La mafia non più pericolosa?


la Repubblica


L’allarme di Don Ciotti: “Sottovalutazione preoccupante. Boss evoluti, che operano con la corruzione”


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Don Luigi Ciotti al Meeting “Diritti e Responsabilità” – Foto di Roberto Brancolini

 

La mafia non è più un fenomeno preoccupante e la sua presenza non è più socialmente pericolosa”. Un questionario di Libera distribuito a 10mila persone, da Nord a Sud, svela quanta distrazione c’è sui temi della lotta ai clan. Solo il 38 per cento degli intervistati ha consapevolezza dell’attuale pericolosità dei padrini. E, addirittura, solo l’8,5 per cento dice che la mafia esiste nel resto d’Italia. Per tutti gli altri, resta un problema delle regioni meridionali.

È preoccupato don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera: “Molti sono rimasti alle stragi di Capaci e di via d’Amelio – dice – a quella Cosa nostra, a quel modo di combatterla. E soprattutto alle idee, entrambe fuorvianti, che le mafie siano una questione prevalentemente meridionale e che sono laddove c’è la strage o il fatto di sangue”. Invece, oggi le mafie sono profondamente cambiate. È questo il messaggio che don Ciotti vuole ribadire: “Le mafie si sono rese più invisibili, hanno acquisito le competenze per operare direttamente o indirettamente sul mercato. Sono mafie imprenditrici che con passo felpato, senza destare allarme, hanno penetrato e inquinato molti ambiti della vita pubblica”.

La ricerca di “LiberaIdee”, presentata oggi, analizza anche la percezione del fenomeno corruzione. E qui lo scenario cambia radicalmente. Per il 70 per cento degli intervistati, le mazzette sono “molto o abbastanza” diffuse. Il 90 per cento del campione ha una visione “molto pessimistica”. Il 30 per cento dice di essersi trovato di fronte a una richiesta di tangente, piccola o grande. Al Sud, il dato sale al 40 per cento. La sfiducia è soprattutto nei confronti della politica.

Don Ciotti invita a un’analisi più attenta: “La corruzione non è solo l’apripista delle mafie – dice – ma ormai il loro metodo prevalente. Nell’epoca dell’economia di mercato, con la sue rete globale e le sue tante zone oscure, le mafie hanno meno necessità di ricorrere alla violenza diretta perché ottengono coi soldi quello che prima ottenevano soprattutto con l’uso delle armi. Ci sono stati progressi, anche a livello legislativo, nella lotta alla corruzione ma le sole leggi non bastano. Questo è un male che bisogna prevenire con l’educazione, con la crescita delle coscienze”. Ed è il “risveglio delle coscienze” l’obiettivo a cui punta Libera con questa ricerca: “Il pericolo mafie è ancora molto alto – commenta don Ciotti – nonostante la diminuzione delle vittime innocenti”.

Repubblica.it

18 ottobre 2018

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