Kordofan meridionale e Nilo Azzurro: tra guerra e crisi umanitaria


Campagna Italiana per il Sudan


L’abbandono del lavoro nei campi durante la stagione delle piogge appena conclusa e gli scontri sempre più intensi stanno aggravando l’emergenza umanitaria in Kordofan meridionale.


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Kordofan meridionale e Nilo Azzurro: tra guerra e crisi umanitaria

«I combattimenti hanno impedito la semina in buona parte della regione» – ha dichiarato alla agenzia Misna Peter Krakoling, responsabile a Khartoum dell’Ufficio dell’Onu per l’assistenza umanitaria, (Ocha), che ha aggiunto: «L’insicurezza alimentare è aggravata dalle restrizioni nell’accesso ai mercati e dalle difficoltà dei trasporti» .

Da giugno i combattimenti hanno costretto alla fuga circa 200.000 persone. Secondo  Mireille Girard, rappresentante dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) almeno 20mila hanno oltrepassato il confine con il Sud Sudan e si trovano ora nel campo di Yida, non lontano da Jau, una località dove sono stati segnalati scontri tra gli eserciti di Khartoum e Juba.

A questi vanno aggiunti anche 30mila profughi in arrivo dalle regioni del Nilo Azzurro. Altri 36mila rifugiati del Nilo Azzurro si sono spostati in Etiopia.
Secondo i ribelli dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan-Nord (Splm-N), nei giorni scorsi combattimenti presso la località di Talodi avrebbero causato almeno 19 vittime.

Valerie Amos, assistente per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza, ha ricordato che il governo di Khartoum continua a impedire alle organizzazioni umanitarie internazionali di prestare soccorso alle popolazioni civili in Kordofan meridionale e nel Nilo Azzurrro; perciò «bisogna prevedere un peggioramento delle condizioni di vita di queste persone, peggioramento che include anche la malnutrizione e l'insicurezza alimentare».
Nel campo profughi Yida, nello stato sudsudanese di Unity a ridosso del confine con il Sudan, l’Acnur registra 60-100 nuovi arrivi al giorno. Nello stato dell’Upper Nile, nelle ultime due settimane si contavano fino a 650 nuovi arrivi al giorno.
Il segretario generale delle Nazioni Unite ha relazionato sulla situazione umanitaria e sui rischi di un nuovo conflitto e il Consiglio di Sicurezza ha approvato una nuova risoluzione (la n° 2024) che proroga la missione Onu ad Abiey, altra zona particolarmente calda, e richiama i governi di Sudan e Sud Sudan ad adoperarsi per definire in modo pacifico le questioni rimaste in sospeso dopo l’indipendenza delle regioni del sud, tra cui quella dei confini nazionali.
Ormai la guerra civile in Kordofan meridionale e nel Nilo Azzuro è diventata non solo una questione internazionale (il governo di Khartoum accusa quello di Juba di rifornire i ribelli dello Splm-Nord) ma anche regionale, dal momento che dal punto di vista umanitario coinvolge anche l'Etiopa.
I precedenti.  Kordofan meridionale e Nilo Azzurro da un punto di vista amministrativo fanno parte del Sudan; dal punto di vista geografico confinano con il Sud Sudan, indipendente da luglio; sono territori che non hanno trovato una collocazione completamente definita dopo gli accordi di pace tra Nord e Sud (ovvero tra il partito del presidente Bashir e lo Splm, al potere nel Sud) nel gennaio 2005, accordi che avevano chiuso una guerra civile durata oltre venti anni e che avevano aperto la fase di transizione che avrebbe portato al referendum sull'autodeterminazione del Sud e all'indipendenza. Nelle due regioni la presenza dello Spla e la diffidenza nei confronti del governo sudanese erano e sono tradizionalmente molto sviluppate. La ribellione del Nilo Azzurro è iniziata con l’attacco dell’esercito del governo di Khartoum alla residenza del governatore eletto, Malik Aggar (leader dello Splm-N) e la sua deposizione. Da ancor prima, da giugno, la ribellione insanguina anche il Kordofan meridionale, dove lo forze dello Splm-Nord sono guidate da Abdel-Aziz al-Hilu, in precedenza vicegovernatore della regione.

Fonte: Campagna Sudan

19 dicembre 2011

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