La memoria corta del G8
Nigrizia.it
La crisi dell’Africa in primo piano al G8 in Giappone: 7 presidenti africani sono ospiti degli 8 grandi per discutere di petrolio, aumento del carovita, cambiamenti climatici. E delle promesse di aiuti del 2005 non ancora mantenute.
L’Africa ospite del G8: a Toyako, nell'isola giapponese di Hokkaido, il vertice si è aperto proprio con l’incontro tra le potenze mondiali e i rappresentanti di 7 nazioni africane (Algeria, Sudafrica, Senegal, Nigeria, Ghana, Etiopia e Tanzania) e dell’Unione africana.
"I leader africani si aspettano che il G8 trasformi le promesse in azioni – aveva affermato una settimana fa da Sharm El Sheik il presidente della Commissione Ua, Jean Ping – è in gioco la credibilità degli impegni internazionali".
La particolare situazione mondiale (aumento del costo dei beni alimentari e del petrolio) pesa drammaticamente sui paesi africani, che dagli otto si aspettano il rispetto degli impegni assunti nei confronti dell’Africa nei precedenti incontri.
A Gleneagles, nel vertice di 3 anni fa, gli 8 grandi (Canada, Francia, Italia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti) avevano promesso di aumentare gli aiuti destinati al continente: 25 miliardi di dollari entro il 2010. Ma organizzazioni umanitarie, come l’ong inglese Oxfam International, accusano il G8 non solo di non voler rispettae le promesse ma addirittura di diminuire il flusso degli aiuti e l’attenzione sui problemi del continente. Attualmente solo il 14% degli aiuti promessi, pari a 3 miliardi di dollari, è arrivato a destinazione.
Francia, Canada e soprattutto Italia hanno già ridotto gli aiuti internazionali invece di aumentarli.
In questo quadro si inserisce la proposta del presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso, che intende proporre un fondo da un miliardo di euro per sostenere il settore agricolo nei paesi in via di sviluppo. I fondi ci sarebbero già, ma manca ancora l’approvazione del piano. Ennesima promessa che resterà sulla carta?
Un altro dei temi affrontati è stata la crisi in Zimbabwe. I capi di stato africani sono stati inviatati a lanciare un segnale forte a Mugabe, ma la proposta è stata accolta con freddezza: come già confermato dalla posizione presa dall’Unione africana al termine del vertice egiziano, l’Africa preferisce la linea morbida con il dittatore dello Zimbabwe, e soprattutto, vuole risolvere la crisi da sola, senza l’intromissione delle ex potenze coloniali.
Fonte: Nigrizia.it