L’ombra della sharia sulla Somalia
Avvenire
La Somalia sembra avviarsi, ineluttabilmente, verso l’applicazione della sharia, la legge islamica. Di nuovo il presidente somalo, Sheikh Sharif Ahmed, ha dichiarato infatti ai giornalisti che "accetterà di governare il suo Paese per mezzo della sharia".
Tale decisione è stata espressa domenica nel palazzo presidenziale di Villa Somalia, a Mogadiscio, dopo un incontro tra il governo e alcuni leader dei clan islamici. Questi ultimi avevano assunto un ruolo di mediatori e portavano un messaggio di tregua da parte dei militanti estremisti dell'al- Shabaab che promettevano di interrompere gli attacchi se la sharia fosse diventata la legge del Paese. Una sorta di pericolosissimo compromesso di "tregua permanente" come quello raggiunto nella valle di Swat in Pakistan tra il governo di Islamabad e i miliziani taleban. La legge deve ancora essere approvata dal Parlamento, ma il governo ha fatto capire che non ci saranno problemi "se il popolo preferisce essere governato dalla sharia". Nicolas Bwakira, l'inviato speciale per la Somalia dell'Unione africana, ha ribadito invece che il governo del presidente dovrà essere slegato dalle implicazioni religiose. Parlando degli ultimi violenti attacchi da parte degli estremisti e della grave situazione in cui si trova la Somalia, Sheik Sharif si è rivolto alla comunità internazionale richiedendo l'invio di altri aiuti umanitari per la sua popolazione "devastata dalla guerra e dalla siccità". Il leader somalo ha anche pregato gli uomini d'affari locali e i membri della diaspora somala all'estero, di prendersi le proprie responsabilità nei confronti della loro gente. Di nuovo Partito islamico, formato da quattro fazioni all'opposizione e alleato con al-Shabaab, controlla intanto ormai gran parte della zona meridionale del Paese, compresa una vasta area della capitale Mogadiscio.
Fonte: www.avvenire.it