L’errore è la guerra. L’orrore è la guerra.


Mario Galasso


Il bombardamento dell’ospedale di MSF a Kunduz non è un errore. L’errore è la guerra. L’orrore è la guerra, che ci fanno credere essere indispensabile, necessaria, ineludibile.


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Il bombardamento dell’ospedale di Medici senza frontiere a Kunduz in Afghanistan non è un errore. L’errore è la guerra. L’orrore è la guerra. Quella guerra, quelle guerre, che ci fanno credere essere indispensabili, necessarie, ineludibili.

Proprio come sta accadendo in questi giorni con la chiamata alle armi in Iraq. I media stanno scaldando le macchine e le coscienze. L’informazione di guerra è scientemente raccontata. Inconsapevolmente, ci travestiamo da generali di un Risiko che avrà a che fare con la vita di tante persone, troppe. Come allenatori a bordo campo, ci inventiamo strateghi ed esperti militari. In fondo nei confronti dei squarcia gola del IS cosa dobbiamo fare? Come salvaguardiamo le nostre comunità?

Pochissime voci, fuori dal coro, hanno il coraggio di affermare una realtà diversa. Nel braccio di ferro in corso tra Difesa e Tesoro sul budget militare italiano quale carta migliore di una “necessità operativa” per difendere i fondi destinati alla spesa militare? Quale migliore scusa per un rafforzamento, altro che tagli, del budget della Difesa di una bella eventualità di impegno diretto contro le milizie terroriste dell’Isis?

Un sistema, quello della comunicazione, che fonda le sue radici sulla nostra endemica assenza di memoria. Poco importa allora ricordare che le presupposte armi chimiche di Saddam Hussein erano un’invenzione o che Gheddafi, il tiranno prima creato, voluto ed osannato si è poi trasformato nel despota da annientare in nome dei presupposti diritti del popolo libico che ora vive in una situazione di caos totale con tanto di 2 capitali.

Continuiamo a pagare l’arretramento di civiltà che, per interessi economici, strategici o di potere non vuole cercare altri strumenti per risolvere i conflitti. Continuare a pensare che la violenza si possa contrastare soltanto con una violenza più forte, è la peggiore delle ipocrisie possibili.

Le vittime dell’ospedale non sono effetti collaterali ma la sottrazione di vita calcolata e preventivata della barbarie della guerra. Si tratta di un deficit di umanità che va oltre il cinismo e l’indifferenza e diventa tattica programmata di cui la vita umana è solo una componente variabile.

Il fine giustifica i mezzi. E il fine dichiarato da parte “nostra” è sempre più nobile e importante di quello dell’altra fazione.

Resta il bilancio che non conosceremo mai. Non quello del numero di morti e feriti. Piuttosto quello delle storie di ciascuno di essi. Vite umane ridotte a statistica. Concime per la vittoria finale.

 

 

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