La protesta contro i caschi blu


Nigrizia.it


Ultimamente la situazione a Goma e nel resto del Nord Kivu si è fatta ancor più tesa a causa dei ripetuti scontri tra l’esercito di Kinshasa e ribelli dell’M23.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Un milicien Maï Maï.

Di Danilo Giannise
Qualche giorno fa centinaia di persone si sono riversate in strada, a Goma, per protestare contro l’” inutilità” e “inefficacia” della missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (la Monusco). Secondo alcuni testimoni, i caschi blu uruguaiani avrebbero aperto il fuoco contro i manifestanti causando la morte di due persone e il ferimento di altre quattro. Sull’accaduto, le Nazioni Unite hanno aperto un’inchiesta, mentre il presidente dell’Uruguay Jose Mujica ha negato tutte le accuse che sono state rivolte ai militari del suo Paese.

A prescindere da qual risultati scaturiranno dall’inchiesta in corso, la protesta dei congolesi è indice evidente dei dubbi e della diffidenza che ormai da tempo aleggiano tra la popolazione nei confronti della Monusco.

Sfollati e popolazione locale non avvertono la missione dei caschi blu come una garanzia di protezione nei loro confronti: “Gli uomini della Monusco non servono a niente, sono qui da anni e la guerra va avanti imperterrita. Quando ci sono attacchi nei villaggi, la gente è costretta a fuggire senza nessuno che li protegga”, è quello che ci si sente ripetere dai congolesi.

Con i suoi 19 mila uomini, la missione di pace nella RDC, stabilita nel 1999 con il vecchio nome di Monuc, rappresenta la più grande delle Nazioni Unite in tutto il mondo. Il costo complessivo della forza è di 1 miliardo e mezzo di dollari all’anno.

Da pochi mesi, Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha affiancato, alla Monusco, una brigata d’intervento speciale composta da 3 mila uomini con l’obiettivo specifico di combattere ed eradicare i numerosi gruppi ribelli armati attivi nella zona. Su tutti, il Movimento del 23 marzo (M23), un gruppo ribelle creato nell’aprile 2012 da diversi militari congolesi che hanno fatto defezione dall’esercito regolare.

Ultimamente la situazione a Goma e nel resto del Nord Kivu si è fatta ancor più tesa a causa dei ripetuti scontri tra l’esercito di Kinshasa e ribelli dell’M23. Goma, città strategica al confine con il Ruanda, è stata essa stessa al centro di bombardamenti proprio negli ultimi giorni e molti civili hanno perso la vita.

Con la protesta nei confronti dei caschi blu, la popolazione, sfinita da due decenni di guerra, ha voluto invitare in maniera plateale le Nazioni Unite ad abbandonare l’immobilismo e ad attaccare, attraverso la forza d’intervento speciale, i ribelli dell’M23. Soprattutto, la gente chiede la protezione che la Monusco, secondo il suo mandato, le dovrebbe garantire.

Sembra che gli abitanti di Goma vogliano scongiurare con tutte le loro forze il ripetersi dell’incubo vissuto a novembre del 2012: quando i ribelli dell’M23 hanno preso il controllo della città nel giro di poche ore, con i militari congolesi a darsi alla fuga e i caschi blu dell’Onu senza battere ciglio…

Fonte: www.nigrizia.it
7 settembre 2013

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento