Lo sguardo ristretto e superficiale dell’informazione
Michela Trigari
Roberto Natale della giunta della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), commenta il dopo-Marcia: “Il giornalismo italiano ha bisogno di un maggiore approfondimento delle notizie e di smettere di essere specchio dei vizi della politica”.
“Un’informazione troppo spesso specchio e megafono dei vizi della politica”. E’ il parere di Roberto Natale, giornalista, membro della Giunta della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), che commenta così il dopo-marcia. “Se le radio e la tv pubblica hanno fatto un buon lavoro coprendo con la diretta quasi tutta la Perugia-Assisi, per la gran parte dei quotidiani italiani, tranne un paio di eccezioni, non si è trattato di un evento degno della prima pagina: né di un piccolo richiamo, né di una foto con i colori della pace”.
Che suggerimenti dare, allora, ai mass media?
L’informazione italiana deve allargare lo sguardo alle questioni che riguardano il mondo intero, ma senza dimenticarsene nel giro di pochi giorni. Prendiamo ad esempio il caso della ex Birmania: giornali e televisione ne hanno parlato per un po’ e poi più nulla. Ma non è che la situazione in Myanmar sia migliorata nel frattempo: semplicemente non fa più notizia.
Possibile che il giornalismo italiano non riesca a fare di più?
Sembrerebbe proprio così. Quello che manca è l’approfondimento dei temi, politici, sociali, economici: tutti gli argomenti sono trattati in modo superficiale. Quello che tiene banco è sempre e solo la polemica tra gli opposti schieramenti. Proprio in queste ore il governo sta dibattendo sui finanziamenti alla difesa: possibile che non si riesca a leggere da nessuna parte un dossier sulle spese per le forze armate?
Come mai i temi della pace e dei diritti umani non riescono a bucare l’informazione?
Perché è la politica a dettare l’agenda dei mass media nel nostro Paese. Ed essendo la politica, per sua natura, autoreferenziale, il giornalismo italiano si è trasformato nello specchio e nel megafono dei vizi che la accompagnano. Da questi presupposti, pace e diritti umani lasciano il tempo che trovano sulla stampa nazionale e sulle tv.