L’impegno italiano in Libia: una discussione interna finalizzata alla campagna elettorale
Giuseppe Giuletti - articolo21.org
L’intervento di Giuseppe Giulietti del 3 maggio alla Camera nel corso del dibattito sulle mozioni concernenti l’impegno italiano in Libia.
Signor Presidente, non intervengo per esprimere un voto contrario sulla mozione di maggioranza e il non voto sulle altre ma per esprimere, Ministro, con tono davvero sommesso, un disagio politico che io penso sia il suo e di molti altri, per i modi, i tempi e le forme di questa discussione ridotta ad una discussione interna, finalizzata alla campagna elettorale, ai rapporti di forza della maggioranza. Ministro, non le chiedo un giudizio, non può darlo, ma siamo arrivati persino a chiedere una data ultimativa alla NATO, andrebbe fondato un comitato per la sua sicurezza, stanno ancora ridendo; ma l'Italia merita questo tipo di rappresentazione e di rappresentanza, Ministro? Non la può meritare, al di là delle posizioni di ciascuno di noi. Come si fa, politicamente, a dare un mandato qualsiasi a chi, in queste ore, sulla Libia, ha detto tutto e il contrario di tutto. È questo un giudizio di inaffidabilità politica, altro che un mandato, neanche a spostare una cartolina, in questa fase. Sarà un «no» politico, non solo etico, Ministro, ma forse un giorno andranno ricomposti questi due termini su questi temi. Sarà un «no» anche per impedire che si inneschi un pilota automatico come è accaduto in altre missioni militari, con un voto automatico senza più discussioni.
Cosa diremo, Ministro, quando sarà chiesto l'intervento da terra? Certo che non è previsto nella mozione, voi lo escludete, ma lei sa quanta inerzia si è consumata su queste vicende e quante preoccupazioni, anche tra di voi. Colleghi, non possiamo avere una tensione, legittima, dal punto di vista etico, quando si discute del fine vita, in Italia, e poi essere indifferenti alla tensione etica quando si discute di pace e di guerra fuori da questi confini. Non si può ridurre tutto ad un conflitto interno. Questo non è fine vita? Non è speranza? Dov'è la tensione etica su un tema così straordinario? Non la possiamo eliminare. Concludo allora ricordando le posizioni della Tavola della Pace, una grande associazione italiana di credenti e non credenti – e spero che non ci sia più la banalizzazione di parlare dei pacifisti come se fosse solo un mondo di radicalità – persone che operano ogni giorno per la pace e contro i dittatori; anche quando governi baciavano l'anello ai dittatori, costoro si opponevano in modo serio in Italia, in Europa e nel mondo. Questa associazione si occupa dei tiranni in Libia, in Siria, nella Yemen; perché della Siria non si parla più? Anche io, come l'onorevole Boniver, ho ricevuto drammatiche lettere dalla Siria, Ministro, perché la Siria non è un problema? Sono drammatiche le lettere di giornalisti e intellettuali che arrivavano dal mondo libico negli anni scorsi, ignorate. La Tavola della Pace propone di puntare ad una tregua che consenta di portare aiuto alle popolazioni, di raggiungere il cessate il fuoco. La politica deve strappare alle armi il controllo della situazione, non aggiungerne altre. Mi auguro solo che queste posizioni, che fuori di qui sono molto forti, non siano liquidate con un'alzata di spalle perché c'è anche un peso delle pubbliche opinioni. Molti di costoro dissero «no» alle modalità dell'intervento in Iraq e alle bugie mediatiche; a posteriori, molti gli hanno dovuto dare ragione.
Fonte: Articolo21
4 maggio 2011
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Libia, la Camera approva tre mozioni. Bossi esulta: "La Nato ne prenda atto"
La maggioranza porta a casa la sua mozione sulla Libia con 309 sì e 294 no. Ma alla Camera, in diretta Tv, passano anche quelle presentate dal Pd (260 sì, 21 no e 316 astenuti) e dal Terzo Polo (265 sì, 45 no e 291 astenuti). Bocciata invece la proposta Idv contraria a intervento e a bombardamenti (solo 20 sì e 196 astenuti).
