Italia: mini naja, no grazie
Alessandro Graziadei
Come è andata a finire? O meglio, come sta andando a finire l’introduzione silenziosa della “mini naja” nelle scuole italiane?
Era il mese di ottobre del 2010 quando l’Ufficio scolastico della Lombardia e l’Esercito stipulavano un accordo per il corso scolastico a base di pratiche militari “Allenati alla vita”. Tre settimane per avvicinare i giovani italiani ai “valori” delle armi e della guerra alla modica cifra di 20 milioni di euro in tre anni. Una proposta introdotta nella finanziaria a luglio 2010, fortemente voluta dal ministro La Russa, e ribattezzata fin da principio dalla società civile “legge Balilla”. Ora però la Regione Lombardia suona la ritirata e sembrano svanire definitivamente nel nulla i "corsi di guerra" visto che al momento nessuna richiesta di patrocinio regionale per l'organizzazione di questi corsi è mai giunta al Pirellone.
Ma facciamo un passo indietro. Il percorso della “mini naja” era partito con un esperimento nell’estate 2009. ”Quando ho cominciato a fare il ministro – aveva ricordato La Russa nel febbraio di quell’anno – uno dei primi punti che mi sono proposto di attuare era proprio quello di cercare di realizzare stage di preparazione atletica, culturale e militare che riguardasse i giovani che volessero accostarsi per un breve periodo alle forze armate e ai suoi valori”.
Così, dopo il coinvolgimento prova di 145 giovani in un corso di due settimane presso la caserma degli Alpini del 6° reggimento di San Candido, ecco il progetto più ampio con l'emendamento in finanziaria a favore dei corsi.
Non tardarono le reazioni. "Questo Governo taglia i fondi per il servizio civile nazionale con il rischio di far morire l’unica esperienza d’impegno civico, promozione della pace, difesa non armata e nonviolenta della patria messa a disposizione dei giovani per avvicinarli invece alle caserme” era stato il commento della CNESC, la Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile, al quale faceva eco il presidente della Consulta del servizio civile nazionale, Licio Palazzini, in una lettera al presidente della Repubblica, al Premier e ai Presidenti delle Camere, allarmato per “la grave situazione in cui versa il Servizio civile nazionale”, per il quale i finanziamenti sono calati dai 270 milioni del 2008 ai 125 del 2011.
Ma alla voce della CNESC e della Consulta, si aggiunsero le critiche della Tavola della pace e di Azione Nonviolenta che con il presidente Mao Valpiana ricordava come “il Ministero della Difesa dovrebbe pensare alla difesa della nazione. Il Ministero della Pubblica Istruzione dovrebbe pensare all'istruzione dei giovani. Semplice. Confondere la disciplina militare […] con l'educazione scolastica di una classe è un madornale errore”.
Un fraintendimento sulle finalità del percorso? Non sembra, visto che secondo il progetto, queste attività "permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso”. Del resto fin da principio La Russa era stato chiaro: “Allenati alla vita preparerà ad un’attività di volontariato che potrà essere svolta dai giovani in accordo con le associazioni d’arma che, finita la linfa fornita dalla leva obbligatoria, lamentano una mancanza di personale”. Intenti che avevano attivato una larga fetta di studenti, su tutti i Collettivi studenteschi di Milano, che avevano portato la loro protesta direttamente nella sede dell'Unuci con un'irruzione pacifica negli uffici.
Ed ecco l’ultimo atto dell’”allenamento alla vita”. Durante il Consiglio regionale della Lombardia del 3 febbraio, in risposta ad un'interrogazione sulla “mini Naja”, il consigliere Romano La Russa del PdL ha sostenuto che nessuna richiesta di patrocinio era mai pervenuta al Pirellone da parte del progetto “Allenati per la vita”. “Ciononostante – hanno sottolineato i collettivi studenteschi – il logo della Regione continua a capeggiare su tutti i materiali inerenti alle iniziative del progetto militaresco. Forse l'iniziativa è talmente impresentabile che la Regione è costretta a negare pubblicamente il proprio patrocinio… “
A questo punto della storia, anche la Regione sembra essersi ritirata dal progetto, “di cui ora più che mai non resta più motivo di esistenza – concludono i collettivi studenteschi – se non quello di continuare a sottrarre fondi preziosi per le nostre scuole e per il nostro futuro […] Ora esigiamo che il governo smetta di spendere miliardi in armamenti e stupide missioni di guerra, di finanziare progetti degni del Ventennio fascista come Allenati per la vita e la Mini Naja, a favore invece del nostro futuro, che soprattutto in tempo di crisi sembra essere sempre più precario e incerto. Per questo ci uniamo al coro che una generazione in rivolta dall'Europa all'altra sponda del Mediterraneo, sta urlando nelle piazze e nelle città: Fund our Future!".
Fonte: www.unimondo.org
13 Febbario 2011