L’alibi dell’antisemitismo
Piero Piraccini
“Noi siamo quelli che veniamo dopo. Ora sappiamo che un uomo può leggere Goethe e Rilke la sera o suonare Bach e Schubert, e il mattino dopo può recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz”- Così scriveva lo scrittore di origine ebraica George Steiner. Oggi siamo oltre perché in tempo reale vediamo che un uomo (Netanyhau, […]
“Noi siamo quelli che veniamo dopo.
Ora sappiamo che un uomo può leggere Goethe e Rilke la sera o suonare Bach e Schubert, e il mattino dopo può recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz”- Così scriveva lo scrittore di origine ebraica George Steiner.
Oggi siamo oltre perché in tempo reale vediamo che un uomo (Netanyhau, in questo caso), ogni giorno può uccidere impunemente bambini, anziani, donne senza che si ponga fine all’orrore prodotto, preventivamente dichiarato.
E se poi la Corte Penale Internazionale accenna ad accusarlo di crimini di guerra, lui sprezzante dichiara di non riconoscerne la legittimità anche perché le sue azioni – afferma – sono condotte nel rispetto del diritto internazionale (?).
La divisione del mondo e il giudizio su chi vi opera sono tali che lo stesso fatto viene valutato in modi opposti.
Un solo esempio per tutti: la Russia prima si appropria (dopo un discutibile referendum) della Crimea, poi invade l’Ucraina. Sanzioni prima e condanna dopo, da parte dell’Occidente fino al Tribunale Internazionale dell’Aja che spicca il mandato di arresto nei confronti di Putin.
Israele si appropria (dopo una sanguinosa guerra) dell’intero territorio che l’ONU aveva riservato al futuro stato di Palestina, costruisce 700 km di muraglia che taglia in più parti lo stesso territorio, crea enclave palestinesi incomunicanti, ignora le risoluzioni ONU che intimano il ritiro dai territori occupati e la rimozione del muro, ma non succede nulla: al massimo qualche buffetto, oltre a montagne di dollari per altre armi e, a seguire, l’ennesima carneficina.
Forse l’orrore di Gaza non configura un genocidio – la Corte internazionale di Giustizia non lo ha escluso – ma c’è un termine più appropriato?
Non è semplice capire il sostegno al governo terrorista di Netanyahu da parte del popolo israeliano, aldilà delle manifestazioni dei familiari delle persone rapite da Hamas. In questo ci può aiutare Nurit Peled, scrittrice e insegnante ebrea, premio Sacharov del Parlamento europeo, una figlia tredicenne uccisa in un attentato suicida, l’accusa all’occupazione israeliana della responsabilità di quella morte.
Nel libro “La Palestina nei libri scolastici di Israele”, descrive una società israeliana sotto assedio in cui la scuola fabbrica una memoria che prevale sulla storia e si radica nelle menti delle giovani generazioni talché: “Gli israeliani diventano buoni soldati da subito. Molti di loro non hanno mai visto un palestinese prima di entrare nell’esercito e quando lo incontrano lo identificano con un nemico”.
Nei libri di testo il palestinese è disumanizzato, descritto come un selvaggio a cavallo di asini o di cammelli, “geneticamente terrorista, rifugiato o primitivo”, privato della sua cultura e delle sue tradizioni. Stessi concetti da lei ribaditi in un recente convegno a Napoli. Il palestinese è il nemico del moderno Israele e del progetto sionista di civiltà occidentale: uno Stato di apartheid e il dominio militare sui palestinesi colonizzati finalizzato alla loro espulsione.
Antisemita anche Nurit Peled, ora sospesa dal suo incarico universitario a Gerusalemme? Definizione anch’essa stucchevole ormai. Sono semiti i palestinesi e gli ebrei come lo sono le tre religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islam che a Gerusalemme venerano i luoghi sacri posti a poche centinaia di metri di distanza fra loro.
E’ lecito condannare azioni omicide quando si bruciano case, ospedali, scuole per la sospetta presenza di guerriglieri Hamas senza scomodare definizioni improprie? E’ ora di finirla con questa ipocrisia connivente con un governo che, infangando la memoria dell’olocausto, compie atti disumani ugualmente esecrabili chiunque li commetta, siano i guerriglieri di Hamas siano i soldati israeliani. In gran parte del mondo gli studenti, privi di lacci o laccioli, dimostrano di averlo ben capito.