Italia: venticinquemila richiedenti asilo aspettano una risposta, non Cie


Alessandro Graziadei


Dopo il successo della campagna L’Italia sono anch’io che ha raccolto 109.268 firme per il diritto di cittadinanza e 106.329 per quello di voto dei migranti nati e residenti nel Belpaese, è in attesa di conoscere la data dell’incontro da parte del Viminale anche la campagna.


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Italia: venticinquemila richiedenti asilo aspettano una risposta, non Cie

Diritto di scelta promossa da Progetto Melting Pot Europa per cercare di dare una risposta ai circa venticinquemila richiedenti asilo che nel corso del 2011 sono stati costretti a fuggire dalla Libia e ad approdare a Lampedusa.
“Purtroppo – ha fatto sapere Melting Pot – mentre prosegue la raccolta firme, da diverse città arrivano notizie di ulteriori dinieghi consegnati ai richiedenti asilo […] Negli ultimi due mesi abbiamo registrato centinaia di risposte negative da parte delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, che le Questure, in attesa di possibili imminenti provvedimenti dell’esecutivo, non procedono a notificare”. Per Melting Pot lo stesso Tavolo asilo, il forum informale delle maggiori organizzazioni italiane attive nel campo dell’asilo e della protezione dei richiedenti asilo e rifugiati, coordinato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati in Italia (Unhcr), “ha presentato solo poche settimane fa un nuovo appello al governo affinché si trovino al più presto delle soluzioni per i migranti, richiedenti asilo e rifugiati di vari paesi giunti in Italia nel 2011 a causa del conflitto in Libia”.
Si tratta di un problema legislativo ancor prima che politico: “Lo scorso anno oltre 1,3 milioni di persone di varie nazionalità hanno lasciato la Libia per sfuggire alla violenza – ha ricordato l’Unhcr – di queste circa 28 mila hanno attraversato il Mediterraneo in cerca di sicurezza in Italia. Tra loro vi erano rifugiati in fuga da altri paesi che si trovavano in Libia e anche migranti che da anni lavoravano in questo paese. Al loro arrivo in Italia sono stati tutti incanalati nella procedura d’asilo”. Va notato, però, che l’ottenimento della protezione internazionale, ovvero dell’asilo, si basa sulla condizione del migrante nel paese di origine, non in quello di transito o in cui risiede per motivi di lavoro. “Appare pertanto necessario – scrive una nota del Tavolo asilo – trovare soluzioni eque e ragionevoli che tutelino in modo adeguato i bisogni di assistenza di coloro che sono fuggiti dal conflitto in Libia, ma che tuttavia non posseggono i requisiti per ottenere la protezione internazionale, evitando di generare situazioni di irregolarità senza soluzione a breve termine”.
In questo contesto, il Melting Pot e gli altri soggetti aderenti all’appello Diritto di scelta hanno proposto al governo e alle autorità competenti di valutare l’opportunità di una più ampia attuazione delle norme vigenti in materia di protezione umanitaria che permetterebbe di rilasciare un permesso di soggiorno alla maggior parte delle persone arrivate dalla Libia e la concessione di un permesso di soggiorno a titolo temporaneo a quanti non hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale, né la protezione umanitaria. “In tal modo – ha concluso il Tavolo asilo – si concederebbe a queste persone un ulteriore periodo di regolare soggiorno in Italia, al fine di poter predisporre adeguati programmi di ritorno volontario assistito, sia verso i Paesi di origine, sia verso la Libia, quando la situazione sarà sufficientemente stabile e sicura da poter garantire il rispetto dei diritti umani”.
Intanto, nonostante i miglioramenti parziali degli standards di accoglienza dovuti alle pressioni sia dell’associazionismo sia di alcune istituzioni più sensibili, la mancanza di una prospettiva per il futuro e l’estenuante attesa ha generato il progressivo aumento dell’insofferenza in seno ai migranti.

”Del resto – ha spiegato Meltin Pot – già durante i primi mesi di permanenza in Italia dei richiedenti asilo il potenziale esplosivo della situazione in cui versavano era già fin troppo evidente e la tensione è oggi tanto più forte quanto più elevato è lo stato di abbandono in cui si trovano i profughi accolti all’interno del piano predisposto dal precedente governo ed affidato alla protezione civile”. A poco sono valsi anche gli sforzi di chi ha pensato di poter allentare la tensione impiegandoli nei cosiddetti lavori socialmente utili visto che “i richiedenti asilo avrebbero diritto nella quasi totalità dei casi ad un permesso di soggiorno che consentirebbe loro di svolgere attività lavorativa retribuita”.

È evidente come in questo quadro l’adozione di un provvedimento da parte del Governo che regolarizzi la posizione dei richiedenti asilo sia quanto mai necessario e “per far sì che questa nostra richiesta si realizzi continuiamo a mobilitarci diffondendo
 la petizione della campagna ” ha concluso Meltin Pot che in questi giorni ha registrato l’appoggio pubblico di Michele Salvemini, in arte Caparezza che ha voluto dire la sua sulla questione dei profughi provenienti dalla Libia che per il cantautore pugliese “Pagano per colpa dei nostri governi”. La sua voce si è così aggiunta a quella di oltre quaranta amministratori locali, di centinaia di esponenti accademici, politici, giuristi, giornalisti, rappresentanti dell’universo laico e cattolico oltre che a quelle di artisti come Ascanio Celestini, Sabina Guzzanti, Elio Germano e Moni Ovadia.
Intanto, con l’arrivo della bella stagione, qualcosa si muove per i migranti, ma non nella direzione auspicata dal Tavolo asilo. Il Governo ha, infatti, annunciato la scorsa settimana la costruzione di due nuovi centri d’espulsione: a Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta e nel comune di Palazzo San Gervasio a Potenza. In realtà si tratta di centri che già Roberto Maroni aveva aperto durante la cosiddetta “emergenza nordafricana” lo scorso 21 aprile 2011, con una ordinanza firmata da Silvio Berlusconi. Il Governo Monti ha ora ufficializzato la nuova natura di questi centri che perdono la dicitura Ciet (dove la t. stava per temporanei) per diventare a pieno titolo due nuovi centri di detenzione Cie sul territorio italiano. Per progetto Melting Pot Europa “L’apertura di questi centri è messa in stretta relazione alla recente sentenza con cui l’Europa ha condannato la politica dei respingimenti italiana” e il provvedimento dovrebbe aprire, secondo lungimiranti informative dei servizi segreti, lo spazio per nuove “ondate di sbarchi”.
Secondo l'intelligence, insomma, non poter più respingere donne e bambini in acque internazionali riconsegnandoli nelle braccia dei trafficanti sarebbe il motivo di eventuali viaggi della speranza verso l’Europa e non, invece, le notizie che continuamente arrivano dai paesi del Corno d’Africa, dai paesi sahariani e dalla Libia, dove la carestia e la guerra civile mettono a rischio quotidianamente la vita di chiunque. “Così due Cie verranno aperti in maniera permanente – ha concluso amara una nota di Melting Pot – dimostrando che il Governo Monti sembra essere ostile al tempo indeterminato solo quando si tratta di quello legato al lavoro, ai diritti, alla continuità di reddito. Poco male per il governo della pacatezza e della sobrietà”. Ma non si vive di sole brutte notizie: L'Assemblea legislativa dell'Emilia Romagna ha approvato mercoledì una risoluzione – il cui primo firmatario è il Capogruppo della Federazione della Sinistra in Regione Roberto Sconciaforni – per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari ai migranti provenienti dalla Libia. Che sia d'esempio?

Fonte: www.unimondo.it
1 Aprile 2012

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