Le armi dietro la crisi e le responsabilità italiane


Giorgio Beretta - unimondo.org


Dai rapporti ufficiali dell’Unione Europea emerge chiaramente che negli ultimi anni l’Italia, tra i paesi dell’Unione, è stato il principale esportatore di sistemi militari in Siria.


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Le armi dietro la crisi e le responsabilità italiane

Ancora nel 2010 paesi dell’Unione Europea hanno autorizzato trasferimenti di armi e componenti a uso militare verso la Siria: la Grecia ha autorizzato il trasferimento di componenti destinati all’aviazione di Damasco per oltre mezzo milione di euro, la Gran Bretagna munizioni per un valore di circa 33.000 euro. L’anno precedente era stata invece l’Italia a fare la parte del leone con consegne per un valore di 2.711.312 euro: al regime siriano in questo caso erano finiti sistemi di puntamento per carri armati. Sempre nel 2009, dalla Germania erano stati autorizzati trasferimenti per veicoli militari per un valore di 55.000.

“Dai rapporti ufficiali dell’Unione Europea – dice alla MISNA Giorgio Beretta, ricercatore della Rete italiana per il disarmo – emerge chiaramente che negli ultimi anni l’Italia, tra i paesi dell’Unione, è stato il principale esportatore di sistemi militari in Siria. La fornitura del 2009, in particolare, riguarda sistemi di puntamento e di controllo del tiro Turms-T, forniti a Damasco dalla Selex Galileo, società controllata della Finmeccanica, e destinati a carri armati di fabbricazione russa T72”. Sono gli stessi tank visti in azione nelle città siriane al centro delle contestazioni contro il regime.

In un suo rapporto pubblicato alcuni mesi fa, Amnesty International ha riferito che Stati Uniti, Russia e diversi paesi europei, tra cui l’Italia, hanno fornito grandi quantità di armi a governi repressivi del Medio Oriente e del Nord Africa prima delle rivolte del 2011.

“Le nostre conclusioni – aveva detto in occasione la ricercatrice responsabile del rapporto, Helen Hughes – mettono in evidenza il profondo fallimento degli attuali controlli sulle esportazioni di armi, con tutte le scappatoie esistenti, e sottolineano quanto occorra un efficace Trattato sul commercio di armi che tenga in piena considerazione la necessità di difendere i diritti umani”.

Fonte: http://www.misna.org/
26 Aprile 2012

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