La giunta annulla il voto del 1990. Arcivescovo di Yangon: pregate per il Myanmar


AsiaNews


Il regime invalida i risultati perché “non conformi alla Costituzione” promulgata nel 2008. E autorizza la riapertura di alcune sedi della Lega nazionale per la democrazia.


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La giunta annulla il voto del 1990. Arcivescovo di Yangon: pregate per il Myanmar

Il regime invalida i risultati perché “non conformi alla Costituzione” promulgata nel 2008. E autorizza la riapertura di alcune sedi della Lega nazionale per la democrazia. Portavoce della Nld annuncia una riunione del Comitato esecutivo per decidere se partecipare alle politiche del 2010. Mons. Bo invita i fedeli a pregare per “le elezioni e i leader del Paese”. La giunta militare birmana ha annullato i risultati delle elezioni del 1990 e autorizza la riapertura di alcune sedi del principale partito di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Nld). Intanto i cattolici del Paese, su invito dell’arcivescovo di Yangon, pregano per “le prossime elezioni politiche” in programma entro la fine del 2010 – sebbene non vi sia ancora una data certa – e per “i leader della nazione”.
 
La nuova legge elettorale, pubblicata nei giorni scorsi da quotidiani governativi, traccia le linee guida per le prossime elezioni politiche. Fra le norme previste nel testo, l’esclusione di quanti hanno riportato condanne penali o sono in attesa di sentenza definitiva. Una legge “ad personam” per impedire la candidatura di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione democratica.
 
L’articolo 91 della legge – ribattezzata Pyithu Hluttaw Electoral Law – annulla i risultati delle elezioni del 1990, vinte a larghissima maggioranza dalla Nld e mai riconosciute dai militari. La votazione non è valida, spiega il testo, perché “i risultati non sono conformi alla Costituzione” promulgata nel 2008 dalla giunta. Nel 1990 il partito di opposizione Nld ha conquistato 392 su 485 seggi a disposizione e sono la dimostrazione che la dittatura militare non ha alcun appoggio dalla popolazione. Khin Maung Swe, portavoce del partito, ribatte che “i risultati del 1990 sono frutto della volontà popolare”. Intanto il regime militare ha autorizzato la riapertura di alcune sedi della Lega nazionale per la democrazia. Tutti gli uffici, ad eccezione della sede centrale a Yangon, erano stati chiusi nel 2003 dopo il massacro di Depayin, quando un manipolo di sostenitori dei militari ha attaccato un comizio di Aung San Suu Kyi, seminando morti e feriti.
 
Nyan Win, avvocato e portavoce della Nld, annuncia una riunione del Comitato centrale del partito e consultazioni con la leader Suu Kyi, per decidere se partecipare alle elezioni del 2010 secondo le regole “insoddisfacenti” fissate dalla giunta. Aung Thein, compagno di partito, aggiunge che “nel 1990 non vi erano restrizioni a carico dei prigionieri politici”, mentre ora “anche chi ha in corso un appello non può candidarsi: una norma ad hoc scritta per Aung San Suu Kyi”. Egli sottolinea pure che il voto servirà alla giunta per “continuare a comandare, togliendo le uniformi e indossando abiti civili”.
 
Sul dibattito politico è intervenuto anche mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, che invita i fedeli a “pregare il Santissimo per le prossime elezioni e per i leader del Paese”. Il prelato chiede ai cattolici “di pregare da qui a ottobre”, riferisce Uca News, e alle parrocchie di “organizzare un'adorazione per 24 ore in questo periodo”. P. Augustine Than Aung, sacerdote locale, sottolinea “il bisogno che tutti noi abbiamo di giustizia e pace nel nostro Paese”.

Fonte: AsiaNiews

11 marzo 2010

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