Lacrimogeni sui rifugiati. La Turchia apre i confini.
il Manifesto
Grecia. Atene: 66 migranti arrestati, 4mila respinti. Ankara chiede altri soldi all’Europa. Si fa strada l’idea di trasformare le isole in campi dove rinchiudere profughi e migranti, una proposta che risveglia i ricordi peggiori
La polizia greca ha respinto, utilizzando almeno due volte lacrimogeni e bombe assordanti, i profughi e i migranti che cercavano di attraversare il confine nel passo di Kastanies, dalla parte della strada e del fiume vicino, mentre il governo di Mitsotakis continua a spostare forze della polizia e dell’esercito per «sigillare i confini».
Gli ufficiali della polizia greca insistono che tra profughi e migranti che tentano di attraversare il confine i siriani sono pochissimi.
«Il governo è deciso a fare tutto il necessario per assicurare i confini del paese. La Grecia ha avuto ieri (venerdì, ndr) un tentativo di violazione dei suoi confini organizzato, di massa e illegale, ma ha resistito. Abbiamo respinto più di 4mila ingressi illegali. I 66 che sono passati sono stati detenuti e non hanno nessuna relazione con Idlib», ha detto il portavoce del governo greco Petsas. A Lesbos sono arrivati 69 migranti e a Samos 54, dopo difficili operazioni di salvataggio visto il vento forza 8 Beaufort. Quasi tutti africani.
Il presidente turco Ertogan ha avvertito che nelle prossime ore passeranno la frontiera greca tra i 25 e i 30mila profughi e e che il suo paese «non può affrontare» una nuova ondata di rifugiati dalla Siria, considerando che l’Ue «non ha aiutato abbastanza» la Turchia.
«Che abbiamo detto mesi fa? Che se continua questa cosa apriremo i confini. Non ci hanno creduto. Che abbiamo fatto ieri? Abbiamo aperto i confini. Fino a sabato mattina circa 18mila persone hanno passato la frontiera e credo che questo numero può arrivare oggi a 25-30mila persone. Non chiuderemo i confini nel futuro», ha ammonito il “sultano”.
Lanciando le sue frecce contro l’Europa ha detto rivolgendosi alla cancelliera Merkel e ai leader europei rei di promesse non mantenute: «Vi diamo 100 milioni di euro e vi mandiamo i profughi. Ci avete detto che spendete un miliardo di euro per i profughi. Dove sono questi soldi? Solo noi ospitiamo 3,7 milioni di siriani nei nostro paese. Merkel aveva promesso 25 milioni di euro per i rifugiati e non abbiamo visto ancora niente».
Il ministro degli Esteri greco Dendias ha chiesto per telefono la convocazione di un Consiglio europeo straordinario al responsabile della Politica estera e della sicurezza europea Borrell, come aveva chiesto due giorni fa Tsipras, per parlare subito dopo con i suoi omologhi di Austria, Bulgaria e Macedonia del Nord, avvertendoli che se i flussi dovessero continuare subiranno anche loro delle pressioni. Da ultimo il ministro degli esteri turco Cavusoglu ha negato che le autorità turche abbiano incoraggiato i rifugiati e i migranti ad attraversare i confini.
Dendias si è incontrato con l’ambasciatore americano Payate per informarlo della situazione, mentre il presidente serbo Vucic ha avvertito che il suo paese «non si trasformerà in un parcheggio per migranti»: «Non possiamo resistere con più di 10mila profughi e immigrati».
Intanto il governo di Mitsotakis cerca di far entrare dalla finestra, cioè attraverso i suoi presidenti delle regioni del mar Egeo e i sindaci delle isole (che Mitsotakis ha incontrato nella sede del governo), la proposta di trasformare alcune isole deserte in campi per i profughi.
Una proposta che aveva avanzato già tempo fa risvegliando l’incubo delle pagine più nere della storia greca quando per decenni tante isole si erano trasformate in campi di prigionia e di confino per migliaia di comunisti.
Il vice governatore di Lesbos Chatzikomninos aveva già avanzato a Mitsotakis questa proposta notando che il primo ministro aveva «ascoltato con attenzione». E l’ex coordinatore del governo per la questione dei profughi Stefanis aveva individuato l’isola di Levitha, come modello dei campi chiusi nelle isole ma si era costretto a fare marcia indietro.
Syriza ha invitato il governo di Nuova Democrazia a smetterla con «le sue irresponsabili e amatoriali manovre» e ha ribadito per il terzo giorno consecutivo il bisogno della convocazione di un Consiglio europeo straordinario, considerando che l’Europa deve rispondere alla Turchia «che utilizza come strumenti di pressione i profughi».
«L’Ue non può osservare passivamente. Deve garantire l’applicazione della Dichiarazione comune con la Turchia, nonché assumere la responsabilità di sviluppare un piano efficace per affrontare la possibilità della sua cancellazione. Un piano che ovviamente dovrà avere alla base i principi della solidarietà e della condivisione delle responsabilità. La decisione di Erdogan di aprire il rubinetto dei rifugiati non è casuale. È arrivata nel momento in cui le manovre senza precedenti e irresponsabili del governo nelle isole in prima linea ci hanno portato alla divisione e a scontri da guerra civile, con immagini della vergogna che fanno il giro del mondo», ha notato nel suo comunicato Syriza.
Il Manifesto
1 marzo 2020