Iran: un popolo senza diritto e uno stato senza democrazia
La redazione
Il 16 luglio a Padova si è svolta una manifestazione per il diritto alla democrazia e alla pace in Iran. Ecco l’intervento di Mohsen Hamzehian.
In Iran la società civile da circa 30 anni, viene sottoposta quotidianamente a continue repressioni da parte del regime, ogni voce di dissenso viene repressa con l’isolamento, il carcere fino alla pena di morte. I giornali liberi vengono chiusi e i giornalisti messi in carcere, i lavoratori non hanno diritto a manifestare liberamente per i loro diritti sindacali e non possono formare le loro associazioni sindacali indipendenti dal regime. Le donne insegnanti in molti casi sono costrette ad accettare di essere confinate per avere manifestato pubblicamente il loro dissenso, un salario equo e compatibile, avendo un’ inflazione a due cifre.
Le donne in Iran, numericamente parlando, rappresentano la maggioranza, ma i loro diritti( penali, civili e patrimoniali), sono calpestati quotidianamente da un giureconsulto inciso in ogni articolo del codice civile, del codice penale e dalla costituzione della Repubblica islamica . Esse, si battono per l’ottenimento dei loro diritti negati dal governo, dalla religione al potere e da una cultura miope che purtroppo non ha minimamente ridimensionato il maschilismo che infarciva la post rivoluzione antimodernista Khomeinista e ha prodotto, al contrario, un generale atteggiamento antidonna, teorizzato e giustificato.
Oggi chiediamo la solidarietà al popolo persiano e la condanna del regime della Repubblica islamica dell’Iran e le nostre parole, qualsiasi esse siano, non potranno volare più alte di quelle di milioni di persone coinvolte direttamente in un cambiamento radicale per liberarsi dalla fame, dalla miseria e sottoposte a persecuzioni politiche e massacri quotidiani.
Fatti post elezione della presidenza della repubblica
Il colpo di stato delle elezioni in Iran del 12.06.2009, ha creato una resistenza così importante, che ha trasformato i brogli elettorali in una crisi istituzionale religiosa senza precedenti .
Abbiamo scritto prima delle elezioni del 12.06.2009: “L’ ESERCIZIO DELLA DEMOCRAZIA NECESSITA DI UN ‘APPLICAZIONE CONTINUA, NON UNA VOLTA OGNI 4 ANNI, IMPONENDO I CANDIDATI DEL GIURECONSULTO ALLA POPOLAZIONE”!
“LE ELEZIONI DEMOCRATICHE NON SONO UN’ORA D’ARIA OGNI QUATTRO ANNI DI PRIGIONE.”
Il regime del giureconsulto con il fallimento dei brogli elettorali( circa 20 milioni di schede), ha ampliato ancor di più il solco delle sue lacerazioni in modo più evidente che in passato, provocando una unità di milioni di persone in un movimento forte e civile antiregime.
Errore fondamentale del regime è stato scegliere dei moderati ed integralisti di due fazioni senza pensare alla reazione dei votanti in caso di brogli elettorali.
( da una parte l’ Ayatollah Alì Khamenei – capo supremo – dall’altra l’ Ayatollah Hascemi Rafsanjani – Imam di Venerdì di Teheran, Presidente dell’assemblea degli esperti e presidente del consiglio per i pareri di conformità – controllo giuridico delle leggi – una sorte di Corte Costituzionale ),
Il movimento oceanico dell’Iran, è stato ed è un movimento di protesta per un cambiamento umanitario e radicale.
All’interno di questo regime si annusa solo odore del sangue dei martiri cementificati( per non permettere ai famigliari di scoprire le torture subite), di tangenti, di repressione, di impiccagioni, di povertà di carceri duri, di chiusura di giornali, di arresti dei giornalisti( dal 12.06.2009 ad oggi 41 giornalisti arrestati), basta dare una occhiata alle carte giuridiche, politiche ed istituzionali( Codice Civile, Codice Penale, la carta Costituzionale, Pareri del consiglio dei guardiani e l’assemblea degli esperti), del regime, per comprendere che è un regime basato sulla sharia del giureconsulto di turno, incompatibile con la società moderna e vergogna per il nostro popolo.
Come ha potuto un regime, che per anni ha tenuto con il fiato sospeso tutto il mondo sulla questione del nucleare, trovarsi oggi in una situazione di isolamento interno ed esterno.
Se l’obiettivo del regime era un broglio elettorale, possiamo affermare che si è comportato in modo alquanto infantile ed obbligato. Poiché era fortemente in crisi l’unità istituzionale, non poteva far altro che scegliere 4 candidati tra 475 persone in lista, ma i brogli elettorali erano già preparati da mesi( vedi la dichiarazione di Alì Khamenei molti mesi prima e un ora dopo la chiusura delle urne a favore di Ahmadinejad). Questi brogli erano evidenti ai candidati( leggi le loro dichiarazioni pre durante e post elettorale), e i giochi erano già fatti .
