L’Umbria è sempre più multietnica
Redattore Sociale
Rapporto realizzato dall’Aur per conto della regione. I cittadini stranieri sono circa 86 mila, quasi il 10% della popolazione. Bene integrati, sostengono interi comparti dell’economia del territorio, come l’edilizia e l’agricoltura.
PERUGIA – Quasi 86mila immigrati presenti in Umbria, circa il 10% della popolazione. Con la prospettiva, in un futuro non troppo lontano, di essere la prima regione in Italia, a superare questa soglia percentuale. Sono i dati che emergono dal primo Rapporto sull’immigrazione in Umbria, curato dall’Agenzia Umbria ricerche, per conto della giunta regionale.
Gli stranieri in Umbria sono 85.947, il 22,9 per cento dei quali appartiene alla comunità romena, il 18 per cento a quella albanese, il 10,7 per cento a quella marocchina. Nella provincia di Perugia risiedono 67.296 cittadini immigrati, contro i 18.651 di Terni. Le donne hanno una presenza prevalente: 35.655 contro 31.641 uomini a Perugia, 10.335 contro 8.316 nella provincia di Terni.
“La presenza di migranti in Umbria si appresta ad oltrepassare la soglia del 10 per cento della popolazione, soglia mai raggiunta in alcuna regione italiana e che l’Umbria potrebbe superare per prima – dichiara Damiano Stufara, assessore regionale alle Politiche sociali – si stima, inoltre, una ulteriore crescita nei prossimi anni per raggiungere, nel 2014, il 15 per cento”.
Per l’assessore si tratta di “un dato quantitativamente rilevante che si è prodotto in un tempo relativamente breve. Segno, questo, di una stabilizzazione delle migrazioni nella nostra regione che da terra di passaggio diviene una meta per stabilirsi e lavorare”.
Dalla ricerca emerge inoltre che interi comparti economici della regione si reggono ormai prevalentemente sul lavoro delle maestranze migranti come l’edilizia, l’agricoltura e le attività di cura nelle case degli anziani e non solo.
“Lo studio evidenzia anche un elevato grado di integrazione più sul versante sociale che su quello lavorativo – prosegue l’assessore – e una capacità di andare ben oltre la semplice accoglienza. Emerge, infatti, un fitto reticolo di relazioni e collaborazioni in azioni che riguardano i singoli contesti locali fra istituzioni, soggetti e territori, che contribuisce a mantenere elevato il livello di protezione sociale. In pratica, in Umbria sono stati sperimentati percorsi e attuate politiche che hanno permesso di costruire le condizioni per far crescere l’inclusione e l’inserimento sociale dei nuovi cittadini. La legge regionale umbra sull’immigrazione risale al 1990; in vent’anni di applicazione della ‘18/1990’ sono stati realizzati ben 1621 progetti particolarmente radicati e capillari nei territori e nelle comunità locali, con un protagonismo diffuso di associazioni, cooperative, scuole e municipalità”.
Tra i punti critici emersi dal rapporto dell’Aur, vi è la questione delle seconde generazioni, con tutto il carico di difficoltà nella costruzione della propria identità per quei giovani, spesso nati e cresciuti in Umbria, figli di immigrati, “e per i quali – conclude l’assessore – la legislazione italiana appare arretrata ed inadeguata”.
“Questa nuova dimensione demografica dell’Umbria – precisa Claudio Carnieri, presidente dell’Aur – non costituisce solo uno straordinario cambiamento dei caratteri sociali e culturali della comunità regionale, ma può rappresentare un’enorme opportunità per un arricchimento forte del senso di sé che fa l’identità di un territorio. Quello che è in gioco oggi è una nuova e più ricca trasformazione della qualità sociale e civile della regione che vent’anni fa è stata all’avanguardia nelle politiche di accoglienza. Dipende da ciascuno che questa prova sia vissuta e costruita come obiettivo di tutti”.
Fonte: Redattore Sociale
25 gennaio 2010