Libia, reggerà il cessate al fuoco?


il Manifesto


A Mosca i colloqui indiretti sul conflitto in Libia tra i due litiganti. Ma l’«uomo forte» di Bengasi si prende una notte per riflettere


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È stata una giornata ad altissima tensione quella che ieri a Mosca ha dato il via alle trattative per un accordo di pace in Libia.

Il capo del governo di unità nazionale Fayez al-Sarraj così come il capo del Consiglio di stato supremo della Libia Khaled al-Mishri hanno firmato un progetto di documento per dare un nuovo assetto politico e territoriale al paese, ma non ancora il comandante dell’esercito nazionale libico (LNA) Khalifa Haftar che ha chiesto una notte di riflessione per decidere.

LO HA ANNUNCIATO in serata il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, sotto i cui auspici si sono tenuti gli incontri di ieri decisi a sorpresa già domenica notte. Intanto al Cremlino Vladimir Putin seguiva passo dopo passo la l’incedere degli eventi informando Conte ed Erdogan riuniti in Turchia, ma anche Merkel che dovrà ospitare già il prossimo 19 gennaio la vera e propria conferenza di pace, quanto si stava delineando.

Con Erdogan e Putin già con i motori degli aerei presidenziali accessi per Berlino e un Emmanuel Macron che ha bisogno di successi internazionali visti i chiari di luna della lotta di classe in Francia, sarà ben difficile che qualcuno dei contendenti della Cirenaica si potrà svegliare oggi e far saltare il banco. Sergey Lavrov da consumato politico ha parlato solo “buoni progressi” nella trattativa e attende impaziente di veder se il cessate fuoco concordato da Erdogan e e Putin già domenica, reggerà.

Se così sarà si tratterrà di una giornata storica per la diplomazia russa. In 72 ore Putin è riuscito a trovare la quadra con Ankara abbandonando al loro destino i mercenari russi e ha coinvolto l’Europa mettendo su un piatto d’argento l’evento berlinese. Ora Mosca ha un alleato stabile, la Turchia, in tutta la fascia che va dal Nord Africa fino alla Persia, è riuscito ad attivare la sonnolente diplomazia dell’Unione Europea e potrà svolgere un ruolo di primissimo piano non solo più in Siria ma in tutta un’area dove si sta ripresentando il fattore di destabilizzazione delle proteste di piazza di massa.

CHE LA TRATTATIVA di ieri non sarebbe stata facile era noto un po’ a tutti, ma era stato Lavrov a crederci prima di tutti cancellando il suo viaggio in Sri Lanka. La mattinata era iniziata con i negoziati di tavola rotonda tra le delegazioni russa e turca nel formato “2 + 2” (capi dei ministri degli Esteri e del inistero della Difesa), prevedendo che in seguito i libici si sarebbero uniti al tavolo.

L’ULTIMA volta che Fayez Sarraj e Khalifa Haftar si sono incontrati alla fine di febbraio dell’anno scorso, prima dell’inizio dell’attacco dell’LNA a Tripoli. Da allora avevano rifiutato qualsiasi contatto. Solo la settimana scorsa, Sarraj aveva annullato la sua visita a Roma, lasciando Giuseppe Conte con il cerino in mano.

All’uscita i ministri degli Esteri della Turchia e della Russia non hanno riferito quali fossero i punti fondamentali del documento da firmare ma sono circolate molte molte versioni e voci. Il canale televisivo Sky News Arabia riferisce che Khalifa Haftar ha insistito sull’ammissione delle sue forze a Tripoli e sulla formazione di un governo di unità nazionale. Allo stesso tempo, come riportato, Fayez Sarraj ha richiesto il ritiro dell’LNA sulle linee del fronte precedente al 4 aprile dell’anno scorso. Il moscovita Kommersant ha fatto circolare una bozza d’intesa che non però finora trovato conferma alcuna.

NELLE DUE PAGINE diffuse dal giornale russo si possono trovare termini generici sul riconoscimento da parte delle parti del conflitto dell’iniziativa russo-turca, la cessazione delle operazioni offensive, la delimitazione delle forze e altre misure per stabilizzare la situazione in Libia.

Tuttavia nel testo si indicherebbero anche alcuni strumenti per attuare gli accordi di pace: la creazione di una commissione militare che lavorerà sotto gli auspici delle Nazioni Unite e la formazione gruppi di lavoro per discutere il futuro politico della Libia e le questioni relative alla rinascita dell’economia del paese.

SECONDO il canale televisivo russo ORT, si intende giungere al ritiro delle forze da entrambe le parti in conflitto, alla redistribuzione dei poteri tra LNA e PNS, e in particolare l’esercito del generale della Cirenaica Khalifa i Haftar avrebbe il compito ben poco piacevole di combattere i terroristi e garantire la sicurezza dei giacimenti di petrolio e gas. Ma cosa ancora più importante, secondo la Tv russa, il documento ipotizzava una moratoria sull’ingresso delle forze armate turche in Libia, mentre la Russia era responsabile del monitoraggio dell’attuazione del cessate il fuoco.

Sulla stessa lunghezza d’onda Bloomberg ritiene che il compito di monitoraggio sarà affidato alla Russia e alla Turchia con il supporto però dell’Egitto e degli Emirati Arabi Uniti.

Il manifesto

14 gennaio 2019

 

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