Lo specchio deformato mostra il re nudo


Michele Conforti


"Il caso della telefonata fra Agostino Saccà e Silvio Berlusconi, intercettata dalle forze di polizia e divulgata dalla stampa, pone diverse questioni sul tappeto. Alcune sono di competenza della magistratura". Prosegue l’azione del movimento dei cento autori…


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Lo specchio deformato mostra il re nudo

Il caso della telefonata fra Agostino Saccà e Silvio Berlusconi, intercettata dalle forze di polizia e divulgata dalla stampa, pone diverse questioni sul tappeto. Alcune sono di competenza della magistratura. La giustizia farà il suo corso ed il capo della fiction in Rai potrà dimostrare la sua innocenza rispetto alle accuse che gli vengono rivolte. Altre sono inerenti l’ autonomia e la correttezza del management apicale Rai nei confronti della azienda cui appartiene. Qui agiranno gli organismi interni preposti per valutare sulla base del codice etico aziendale l’onestà dei comportamenti e delle azioni del manager Saccà.
Il caso ha tuttavia messo in luce una volta per tutte il vero mostro con cui il Servizio pubblico radiotelevisivo ed i suoi funzionari devono fare i conti e che determina, giorno dopo giorno, lo specchio deformato che la televisione pubblica fornisce della realtà sociale e culturale del nostro paese.
Il mostro è una pura “convenzione” fra aziende televisive e inserzionisti pubblicitari e si chiama “indice di ascolto”. Sugli indici di ascolto si costruisce l’appiattimento delle politiche editoriali, la mancata sperimentazione in tutti i settori della comunicazione televisiva, l’assenza di nuovi generi e di nuovi linguaggi, di nuovi racconti e di nuovi volti. La Rai si è seduta sull’auditel come il paese si è incartato su se stesso. La più grande impresa culturale del nostro paese non produce più strumenti critici per la crescita della nostra società ma appiattisce, annacqua tutto. Questo è evidente nella fiction nazionale che dopo stagioni di grande creatività si è incartapecorita. Sempre le stesse storie, sempre le stesse facce, sempre gli stessi assurdi grafici degli ascolti minuto per minuto che determinano andamenti e trame della scrittura, scelte e linguaggi della regia e selezioni degli interpreti. Questa è una faccia Rai, questo è un regista Rai, cosi si dice! Tutto è già detto e scritto nel codice misterioso del minuto per minuto che funzionari e manager interpretano come aruspici.
Con il caso Saccà all’improvviso il re è nudo e lo specchio deformato è evidente. Saccà è il grande illusionista dello specchio, lo deforma a suo piacimento attraverso il mistero degli indici. Non ha bisogno di censure evidenti sul piano editoriale poiché i suoi interlocutori si sono già autocensurati. E quando qualcuno scopre il gioco quello non è più una faccia Rai, quello non è più un regista Rai, quello, è un suggerimento sussurrato ai produttori dagli editor ,meglio non scriva per la Rai.
Lo strumento della fiction è uno strumento potente, costruisce società, determina rapporti sociali. Duecentoottanta milioni di euro sono un potere immenso nelle mani di un solo manager nel panorama dell’audiovisivo italiano. Come sono state divise queste risorse fra le società di produzione, come vengono selezionate le storie, quanto sono indipendenti i produttori che le realizzano?
Il movimento dei cento autori ha già vissuto questo brutto sogno con il caso Macchitella a Rai cinema. Da quella riflessione è nato il movimento e l’assemblea dell’Ambra. Allora noi chiedemmo alla Rai il massimo di trasparenza nelle decisioni ed il massimo di competenza nelle scelte dei manager. Abbiamo osservato con piacere la scelta alla direzione della struttura di una manager appassionata e preparata come Caterina d’Amico e abbiamo costruito insieme una nuovo rapporto fra mondo degli autori e la Rai .
Il caso Saccà pone adesso un problema più vasto che, non solo si interseca con l’autonomia editoriale del Servizio pubblico radiotelevisivo dai potentati politici ed economici , ma pone un problema strategico di democrazia e di diritti nella comunicazione nel nostro paese.
Serve al più presto una riforma della Rai che restituisca il servizio pubblico ai suoi spettatori e riconsegni a tutti i soggetti, produttivi, creativi ed aziendali il proprio ruolo e la propria autonomia .
Il movimento dei cento autori è pronto insieme ai giornalisti della Federazione della Stampa e dell’Usigrai, assieme ai cittadini utenti ad aprire una nuova fase di lotta per un servizio pubblico radiotelevisivo specchio trasparente della nostra società.

Fonte: Articolo 21

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