Le sfide del Presidente che sogna un’America “più responsabile”


Maurizio Molinari


Barack Obama mette la firma sui 23 ordini che rendono immediati i provvedimenti che limitano le armi.


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firmaobama
La richiesta al Congresso di reintrodurre il bando contro le armi d’assalto è un momento che definisce la presidenza Barack Obama perché fondato sulla necessità di essere «responsabili verso il prossimo» ovvero l’idea sulla quale ricostruire la nazione.
Quando il 20 gennaio 2009 Obama pronuncia dai gradini del Capitol il primo discorso di insediamento, indica la necessità di una «nuova era di responsabilità» ovvero «riconoscere che ogni americano ha dei doveri, verso se stesso, il prossimo, la nazione e il mondo». Da quel momento il 44° presidente ricorre al termine «responsabilità» in ogni battaglia politica tesa a realizzare le riforme che ritiene più necessarie.
Lo fa il 9 settembre seguente sostenendo, davanti al Congresso, l’importanza di approvare la riforma della Sanità con una «scelta di responsabilità» che sarà «ripagata dalla possibilità di ogni cittadino di avere un’assicurazione medica». Lo ripete, venti giorni dopo, firmando il «Lilly Ledbetter Fair Pay Restoration Act» sulla parità salariale fra uomini e donne che «pone fine delle discriminazioni sul posto di lavoro». Lo stesso termine accompagna, il 19 dicembre 2010, il plauso al voto del Senato che abolisce le discriminazioni contro i gay nelle forze armate perché «dimostra responsabilità nei confronti di migliaia di patrioti a cui non si chiede più di vivere nella menzogna pur di servire la patria che amano». E il 15 giugno del 2012, annunciando la fine delle deportazioni dei clandestini sotto i 30 anni, Obama esprime la «responsabilità della nazione» nei confronti di «ragazzi che studiano nelle nostre scuole, giurano sulla nostra bandiera, parlano la nostra lingua e sono americani in tutto tranne che nei documenti».
Per Robert Gibbs, fra i più stretti collaboratori del presidente, dietro questa idea portante c’è la volontà di «rimettere la nazione in cammino tornando a unirla», richiamandosi alla solidarietà collettiva dimostrata da Abramo Lincoln nel sanare le ferite della Guerra Civile e della schiavitù. È una lettura che si rispecchia in quanto disse Obama alla Convention democratica di Boston del luglio 2004 – nel momento del suo debutto sulla scena nazionale – sottolineando: «Ciò che rende unica e fa funzionare questa nazione è la profonda convinzione di essere custodi di nostro fratello e custodi di nostra sorella».
Ovvero, alla base delle libertà dell’America c’è la responsabilità verso il prossimo. Nel caso della battaglia contro le armi d’assalto, Obama declina questo impegno nei confronti di chi «abbiamo di più importante, i nostri figli» perché «dobbiamo difenderli da chi vuole fargli del male». Nel discorso pronunciato a Newtown, pochi giorni dopo la strage nella scuola elementare «Sandy Hook», si spinse fino a individuare nella «protezione dei figli» il punto di incontro fra ogni fede. È questo approccio alla ricostruzione dell’America che segna il passaggio al secondo mandato, al cui orizzonte già si annunciano altre analoghe battaglie: dalla riforma dell’immigrazione e al rafforzamento del Welfare State.
Fonte: www.lastampa.it
17 gennaio 2013
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