Italia/export: armi da record


Luciano Bertozzi - Nena News, Near East News Agency


I dati ufficiali di Palazzo Chigi resi pubblici nei giorni scorsi sull’export italiano di armi nel 2008. Aumento record per le esportazioni con un incremento del 29% rispetto al 2007.


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Italia/export: armi da record

Aumento record per le esportazioni di armi italiane nel 2008. I nuovi contratti hanno superato i tre miliardi di euro, con un incremento del 29% rispetto al 2007. le armi consegnate sono state pari ad un ammontare di 1,8 miliardi di euro (+500 milioni rispetto all’anno precedente). A questo considerevole flusso vanno poi aggiunte le autorizzazioni relative a programmi intergovernativi, cioè le coproduzioni, pari a 2,7 miliardi di euro.
Questi dati sono tratti dai dati ufficiali di Palazzo Chigi resi pubblici nei giorni scorsi.
“L’industria italiana per la difesa – si legge nel documento della Presidenza del Consiglio- ha quindi consolidato e incrementato la propria presenza sul mercato globale dei materiali per la sicurezza e difesa, confermandosi un competitivo integratore di sistemi, capace di affermarsi in mercati tecnologicamente all’avanguardia”.
La lettura dei dati è particolarmente inquietante. E’ sufficiente vedere la lista dei principali clienti per vedere che sono stati privilegiati paesi belligeranti o che non brillano particolarmente nel rispetto delle libertà fondamentali. Nonostante la legge 185 del 1990 che disciplina il delicato settore delle esportazioni di armi vieti le vendite ai Paesi in guerra , responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali dei diritti umani ed a quelli beneficiari degli aiuti alla cooperazione con elevate spese militari. In pratica tutto il contrario di quanto avviene. Infatti il più importante importatore è stata la Turchia con circa un miliardo di euro per l’acquisto di decine di elicotteri di attacco dell’Agusta. Da evidenziare che secondo l’ultimo Rapporto Annuale di Amnesty International “sono continuate a pervenire denunce di tortura e altri maltrattamenti ed eccessivo impiego della forza da parte delle forze dell’ordine”. Va ricordato anche che Ankara sta combattendo contro il movimento guerrigliero del PKK. Al secondo posto figura il Regno Unito, con 254 milioni, nonostante combatta in Afghanistan ed in Iraq , al terzo posto c’è l’India con 173 milioni, in gran parte relativi alla nave logistica della classe Etna, anche New Delhi è in stato di tensione con il Pakistan per il possesso del Kashmir ed è una potenza nucleare. Con importi minori seguono la francia con 130, gli USA con 126; l’Australia con 126;la Germania con 109; la Spagna con 105; la Libia con 93 milioni relativi ad elicotteri, nonostante impedisca il diritto di asilo agli africani in transito per raggiungere l’Europa,l’Algeria con 76, per elicotteri EH 101, la Nigeria con 59 relativi ad aerei da pattugliamento marittimo ATR42. Il paese africano, ricco di petrolio vede la presenza della guerriglia nel delta del Niger. Con minori ancor più ridotti seguono Oman con 57,, Brasile con 43, Emirati Arabi uniti con 39, Venezuela con 36, Kuwait con 30 Pakistan con 30 un Paese che è il retroterra della guerra in Afghanistan ed è una potenza nucleare, Arabia Saudita con 23, Egitto con 17, Malaysia, Indonesia e Cile e addirittura Israele con 1,9 milioni, che si è macchiato di ogni tipo di violazione dei diritti umani.
Le principali aziende esportatrici vedono, come di consueto la prevalenza di quelle Finmeccanica, che ricopre le prime tre posizioni. Al primo posto AgustaWestland con la metà dei nuovi contratti 1.535 milioni, seguono nell’ordine Alenia Aeronautica con 279, Oto Melara con 185 milioni;Fincantieri con 163; Simmel Difesa con 161;IVECO(gruppo Fiat) con116;Selex Sistemi Integrati con 99;Galileo Avionica con 44; Avio con 42; Microtecnica e Selex Communications con 39.
Per quanto riguarda le armi consegnate la lista dei clienti è la seguente: al primo posto assoluto c’è la Germania con 275 milioni, seguono Regno Unito con 247,Spagna con 100, Usa con 98. Fra i Paesi con importi minori sono da evidenziare la Turchia con 56,l’India con 38;il Pakistan con 36, l’Egitto con 34; la Libia con 30; l’Arabia Saudita con 25,; il Sud Africa con 19 e la Nigeria con 14.
A questo ingente flusso sono da aggiungere le coproduzioni internazionali, che rappresentano la parte tecnologicamente più avanzata che hanno costituito nel 2008 ben 1.150 milioni.
La rete Italiana per il Disarmo, il cartello delle associazioni pacifiste ha espresso preoccupazione per il notevole incremento delle vendite rispetto all’anno precedente ed una maggiore trasparenza sulle vendite di armi “made in Italy”.
Un altro aspetto della legge 185 quello che sancisce il principio della riconversione produttiva dal militare al civile è invece totalmente inattuato, non solo, i recenti successi dell’industria militare nazionale spingeranno a perseguire la strada del militare invece che compiere un passo deciso verso un nuovo modello di sviluppo economico basato su produzioni rispettose dell’ambiente e capaci di non aumentare le tensioni nel mondo. Oltretutto i tagli al bilancio annunciati da Obama, in primo luogo agli elicotteri venduti da Agusta a Washington fanno capire quanto sia aleatorio fare affidamento su queste commesse. Purtroppo tutto il contrario di quanto sta avvenendo.

Fonte: Lettera22

17 aprile 2009

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