L’impegno per l’Afghanistan… verso la Marcia Perugia-Assisi
Antonio Torrelli
Ieri mattina a Palazzo Cesaroni la presentazione delle iniziative della Tavola della pace, focus sull’Afghanistan con Amanullah Naqibullah e Flavio Lotti.
“Se vogliamo dare un futuro all’Afghanistan, bisogna investire sulla società civile che in questo momento si trova impegnata per la costruzione della democrazia e dei diritti umani di quel paese”. Così Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, ha aperto l’iniziativa “Facciamo pace in Afghanistan”, il nuovo progetto che ha come obiettivo quello di realizzare una collaborazione con le famiglie delle vittime dell’11 Settembre e, allo stesso tempo, con il Coordinamento delle organizzazioni della società civile afgana. Il legame tra l’Italia e i due Paesi verrà sancito anche attraverso la partecipazione di entrambi i gruppi di riferimento alla prossima Marcia per la Pace prevista per il 25 settembre. Accanto alle iniziative di solidarietà, è previsto un programma di sostegno e gemellaggio tra le scuole italiane e quelle afgane, per favorire la ricostruzione e lo sviluppo del sistema educativo in un’area che da anni è martoriata da guerra e conflitti. “Questa è una delle grandi priorità –ha spiegato Lotti alla sala Sindaci di Palazzo Cesaroni- e il nostro fine è quello di realizzare un percorso dal basso che renda partecipe tutte quelle associazioni e organizzazioni che in questo momento hanno voce in Afghanistan”. Per l’occasione, alla presentazione di ieri ha preso parte anche Amanullah Naqibullah, presidente dell’Associazione degli insegnanti afgani, che ha richiamato l’assoluta necessità ed importanza del supporto internazionale e del governo italiano per il futuro del suo Paese. “L’Italia non abbandoni mai l’Afghanistan –ha ribadito Amanullah- ma intervenga in misura maggiore sul fronte politico che su quello economico, favorendo la ricostruzione dal punto di vista infrastrutturale, della governance, ma, in particolar modo per il bene delle giovani generazioni, oggi costrette a fare i conti con personale insegnante poco qualificato e la totale assenza di edifici scolastici dove imparare”. I bambini afgani di oggi, infatti, svolgono le loro lezioni a cielo aperto. Il fatto che entro il 2014 sia previsto il ritiro delle truppe non esclude il pericolo di un ulteriore abbandono degli aiuti all’Aghanistan. “Per questo –ha aggiunto Lotti- bisogna essere presenti sul territorio sin da oggi e sostenere la cosiddetta transizione in modo tale da scongiurare altre catastrofi civili frutto della totale assenza di istituzioni e strutture adibite al controllo della sicurezza come polizia ed esercito”.
Fonte: Corriere dell'Umbria
27 maggio 2011