La mia prima Marcia della pace
Simonetta Simoni
Un grido si è innalzato al cielo prima, durante e dopo la PerugiAssisi: un gigantesco NO alle atrocità della guerra e NO alla corsa agli armamenti. Un’esperienza molto coinvolgente, condivisa con il gruppo di Pavia dell’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau.
Partecipare alla mia prima marcia della pace è stata un’esperienza molto coinvolgente. Faccio parte del Gruppo di Pavia dell’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO), che ha la sede principale a Bologna ed è composta da gruppi di soci presenti in molte città d’Italia. Dalla Lombardia, dalla Liguria, dal Lazio, dalla Calabria, dalla Sardegna noi soci AIFO ci siamo dati appuntamento ad Assisi per partecipare a questo importante evento.
Ho partecipato anche all’evento collaterale “Conferenza Internazionale “Europa e Mediterraneo: luogo di pace e di diritti per tutti o per pochi?” che si è tenuta sabato 8 ottobre presso il teatro del Pavone a Perugia. Ivi giornalisti e personaggi illustri hanno parlato della propria esperienza vissuta durante alcuni conflitti in Egitto, in Afghanistan e in altre parti del mondo.
E’ stato bellissimo vedere una grande e colorata folla di persone, di età diversa e di diverso orientamento politico e religioso, camminare insieme verso una meta e innalzare un silenzioso, pacifico e corale inno alla pace e alla libertà. Tra le persone svettavano le bandiere della pace, i gonfaloni dei Comuni presenti e tanti altri striscioni.
Anche AIFO aveva il proprio striscione. AIFO si ispira al pensiero di Raoul Follereau (1903-1977), l’apostolo dei lebbrosi. Nel 1957 Follereau chiese a Russia e America di regalargli l’equivalente della spesa di un cacciabombardiere, somma che sarebbe stata sufficiente a guarire tutti i malati di lebbra della terra. Il suo appello rimase inascoltato. Se oggi Follereau fosse ancora vivo, chiederebbe l’equivalente della spesa di un F35 per curare tutti i malati di lebbra. E proprio questo chiedeva il nostro striscione.
Il grido che si è innalzato al cielo prima, durante e dopo questa marcia è stato un gigantesco NO alla guerra, a tutte le guerre che ancora oggi si stanno combattendo nel mondo, un gigantesco NO alle atrocità che tutte le guerre provocano: i morti, i feriti, le malattie, gli orfani, i profughi, la fame, la povertà e un gigantesco NO alla corsa agli armamenti. Dalla marcia si è alzata una voce che il vento porta a tutti i capi di Stato di tutti i paesi del mondo. La voce chiede di risolvere in modo pacifico tutti i conflitti che vengono alimentati direttamente o indirettamente da coloro che, in vario modo, hanno il potere di decidere le sorti dell’umanità.
di Simonetta Simoni di Pavia
19 ottobre 2016