Iraq: l’Eni non approfitti della guerra
La redazione
L’Eni intende tornare in Iraq. Fabio Alberti, presidente di Un ponte per…, scrive all’amministratore delegato chiedendo delle garanzie "Non vorremmo dover sopportare la vergogna che l’Italia, dopo essere stata complice di una guerra che ha causato centinaia di migliaia di vittime, approfitti, attraverso la sua più importante azienda energetica, delle gravi condizioni in cui versa il paese"
Il presidente di Un ponte per… Fabio Alberti ha inviato martedi 23 aprile 2008 una lettera all'amministratore delegato dell'ENI dott. Paolo Scaroni in seguito delle sue dichiarazioni sulla volontà dell'Eni di "tornare in Iraq".
Nella lettera Un ponte per… chiede a Paolo Scaroni che tutte le trattative con l'Iraq siano rese pubbliche e garanzie che gli eventuali investimenti in Iraq siano di sostegno alla ricostruzione e non si trasformino in una rapina, che – sostiene Alberti – sarebbe "a mano armata" nel caso del ventilato rinvio di truppe italiane in Iraq.
"Non vorremmo dover sopportare la vergogna che l'Italia, dopo essere stata complice di una guerra che ha causato centinaia di migliaia di vittime, approfitti, attraverso la sua più importante azienda energetica, delle gravi condizioni in cui versa il paese". Alberti chiede inoltre che l'ENI garantisca, in caso di accordo, i diritti sindacali e dei lavoratori iracheni ed annuncia che Un ponte per… svolgerà un ruolo di controllo democratico sulle scelte dell'azienda.
Una analoga lettera, firmata da oltre 2000 persone, era stata inviata all'Eni lo scorso anno, senza ricevere risposta. Un ponte per.. sostiene da tempo che tra le motivazioni dell'invio di soldati italiani a Nassiria vi siano stati gli interessi della maggiore azienda energetica italiana che aveva firmato un accordo con il governo di Saddam Hussein proprio per lo sfruttamento del giacimento di Nassiria.