Israele vuole cedere 300mila arabi ad Abu Mazen
Michele Giorgio - Near Neast News Agency
La proposta, nel quadro di un accordo con l’Anp, è rivelata dal giornale Maariv. Netanyahu darebbe anche il Triangolo della Galilea in cambio di ampie porzioni di Cisgiordania.
Il governo Netanyahu, nel quadro di un accordo definitivo con l’Anp di Abu Mazen, è pronto a cedere parti del territorio israeliano al futuro Stato di Palestina in cambio delle (ampie) porzioni di Cisgiordania in cui sono situati gran parte degli insediamenti colonici. Lo ha rivelato ieri un quotidiano di Tel Aviv, Maariv, alla vigila dell’arrivo nella regione del Segretario di stato Usa John Kerry, pronto, si dice, a presentare alle parti la bozza di un “accordo quadro”.
In verità il premier israeliano e i suoi ministri più che a «scambi territoriali per la pace» meditano la “cessione” di popolazione araba allo Stato di Palestina. Questa proposta, ha aggiunto Maariv, al momento non è in cima all’agenda dei colloqui tra Netanyahu e Kerry ma è stata discussa «ai livelli più alti» tra Israele e Stati Uniti.
Si tratta di una soluzione in linea con l’idea che Netanyahu (e non solo) ha di Israele e dello Stato di Palestina e che il premier non ha certo nascosto in questi ultimi anni: Israele dovrà essere lo Stato degli ebrei e la Palestina (ciò che resterà disponibile dei territori occupati per questo possibile futuro Stato) dovrà accogliere i palestinesi, inclusi i profughi che vivono nei Paesi arabi.
Anche per questo il primo ministro insiste che Abu Mazen dovrà riconoscere Israele quale «Stato del popolo ebraico». Non solo nella destra ma anche in altre forze politiche israeliane è radicato l’orientamento che non riconoscere come cittadini a tutti gli effetti il milione e 600 mila palestinesi (chiamati arabo israeliani) che abitano, peraltro da generazioni se non da secoli, nel territorio dello Stato. Sono cittadini da “trasferire”, in buona parte.
La possibile “cessione” di cui scriveva ieri Maariv non riguarda poche migliaia ma centinaia di migliaia di persone – 300 mila secondo alcune fonti – che vivono nel cosiddetto «Triangolo», una porzione di territorio della bassa Galilea adiacente la Cisgiordania, che include cittadine e villaggi come as Kafr Qara, Umm al-Fahm (la seconda città araba di Israele dopo Nazareth), Tayibe e Qalansawe. È un area che, durante gli eventi bellici del 1948, Israele avrebbe voluto lasciare alla Giordania che aveva occupato la Cisgiordania e che invece rimase sotto controllo israeliano con gli accordi di armistizio del 1949. Con la cessione del Triangolo, il numero dei palestinesi in Israele scenderebbe dal 20 al 12% della popolazione totale.
Israele, ha aggiunto il quotidiano, sta studiando gli aspetti legali della proposta e continua a discuterne con gli americani, sotto la spinta del ministro degli esteri e leader dell’ultradestra Avigdor Lieberman da sempre contrario a cedere territori «vuoti» di Israele e a favore del «transferimento» di popolazione palestinese.
In passato l’idea della cessione del Triangolo è venuta fuori più volte, scatenando le proteste dei palestinesi in Israele. Da parte sua Abu Mazen si rifiuta di riconoscere Israele come Stato del popolo ebraico e il trasferimento di popolazione. Il presidente dell’Anp nelle ultime ore, intervendo alle celebrazioni per la fondazione del suo movimento politico, al Fatah, ha ribadito la propria opposizione a qualsiasi accordo provvisorio con Israele. Chiede che si giunga a un accordo definitivo con la creazione di uno Stato palestinese che abbia Gerusalemme est per capitale e a una «soluzione equa» (non meglio precisata) della questione dei profughi basata sulla risoluzione 194 delle Nazioni Unite che sancisce il “diritto al ritorno”. Abu Mazen vuole anche che sia dislocata una forza internazionale lungo i confini tra Palestina e Israele. Ha anche minacciato di avviare «azioni giuridiche e diplomatiche» contro «il cancro» degli insediamenti colonici israeliani.
Fonte: Nena News
2 gennaio 2013