai univoca e, soprattutto, non è mai semplice. Sul Mali vorrei sottolineare che [...]


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Gli interventi militari, anche quelli umanitari, di solito non risolvono le crisi. Il caso del Mali però è un eccezione. I fautori del “No alla Guerra sempre” mi diranno che un eccezione giustifica tutte le altre. Rispondo che la realtà non è mai univoca e, soprattutto, non è mai semplice.
Sul Mali vorrei sottolineare che se non ci fosse stato l’intervento francese, adesso staremmo parlando dell’arrivo degli Jihadisti a Bamako. Erano a pochi chilometri da Mobtì, seconda città del Mali. Il prossimo balzò era verso Bamakò, poche ore, il giorno dopo al massimo. Davanti nessuno: l’esercito si era dissolto, sfarinato.
Il governo del Malì è debolissimo, inesistente, ostaggio di militari capaci solo di fare golpe e incapaci di difendere il paese.
Senza la Francia oggi il Mali sarebbe perduto. Riprenderlo sarebbe stato complicatissimo e costosissimo dal punto di vista militare, logistico, politico, diplomatico. Non solo. Perduto il Mali i paesi della regione avrebbero realmente dovuto temere il contagio islamista. In molti di questi paesi c’è una popolazione (o una parte di questa) sensibile al richiamo estremista, complice anche la drammatica crisi economica.
La missione militare aveva già il sostegno dell’Onu e dell’Unione Africana, ma i Paesi della regione non riuscivano a mettersi d’accordo. E si andava per le lunghe.
Intanto gli islamisti conquistavano Gao, Kidal, Timbuctù, Douenza, Konne…erano a Mobtì, sarebbero arrivati a Bamako. La Francia è intervenuta. In meno di 48 ha fermato gli islamisti e li ha espulsi da Gao. Ha sventato il pericolo. Chi è in grado di dire che non avrebbero dovuto farlo si faccia avanti.
Certo: chi fa gli interventi militari, cioè chi ha eserciti efficienti e armi moderne quando le impiega non lo fa gratis. La Francia non lo ha fatto gratis, ne ha un tornaconto. Il problema è capire se per i civili maliani, per le popolazioni dei Paesi vicini, per l’Europa è meglio la Francia o gli islamisti. Io non ho dubbi.
Ultima osservazione: per favorire la pace, evitare gli interventi militari l’unica vera azione è la prevenzione. In Mali se non ci fosse stata la questione tuareg oggi non ci sarebbe la guerra. Bisognava affrontare e risolvere quella. Non lo ha fatto (non ha voluto farlo) la Francia, non lo ha fatto l’Europa, non l’hanno fatto i Paesi della regione. E la guerra è arrivata. Poi bisogna scegliere tra il minore dei mali, ma sempre tra due guerre.
La Pace ha perso.
Fonte: www.lettera22.it
16 gennaio 2013
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