In tanti a Roma per Emergency


La redazione


Decine di migliaia, arrivati da ogni parte d’Italia. In piazza anche la grande bandiera della Tavola della pace. Gino Strada:”È una manifestazione di solidarietà e di testimonianza di chi sceglie di stare dalla parte di una organizzazione umanitaria, anziché dalla parte di chi con la violenza chiude ospedali”.


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In tanti a Roma per Emergency

Si è conclusa la manifestazione, sulle note di “Il mio nome è mai più”, in sostegno di Emergency. Gli organizzatori, nonostante la piazza fosse aperta al traffico, hanno contato ben 50mila partecipanti. Neanche il tempo brutto ha fermato chi voleva dare la proria solidarietà a una organizzazione di cui «andar fieri». È questa la frase più ripetuta dai partecipanti e dagli amici saliti sul palco per un breve discorso. Oltre al presidente e al fondatore di Emergency Gino Strada dovrebbero prendere la parola tra gli altri alcuni artisti: Diego Cugia, Moni Ovadia, Lella Costa, Vauro Senesi. Molto seguite le esibizioni musicali: Niccolò Fabi, Fiorella Mannoia, Daniele Silvestri.

La diretta:

Si chiude sulle note di “Il mio nome è mai più”

Si è conclusa in piazza S.Giovanni, a Roma, la manifestazione organizzata da Emergency a sostegno dei tre operatori arrestati in Afghanistan. La folla sta ora lasciando la piazza ordinatamente sulle note, diffuse dal palco, di “Il mio nome è mai più”, la canzone pacifista interpretata da Jovanotti, Ligabue e Piero Pelù.

Fiorella Mannoia canta: “Clandestino” di Manu Chao

Nonostante il tempo incerto e qualche goccia di pioggia, molte migliaia di persone hanno assistito all'evento, secondo gli organizzatori sarebbero 50mila. Prima delle ultime parole pronunciate dal fondatore di Emergency, Gino Strada, si è esibita la cantante Fiorella Mannoia che ha dedicato all'organizzazione umanitaria una versione riveduta e corretta di “Clandestino”, successo mondiale di Manu Chao. «Ho poche certezze nella vita una di queste è l'integrità morale di Gino Strada», ha detto l'artista salutata da un boato dei presenti. Prendendo la parola per ringraziare ospiti e manifestanti, Strada si è detto fiducioso «nel lavoro che Emergency farà nei prossimi giorni insieme con le Nazioni unite». Senza citare l'impegno delle autorità governative italiane, Strada ha espresso la convinzione che la collaborazione tra Emergency e l'Onu «possa portare alla liberazione dei nostri amici e compagni di lavoro». Poi ha lanciato un appello: «Appendiamo degli stracci bianchi alle nostre finestre per dire che non vogliamo la guerra, il terrorismo e la violenza». La piazza ha salutato le sue parole con il coro 'liberi, liberì, riferito a Matteo Pagani, Marco Garatti, Matteo Dall'Aira, le cui gigantografie campeggiano ai lati del palco di piazza San Giovanni, sul modello delle gigantografie esposte in altri luoghi pubblici in occasione del sequestro di altri connazionali nei teatri di guerra. Commentando con i giornalisti il successo dell'iniziativa, la figlia di Gino Strada, Cecilia Strada, oggi presidente di Emergency, ha detto: «I cittadini hanno aderito così numerosi perché si sono fatti un'idea di quello che sta succedendo. Questa mobilitazione non è una cosa da poco come non lo è la solidarietà che abbiamo ricevuto nei giorni scorsi, dovuta alla trasparenza e alla professionalità del nostro lavoro».

Giuliana Sgrena: «Nella vicenda Emergency rivivo il mio sequestro»

«È un momento molto difficile per me, sembra di tornare indietro di cinque anni. Vedendo sul palco i ritratti dei tre giovani trattenuti in Afghanistan mi sembra di vedere il mio». Lo sottolinea Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto sequestrata in Afghanistan nel 2005 e liberata dai servizi di sicurezza italiani nell'operazione in cui fu ucciso Nicola Calipari. «È doloroso, so cosa vuol dire essere ostaggio e non sapere cosa vogliono da te. Spero che arrivi loro la forza e l'energia di questa giornata, io lo percepivo quando ero sotto sequestro e avevo la netta sensazione che la gente facesse qualcosa per liberarmi. L'attacco all'ospedale di Lashkar Gah -rileva a margine della manifestazione di Emergency a Piazza San Giovanni- secondo me è stato premeditato e calcolato: “Non si vogliono testimoni o osservatori internazionali che possano raccontare gli orrori di chi fa la guerra”».

Moni Ovadia: «Un altro governo avrebbe agito diversamente»

Moni Ovadia: «Non so cosa stia facendo il nostro governo, ma un altro governo avrebbe agito diversamente, dimostrandosi fiero del proprio paese e avrebbe alzato subito la voce». Moni Ovadia ha condannato il governo italiano per «non aver fatto fuoco e fiamme contro gli inglesi che sono entrati in un ospedale italiano. Fosse successo il contrario – ha aggiunto Ovadia – la regina Vittoria sarebbe uscita dalla tomba. È un atto di disprezzo averlo fatto senza informare l'Italia, disprezzo causato dall'immagine del nostro paese danneggiata dall'azione del nostro governo». Secondo l'artista in questa circostanza l'Italia «ha fatto una figura meschina». Ha quindi definito veri italiani quelli di Emergency, mentre «anti-italiani» quelli che sono andati nella direzione opposta.

