Ma la pace resta lontana


Gabriel Bertinetto


Le radici del conflitto non sono estirpate. Lo saranno solo se i cingalesi vincitori avranno la saggezza di sanare le ferite sociali da cui la rivolta è scaturita, e di rimediare alle discriminazioni di cui i tamil si dicono vittime.


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Ma la pace resta lontana

La guerra è finita. Sarebbe una bella notizia, se fossimo sicuri che è finita davvero. Se non avessimo il dubbio che una nuova strategia di terrore non nasca in futuro dal risentimento dei ribelli tamil superstiti. Che due settimane fa proposero una tregua e ottennero il rifiuto irridente di una controparte che non si contentava di vincere, voleva stravincere.
Sarebbe una bella notizia, se fossimo certi che l’esercito dello Sri Lanka non stia profittando di queste ultime ore in cui può agire al riparo di una supremazia militare schiacciante e della scarsa vigilanza internazionale, per fare tabula rasa. Eliminando i nemici sopravvissuti, anziché accettarne la resa e farli prigionieri. Non sappiamo se le truppe del presidente Rajapaksa stiano davvero comportandosi così. E’ quello che denunciano i tamil all’estero in base a notizie che continuano ad arrivare dal teatro delle stragi.
Finisce una guerra durata 26 anni. Guerra per l’indipendenza, guerra per l’autonomia. A seconda dei momenti l’obiettivo dei nazionalisti tamil ha cambiato aspetto. Le loro rivendicazioni hanno avuto ora la ragionevolezza di chi esige il rispetto dei propri diritti, ora la spietata determinazione di chi non rinuncia ai metodi di lotta più abbietti, compresi gli attentati che non risparmiano i civili. La stessa altalena di oltranzismo insensato e intelligenza dialogante ha caratterizzato il comportamento delle autorità centrali. Purtroppo quando un soggetto apriva al negoziato, l’altro chiudeva, e viceversa. Solo nei giorni dello tsunami parve che il comune senso di umanità prevalesse su entrambi i fronti. Fu una cooperazione di breve durata. Oggi c’è un trionfatore ed uno sconfitto. Ma le radici del conflitto non sono estirpate. Lo saranno solo se i cingalesi vincitori avranno la saggezza di sanare le ferite sociali da cui la rivolta è scaturita, e di rimediare alle discriminazioni di cui i tamil si dicono vittime.

Fonte: L'Unità

18 maggio 2009

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