La Perugia-Assisi dell’informazione


Santo Della Volpe - articolo21.org


"Nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Costituzione Italiana il tema dell’informazione è balzato in cima ai problemi da affrontare per le associazioni che, a partire dalla Tavola della Pace, vogliono riscrivere l’Agenda politica dei diritti umani…"


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La Perugia-Assisi dell’informazione

Nel mondo 1 adulto su 4 è analfabeta, non sa leggere: vuol dire che 872 milioni di persone non possono informarsi e farsi una opinione confrontando giornali diversi tra loro; di queste persone solo una parte è informata di quello che succede attraverso la radio e la televisione, dalle quali, per altro dipende totalmente. Nei paesi occidentali ,invece, proprio grazie alla televisione stiamo assistendo ad una sorta di analfabetismo di ritorno. Una assenza di cultura del dialogo e del confronto tra tesi diverse, che favorisce il pensiero unico in determinati strati della popolazione. In tutti i casi,il diritto all’informazione pulita è minato, in modo più o meno appariscente.

E nella classifica mondiale dei paesi con minore o maggiore libertà di informazione (stilata da Reporters sans Frontiere) il nostro paese non è proprio messo bene, diciamo a centro classifica,segno che anche da noi va ancora difeso il diritto all’informazione libera sancito dalla nostra Costituzione. Per questo,nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Costituzione Italiana il tema dell’informazione è balzato in cima ai problemi da affrontare per le associazioni che, a partire dalla Tavola della Pace, vogliono riscrivere l’Agenda politica dei diritti umani; perché i problemi sono la povertà, la guerra, il disarmo, la lotta alle discriminazioni e per le pari opportunità, l’ambiente e la lotta alla criminalità organizzata ed alle mafie, la nonviolenza e la richiesta di un lavoro dignitoso, la democrazia e la partecipazione: ma tutti questi problemi senza una vera informazione obiettiva e libera, senza un vero servizio pubblico radiotelevisivo, rischiano di restare problemi per sempre e di non trovare mai una soluzione.

Oggi infatti viviamo in un momento di grandi tensioni e grandi speranze nel mondo, di crisi economica e politica,ma anche di difesa dell’istruzione e dei valori fondanti della nostra Repubblica: solo se questi momenti di crisi e di speranza vengono fatti vedere con obiettività,diventando momenti di discussione e di crescita, il nostro paese potrà apparire veramente democratico, nel senso di allargamento della grande “piazza partecipativa”.

Ma in Italia assistiamo ad una aggressione al principio della critica(costruttiva) che l’informazione delle svolgere ; vediamo quotidianamente il tentativo di piegare la comunicazione ad interessi di governo (questo governo) e di potentati economici che vogliono far vedere la realtà usando “specchi deformati” e di parte, cercando di comunicare ai milioni di persone che vivono alla periferia del potere , messaggi soporiferi di diritti acquisiti quando sono invece pressoché inesistenti. Anzi di troppi diritti di fronte ai doveri, come quello di essere accondiscendenti con il potere “che sa cosa fare”.

Si ingigantiscono problemi come la sicurezza per poi prendersi in modo autoritario deleghe per risposte militari quanto inutili: si crea il mito del governante che veglia sui cittadini,mentre per le strade diminuisce il controllo di legalità; si mandano segnali rassicuranti solo nell’apparenza, mentre la crisi economica investe strati sempre più ampi della popolazione. Tutto si trasforma in messaggi di propaganda che giornali e telegiornali rimandano ai cittadini senza critica,quando va bene; altrimenti con ampi segni di approvazione per cercare di adulare il capo,che in Italia è capo d’azienda editoriale e di governo insieme ( e non dobbiamo smettere di dire che il conflitto di interessi esiste,eccome!).

Chi è povero deve restarlo ed ora,anche in silenzio. Questa non è più informazione ma uso privato dei mezzi di comunicazioni per fini personali,politici ed economici. Per questo è importante che il mondo della cultura e dell’informazione si mobiliti per rovesciare questa impostazione: in nome del diritto ad essere informati correttamente da parte dei cittadini ed anche in nome della dignità del lavoro di comunicatore e giornalista. Cinema, arte, cultura e giornalismo devono mettere in campo una iniziativa comune e la data del 10 dicembre, giorno del sessantesimo anniversario della firma della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,è stata scelta nel Convegno di Roma titolato non a caso “Dalle nostre città al mondo: difendiamo i diritti umani, realizziamo la Costituzione”, proprio per farne una giornata di mobilitazione per una informazione pulita ed un Servizio Pubblico Radiotelevisivo veramente dalla parte dei cittadini.

A questa scelta della Tavola della Pace e delle centinaia di associazioni e gruppi che vi aderiscono, Articolo21 non solo aderisce, ma chiama tutti coloro che in quell’articolo della nostra Costituzione si ritrovano pienamente, a partecipare portando il proprio contributo di giornalista, autore di cinema e TV, attore/attrice e persona che nella cultura riconosce il proprio modo di partecipazione nella società. Per fare di quella giornata la prima grande marcia civile per il diritto all’informazione,una Perugia-Assisi dell’informazione; per una Rai che racconti l’Italia senza nascondere i malesseri sociali; per un servizio pubblico dove non ci siano solo Vip o aspiranti veline, ma dove i protagonisti veri siano i cittadini, i loro gusti, il loro divertimento, i loro bisogni.

Ed aggiungerei , una marcia di pace e di richiesta di diritti per tutti, contro lo squadrismo imperante,sia verbale che “militante” nella politica e nelle piazze, contro chi vuole convincere gli altri a cinghiate e con intimidazioni,pensando d’essere sempre nel giusto e mai nel torto ed imponendo con la violenza il potere dei pochi più forti ai danni dei tanti più deboli.

Fonte: Articolo21

10 novembre 2008

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