I milioni di persone in attesa, come una molla compressa si sono scatenati e hanno scritto una compagine nuova nella politica di protesta pacifica in Iran ma non solo.
Il regime è riuscito a vincere( relativamente parlando), militarmente, ma ha perso politicamente, una cosa è certa, il regime della Repubblica islamica non potrà mai essere come prima.
Il governo di Teheran, sul piano internazionale non poteva liquidare la comunità internazionale ed inprimis, Barak Obama, come ha fatto in molte occasioni con G.W.J. Bush, la situazione internazionale è cambiata, invece di rispondere agli appelli della nuova amministrazione nel rispetto dei diritti umani, ha cercato di uccidere ulteriormente le masse inermi ed innocenti , lo dimostrano gli oltre 1400 arresti e le centinaia di uccisioni nelle manifestazioni, nelle carceri e nei luoghi di detenzioni non convenzionali.
Il futuro prossimo
il fronte di Khamenei ha 3 opzioni per affrontare i problemi attuali della Repubblica Islamica dell’Iran:
1. concedere dei vantaggi a Mussavi e ai suoi alleati, per calmare la popolazione, come per esempio la liberazione dei suoi sostenitori e l’autorizzazione a formare un partito( vedi le dichiarazioni recenti del Mirhossein Mussavi sulla formazione di un suo partito politico) . In questo caso l’ing. si troverebbe di fronte ad un paradosso, da una parte non riconoscere la legittimità dello Stato e dall’altra chiedere al Ministero degli interni l’autorizzazione della formazione di un partito. Un partito così non avrà una vita lunga in Iran e sarà accettata dalla maggioranza del paese che attendo un cambiamento radicale.
2. concedere la dimissione dell’attuale Presidente della Repubblica Mahmud Ahmadinejad, in modo consensuale, per concedere ai moderati di tenere buone le piazze, ma un simile accordo ci pone una questione: quale sarà il destino del consiglio dei guardiani per la scelta dei candidati e il diritto di veto? Se il consiglio dei guardiani dovesse mantenere lo stesso ruolo censorio, nessuno potrà garantire un’altra elezione senza le conseguenze finora verificatasi. Il giureconsulto manterrà tutti i suoi potere attuali?
Allora come si comporterà il sig. Mussavi in futuro con un capo supremo, come si comporterà con i contestatori in merito alla situazione giuridica, li affronterà in modo pacifico oppure no?
3. il fronte di Khamenei, mantiene la sua linea: pressione sulla gente e la negazione dei brogli commessi. Dichiarando guerra contro una parte cospicua della popolazione( la maggior parte dei manifestanti sono giovani), egli dovrebbe militarizzare l’intera nazione( ivi compresi luoghi privati). I giovani dopo anni di esclusioni sociali si sono resi conto, quanto sono importanti, è probabile che questa soluzione momentaneamente funzioni, ma non pùo risolvere il problema, circa 48 milioni di giovani con l’età inferiore a 33 anni, si rendono conto che il futuro appartiene a loro.
Questa via è quella più probabile e molto pericolosa sia per Khamenei che per Rafssanjani che per il movimento.
Eminenza grigia Ayatollah Hascemi Rafssanjani, a nostro parere è il vero sostenitore del regime, poiche la sua alleanza con i moderati( Khatami e Muossavi), rende momentaneamente calma la situazione.
Quale è il nostro compito all’estero:
A causa dei “filtri tecnologici” forniti da esperti occidentali pagati dal regime( i sindacati unitari presenti dovrebbero tramite le loro segreterie nazionali, contattare i sindacati delle aziende coinvolte affinché revochino il contratto in essere con l’Iran), dobbiamo intensificare ulteriormente le nostre attività di controinformazione, proteggendo i manifestanti. A tale scopo è necessario istituire un coordinamento internazionale, in loro difesa composto da giuristi, avvocati e giornalisti di diverse nazionalità.
Infine chiediamo alle istituzioni democratiche in Italia:
1. la Sanzione politica contro il regime della Repubblica Islamica dell’Iran
2. la libertà immediata per i prigionieri politici e non alla pena di morte
3. l’invio di una commissione particolare dell’ONU, in Iran per controllare la situazione dei prigionieri nei luoghi di detenzione
4. la condanna dell’Ayatollah Alì Khamenei in un tribunale internazionale per i crimini commessi contro l’umanità
Intervento alla manifestazione di Padova, 16 Luglio 2009
Unione per la democrazia – Italia (Regione Veneto)