In sostanza, un voto senza sorprese e scossoni a Montecitorio anche se all’esultanza del Pdl e della Lega si contrappongono le dure critiche di Pd e Idv alla politica estera del governo. Con i democratici, che pur avendo ammorbidito il loro documento per venire incontro ai cattolici del partito perdono 13 voti.
Dal Quirinale nessun commento ufficiale sull’esito dei lavori della Camera nel ricordare che decisioni su questa materia sono esclusivamente di competenza del governo e del Parlamento. Anche se, si ragiona in ambienti parlamentari di maggioranza ed opposizione, pur nella diversità di valutazioni e sfumature, il fatto che sia prevalsa una linea comune di politica estera alla Camera non può non aver fatto piacere al Colle.
Tra Pdl e Lega scatta la "gara" a chi sia più soddisfatto: i berlusconiani perchè sono «riusciti a portare i leghisti sulle proprie posizioni», che poi sono quelle della Nato. Gli esponenti del Carroccio perchè sono riusciti a far passare la propria «linea» nella mozione sollecitando il governo ad indicare una data per la fine dell’intervento militare. E che una sorta di competizione ci sia si evince anche dai commenti dei rispettivi leader. «Abbiamo dimostrato ancora una volta che la maggioranza e il governo sono solidi», afferma soddisfatto Berlusconi. «La Lega ha vinto. Ce l’ha ancora duro», il giudizio "tranchant" di Umberto Bossi.
La posizione del centrosinistra la sintetizza il leader Udc Pier Ferdinando Casini: un ulteriore voto per continuare la missione in Libia non era affatto necessario, dichiara nel suo intervento in Aula. Ma è stato voluto dalla maggioranza solo per consentire «un supplemento di campagna elettorale». Quindi l’esponente centrista punta il dito sulla politica estera del governo «ondivaga e contraddittoria» esprimendo tutta la sua solidarietà al ministro Franco Frattini («in queste condizioni c’è da uscire pazzo») pur non rinunciando a tirargli quella che viene letta come una ’frecciatà: «Neanche un Churchill della politica – afferma – potrebbe riuscire a dare dignità a una politica che non ha dignità». «Figuriamoci Frattini», interpreta sarcastico il resto della frase un deputato del Pd.
La verità, osserva il segretario del Pd Pierluigi Bersani, è che una data non è possibile indicarla visto che la Nato sul punto è stata chiara: l’azione militare continuerà fino a quando Gheddafi non se ne sarà andato dalla Libia. Il ministro della Difesa prova a spiegare meglio il passaggio precisando che, con l’indicazione di un termine preciso, si vuole solo sollecitare il governo e quindi la stessa Nato ad indicare un limite all’impegno dei militari italiani. Ma la spiegazione non convince il centrosinistra. «Lo sappiamo che non si può mettere una data – replica La Russa – ma si può dare un termine a un tipo di impiego dei militari piuttosto che ad un altro ed è quello che la mozione chiede al governo». «Purtroppo anche questa occasione – incalza il leader Idv Antonio Di Pietro – è solo un pretesto per fare ’marchette elettoralì e disinformare la gente». L’idea di indicare una data è solo «pura ipocrisia».
Ma la Lega insiste e con il capogruppo Marco Reguzzoni esalta il successo ottenuto spiegando che il Carroccio è riuscito anche a inserire nella mozione il fatto che non si impongano ulteriori pressioni fiscali per finanziare la missione. I fondi per questo, infatti, dovranno essere trovati, secondo il Carroccio, riducendo gli stanziamenti per le altre missioni internazionali condotte sempre dall’Italia. «Ma quale pacifismo della Lega – ribatte Silvana Mura (Idv) – il fatto è che Bossi, al di là del "celodurismo" ha attaccato il Carroccio direttamente ai "tornado"…». Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto respinge ogni critica e ricorda che il voto è stato chiesto non dalla maggioranza, ma dal «Pd che ha presentato una versione della mozione che da ieri a oggi è addirittura cambiata».
Fonte: La Stampa
4 maggio 2011