L’annuncio dell’Unesco: bloccate tutte le attività fino al 31 dicembre 2011


Il Fatto Quotidiano


La decisione dopo il taglio dei finanziamenti da parte degli Stati Uniti, che non hanno ‘gradito’ l’ingresso nell’organizzazione della Palestina. Il presidente Irina Bokova: “La decisione permetterà di colmare il deficit annuale di 65 milioni di dollari”.


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L’annuncio dell’Unesco: bloccate tutte le attività fino al 31 dicembre 2011

Il riconoscimento della Palestina come Stato membro dell’Unesco e il conseguente blocco dei finanziamenti degli Usa all’organizzazione dell’Onu con sede a Parigi ha prodotto l’effetto peggiore: il blocco di tutte le attività dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura fino al 31 dicembre 2011. Lo ha annunciato oggi la direttrice generale, Irina Bokova, spiegando che l’agenzia da lei diretta ha un deficit di 65 milioni di dollari nel suo bilancio annuale.

La decisione di sospendere i programmi dell’organizzazione dell’Onu con sede a Parigi, fa seguito al riconoscimento della Palestina come stato membro a pieno titolo, votato dalla Conferenza generale dell’Unesco lo scorso 31 ottobre. Da qui la dura presa di posizione degli Stati Uniti, che hanno chiuso il rubinetto dei finanziamenti con un taglio del 22% dei fondi destinati all’Unesco. Il motivo? La legislazione Usa impedisce di finanziare le agenzie dell’Onu che garantiscano l’accesso a pieno titolo a gruppi che non sono riconosciuti a livello internazionale come stati.

“La decisione odierna – ha sottolineato Irina Bokova – servirà a risparmiare 35 milioni di dollari che, insieme ai 30 milioni di dollari derivati dai fondi di rotazione, permetteranno di colmare per quest’anno il deficit stimato intorno ai 65 milioni di dollari”. La Bokova ha annunciato la decisione in chiusura della Conferenza generale dell’organizzazione, che si era aperta il 25 ottobre. Ieri, invece, il presidente dell’Unesco aveva anche annunciato la possibilità di un fondo di emergenza per raccogliere i contributi di governi, settore privato e cittadini.

Fonte: Il fatto quotidiano

11 novembre 2011

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