La cittadinanza è un diritto, è ora di tornare in piazza!


il Manifesto


Il 9 maggio a Roma. Le seconde generazioni si organizzano per rivendicare, al posto dello ius soli lo ius culturae.


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«Dopo la delusione per la bocciatura dello ius soli da parte del precedente governo a guida Pd c’è stato troppo immobilismo. Dobbiamo tornare in piazza, coinvolgendo realtà diverse. Lo faremo il 9 maggio in una grande marcia per i diritti».

Amir Nour è presidente dell’associazione Neri Italiani-Black Italians, tra i soggetti promotori della manifestazione che tra poco più di un mese proverà a rimettere sul tavolo una modifica estensiva della legge sulla cittadinanza. «Il nome “Neri Italiani” – si legge sulla loro pagina facebook – richiama la definizione che la società americana attribuiva ai migranti durante le prime emigrazioni dall’Italia agli Stati Uniti: Black Europeans, i neri d’Europa».

Richiami alla storia del Belpaese sono contenuti anche nell’appello che convoca la marcia e che sta raccogliendo adesioni variegate.

Nelle ultime ore sono arrivate quelle di Amnesty International, Diem25, Rifondazione e Sinistra Europea. «Non riconoscere la cittadinanza a coloro che sono nati o cresciuti nel nostro paese ma hanno origini diverse vuol dire negare la realtà – è scritto nell’appello – ovvero che l’Italia è da sempre un paese multiculturale dove la radicata identità nazionale e locale deve dialogare con una molteplicità di culture diverse all’interno di una compagine di valori condivisi».

Alla rivendicazione dello ius soli, gli organizzatori preferiscono quella dello ius culturae. La cittadinanza, cioè, non sarebbe riconosciuta automaticamente a tutti coloro che nascono sul territorio italiano, ma ai bambini che concludono un ciclo scolastico e sono figli di stranieri residenti stabilmente in Italia. «Un passo intermedio per smarcare le retoriche della destra», dice Nour. «Io ho scoperto di essere straniero alle scuole medie – continua – non per il colore della pelle o per le mie origini somale, ma perché non potevo partecipare ai viaggi scolastici all’estero. Per me era impossibile uscire dall’Italia. Bisogna mettere fine a questa discriminazione burocratica. La nostra è una battaglia di civiltà, tenuta in ostaggio da interessi politici».

La riforma della legge sulla cittadinanza è stata sul punto di essere approvata alla fine della scorsa legislatura. Poi il Partito democratico non ebbe il coraggio di votarla, stretto tra la pressione delle destre, la presunta impopolarità del provvedimento e il vuoto di lungimiranza politica. Il tema è tornato prepotentemente di attualità dopo la vicenda dello scuolabus dirottato vicino Milano. Uno dei ragazzi che hanno impedito la strage, Rami Shehata, ha tenuto testa per giorni al ministro dell’Interno rivendicando la cittadinanza per tutti i bambini nati in Italia. Alla fine Salvini l’ha concessa solo a lui, per meriti speciali. L’eccezione che dovrebbe confermare la regola secondo cui non si tratterebbe di un diritto ma di una concessione del «sovrano» di turno.

Nei giorni scorsi è tornato sull’argomento il premier Conte. Pur specificando che «non fa parte del programma di governo», ha auspicato che intorno allo ius soli «si avvii una riflessione serena nelle sedi più opportune».

eri, invece, è stato pubblicato un sondaggio realizzato da Quorum/YouTrend per SkyTg24 che attraverso 1000 interviste ha rilevato, tra il 29 e il 30 marzo scorso, che il 62,8% del campione vede positivamente il riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri. Nettamente favorevoli sia gli elettori del Pd (96%) che quelli del Movimento 5 stelle (72%). Divisi a metà i sostenitori di Forza italia (48% di no contro 52% di sì). Decisamente contrari solo i supporter della Lega, dove lo ius soli è rifiutato da due elettori su tre (67,8%).

Il Manifesto

4 aprile 2019

Giansandro Merli

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