La pace, sembrano voler dire tutti, non può aspettare…


Graziarosa Villani, Reporter di pace


Le parole di Graziarosa Villani, reporter di pace, raccontano lo spirito con cui da tutta Italia è partito il corteo della Marcia per la pace.


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La pace, sembrano voler dire tutti, non può aspettare...

Spalla spalla studenti delle medie, scout, assessori, con la fascia tricolore. Sotto un cielo che minaccia pioggia a via Bonfigli a Perugia, prima di Porta San Giorolamo non c’è più un palmo di strada libero: è incontenibile l’entusiasmo di partire. I camminatori di pace hanno fretta.
Da tutta Italia sono giunti per ribadire il loro impegno alle istanze di pace e di solidarietà. C’è chi è partito la sera prima, chi alle cinque del mattino. Giovani e meno giovani da tutta la penisola. Il vociare è una babele di parlate dialettali. Si parla lombardo, pugliese, napoletano, romano. Dal megafono gli organizzatori leggono gli ultimi appelli. Flavio Lotti ricorda l’infermiera morta a seguito dei prelievi di sangue in segno di protesta contro i mancati stipendi e un attimo di silenzio interrompe il vociare. Dal megafono si allude poi a Scajola che a Perugia non è voluto andare. Si legge anche il messaggio ufficiale del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Parla in difesa della Costituzione, dell’“impegno coerente per la pace”. Cita gli articoli fondamentali della carte costituzionale: il 3 dell’uguaglianza, il 10 del diritto internazionale, l’11 del ripudio alla guerra, il 22 della non privazione di garanzie fondamentali per motivi politici.  Arriva il saluto del sindaco di Perugia Wladimiro Boccali “La marcia – dice – è un raggio di luce che squarcia il buio della politica”.
Ma la folla incalza, vuole partire. Basta con le parole, gridano i camminatori di pace. “Partiamo, partiamo”, gridano in coro a gran voce. E alle 9,20 il corteo muove i primi passi. Oltre 30mila persone alle quali se ne aggiungeranno altre migliaia. Apre il corteo una ruspa gialla con la scritta “I diritti non si sgomberano”, seguita dallo striscione ufficiale con il tema generale dell'iniziativa “Abbiamo bisogno di un'altra cultura”. Fuori porta San Girolamo proprio di fronte alla targa che Perugia ha posto in ricordo di Dino Frisullo, “pacifista rivoluzionario”, una decina di ottoni abbigliati con accese felpe arancioni su un minipalchetto intonano una musica travolgente che dà il ritmo al passo, ingigantisce l’entusiasmo e l’allegria. E’ la Perugia Fuking Band. Il sound unisce jazz e funky e l’effetto è davvero grandioso.
E il corteo continua a sfilare sotto i riflettori attenti delle telecamere. La marcia ideata da Aldo Capitini ha molte anime. E tutte sfilano a Perugia. I gonfaloni sono centinaia. Un’Italia delle cento città di pace, venute a testimoniare con le insegne municipali l’adesione e la condivisione ai valori della marcia. Da Acerra lo striscione “Appacciammece”. Sfila poi il “popolo viola Perugia”. Il colore della legge è “uguale per tutti” che si innesta nell’arcobaleno della pace. Centinaia gli scout, da tutta italia, con i loro calzoncini blu e le camicie celesti. C’è anche un gruppo di sciatori con le racchette in pugno. Tutti in cammino verso Assisi. Ventiquattro chilometri per ribadire il no alla violenza, per difendere forte i diritti umani, per lottare contro la povertà e ripudiare la guerra. E che la pioggia accenni a riprendere è solo un dettaglio. La pace, sembrano voler dire tutti, non può aspettare.

Graziarosa Villani, Reporter di pace

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