L’Afghanistan al voto
Andrea Pira - ilfattoquotidiano.it
Gli afghani sono andati al voto. Malgrado la bassa affluenza tutti gridano al successo. Ma non sono mancati gli attacchi dei talebani. Ventisei i morti.
Chiusi i seggi è tempo di contare le schede. Ieri gli afghani hanno sfidato la paura e le minacce e si sono recati al voto per le elezioni presidenziali. «La nostra gente non ha rinunciato da nessuna parte al proprio impegno civico, ha sfidato le bombe, i razzi e le intimidazioni, e si è recata a votare», ha detto il presidente uscente Hamid Karzai commentando la giornata elettorale appena trascorsa. Un «successo» contro il «tentativo dei talebani di fermarle» è il giudizio del presidente statunitense Barack Obama, in una intervista a una radio di Filadelfia. Alle 16:00, quando i seggi sarebbero dovuti essere già chiusi, molti elettori erano ancora in fila per poter esprimere il proprio voto. Per smaltire le code, la Commissione elettorale indipendente (CEI), l'organo che gestisce l'organizzazione delle elezioni,ha deciso di prorogare le operazioni elettorali per un'altra ora, sino alle 17:00. Le file ai seggi sembrano tuttavia mascherare quella che in realtà una scarsa affluenza alle urne. O meglio non alta come ci si aspettava. Una fonte della Cei, rimasta anonima e citata dall'agenzia cinese Xinhua, ritiene che non più di 10 dei 17 milioni potenziali elettori si siano recati al voto. Un 58 percento dell'elettorato ben lontano dal 70 percento delle presidenziali 2004. Un dato probabilmente legato all'offensiva sferrata dai talebani negli ultimi giorni, finalizzata a boicottare il processo elettorale. Anche la giornata del voto è stata segnata da nuovi attacchi. A Kabul quattro potenziali kamikaze sono stati fermati dalla polizia dopo uno scontro a fuoco. Ma in tutto il paese i morti sono stati almeno ventisei. Nella sola città Kandahar, nel sud del Afghanistan, presa di mira all'alba dal lancio di razzi sparati dai miliziani, sono undici i morti, tra i quali sei bambine. E sotto i razzi hanno perso la vita altre cinque persone nella provincia meridionale di Uruzgan. A riferire la notizia è l'agenzia afghana Pajhwok, che come annunciato, ha rotto il blackout informativo sugli episodi di violenza, imposto dal governo afghano, contribuendo così a costruire con i dispacci il quadro reale della giornata. Le misure di sicurezza messe in atto per vigilare sulle elezioni sembrerebbero però aver funzionato. Anders Fogh Rasmussen,segretario generale della Nato, può dirsi soddisfatto:«le prime notizie sono incoraggianti. I seggi elettorali aperti sono stati più di quanti ci aspettavamo». Ovvero il 95 percento del totale, ma non sono mancati gli episodi di violenza. Come i due seggi elettorali incendiati vicino ad Herat, sede del comando italiano e provincia nella quale, afferma il governatore Ahmad Yousuf Nuristani, l'affluenza potrebbe essere del «60-70 percento». In totale sono una ventina, tutti senza feriti, gli attacchi registrati nella zona dove sono dispiegati i soldati italiani. Come tutte le elezioni che si rispettino non mancano le polemiche. È il candidato indipendente Ramazan Bashardost ha dare fuoco alla miccia: «Non sono elezioni, è una commedia», inveisce e accusa di essere riuscito a lavare via dal proprio dito l'inchiostro indelebile che contrassegna gli elettori. Tutti però brindano al successo. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si congratula con il popolo afghano per aver «mostrato il desiderio di stabilità e sviluppo per il proprio paese». Per Abdullah Abdullah, principale sfidante di Karzai è un giorno di «cambiamento e speranza». Aspettando il 17 settembre e il nome del vincitore
Fonte: lettera22.it
21 Agosto 2009