Cecilia Strada: «Li vogliamo subito liberi e innocenti»

«Li vogliamo liberi subito. Ma devono tornare liberi e innocenti. Non accetteremo che resti la minima ombra sul loro operato»: così Cecilia Strada, figlia di Gino e presidente di Emergency, nel suo intervento dal palco della manifestazion. «Non deve passare – ha aggiunto – il messaggio che sono stati cacciati dall'Afghanistan o che c'è stata una soluzione politica, non deve restare la minima ombra. Devono tornare da liberi e innocenti». Cecilia Strada ha quindi sottolineato che «la vera forza di Emergency sono i cittadini. Non avevamo dubbi che saremmo stati sommersi oggi da cittadini che non sono ignoranti o stupidi, che non si fanno infinocchiare da ciò che leggono sui giornali ma hanno le loro opinioni». La figlia di Gino Strada ha poi letto un messaggio inviato dall'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, ed ha annunciato che anche a Boston, di fronte al Mit, è in programma una manifestazione a favore di Emergency.

Volontari si incatenano: «Anche noi abbiamo confessato»

Un gruppo di volontari di Emergency si è simbolicamente incatenato. «Anche noi abbiamo confessato – spiega Peppe, che è arrivato a Roma da Napoli insieme con un gruppo di volontari – quelle accuse sono solo una bufala, tanto è vero che volevamo portare in piazza le mozzarelle». Peppe ha spiegato di essere iscritto ad Emergency dal '94 «e quindi conosco tutti, anche i tre arrestati. A parte le loro storia posso assicurare che sono persone che lavorano 26 ore al giorno: ciò che è successo è stato un vero atto di follia». Un altro operatore è molto critico nei confronti del governo: «Un governo sano – ha spiegato – prima porta a casa i suoi e poi ragiona». E sono tanti attorno a loro i cartelli che contestano la condotta dell'Esecutivo: “Emergency unico orgoglio nazionale”, “Io sono per la pace” e “Tre gradi di giudizio per giudicare un politico, un minuto per distruggere Gino”. Un altro cartello contesta invece la politica estera del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che viene definito “Nobel per la guerra”. Alla manifestazione è presente anche alcuni aderenti al movimento del «Popolo Viola» che espongono uno striscione: «Il Popolo c'è – liberi subito».

Karzai: inchiesta chiara e trasparente

L'inchiesta sulle accuse agli operatori dell'ospedale di Emergency sarà «chiara e trasparente». Lo ha assicurato, in un comunicato, il presidente afghano Hamid Karzai. Domani il caso degli operatori sanitari italiani arrestati sarà all'ordine del giorno del Consiglio di sicurezza del paese.

Gino Strada: «Gioco sporco e complesso»

Dietro la vicenda in Afghanistan «credo ci sia un gioco sporco e complesso, del quale noi non facciamo parte». Gino Strada ne è convinto e lo ha ribadito appena giunto alla manifestazione che a breve partirà a Piazza San Giovanni, a Roma. Il fondatore di Emergency ha chiesto che la Ong sia «lasciata fuori dai giochi sporchi della politica e della guerra, e che gli operatori siano liberi di fare il loro mestiere, e che i nostri colleghi e amici vengano rilasciati immediatamente». Emergency in queste ore sta lavorando con gli afghani, ha spiegato Strada, «per arrivare ad una soluzione. Nella Valle del Panshir, dove ancora non c'è internet, ben 11mila persone si sono recate a piedi all'ospedale di Emergency per firmare l'appello a favore della liberazione dei nostri colleghi. E questo credo dica meglio di ogni altra cosa il rispetto che c'è in Afghanistan per la nostra organizzazione». Strada ha quindi ammesso che il lavoro dei medici di Emergency in quelle terre è «scomodo per chi dice che sta facendo guerra al terrorismo, quando poi questo si traduce nel massacrare bambini di cinque anni».

Piazza San Giovanni piena per Emergency. Migliaia, decine di migliaia le persone a sostegno della Ong. Sconsiderata la scelta di lasciare aperto il traffico nelle strade che costeggiano la piazza. Ma la manifestazione va avanti. Gente comune, artisti, politici. Tutti, o quasi con un piccolo straccio bianco e il simbolo di Emergency per rispondere all'invito di Gino Strada. Tanti i ragazzi in piazza, molti accompagnati dai loro cani. Molti anche i manifestanti con i capelli bianchi, poi famiglie intere. Marta ha ventidue anni e ha partecipato a iniziative di Emergency in Italia e all'estero: «È come se avessero rapito un mio parente…».

Alcune migliaia di manifestanti sono già radunati in piazza San Giovanni. Secondo il programma dell'iniziativa diffuso dagli organizzatori, dal palco oltre dal presidente e fondatore di Emergency Gino Strada dovrebbero prendere la parola tra gli altri alcuni artisti: Diego Cugia, Moni Ovadia, Lella Costa, Vauro Senesi. Previste anche alcune esibizioni musicali: Niccolò Fabi, Fiorella Mannoia, Daniele Silvestri. In piazza verranno anche illustrati dal palco i progetti che Emergency ha realizzato in Afghanistan. In piazza è appena giunto anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani.

«Non è una manifestazione contro nessuno», ha spiegato Strada. «È una manifestazione di solidarietà e di testimonianza – spiega il fondatore di Emergency – di chi sceglie di stare dalla parte di una organizzazione umanitaria, anziché dalla parte di chi con la violenza chiude ospedali». La gente sta continuando ad affluire nella grande piazza romana, con le bandiere bianche di Emergency.

18 Aprile 2010

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